Don Camillo
martedì 28 dicembre 2021
Il Ritorno di Don Camillo
Rimining..il piccolo PUG sull’Adriatico che… quando, 10 anni fa, ebbe inizio il regno del Principe, egli si
attorniò di una nutrita corte dei miracoli, dove nani, cortigiane e
ballerine, annunciavano in gran pompa le patacate e le feste
organizzate con maestria dall’apparato e dalla compagnia bella.
Friburgo, hardware and software, il Puntino Adriatico,
Rimining, Felliniland, Gianni e Pinotto, gli Ombrellini e le Sciarpine
del gay pride e soprattutto il Borgo del Ponte delle Boe Luminose,
delle Passerelle, del Parcheggione, dei Rar e soprattutto i ristoranti, fecero
da cornice all’ordine imperativo per tutti: bastamerdainmare e
soprattutto basta cemento (ad eccezione della Fiera del potente
Tutankagnon e delle cooperative della media e grande
distribuzione). Questi slogans ruppero gli zebedei dei riminesi
per anni ed anni e come diceva Goebbels, a forza di dare notizie
anche farlocche prima o poi ci si crede. Il Principe, una volta
distrutto il suo partito e terrorizzato i consiglieri di maggioranza
ed assessori a furia di urli e bestemmie, ben tollerate dalla Curia,
veleggiò tranquillo per due legislature. Cultore di storia egizia
alla quale si era appassionato nel periodo degli studi liceali,
compagno di banco del fido Jamil, intraprese un percorso pan
arabo, che lo vide prima indossare la kefiah nelle assemblee
studentesche e della FGCI, manifestando in favore dell’oppresso
popolo palestinese contro il bieco imperialismo americano, per
poi costruire la lunga marcia nel deserto della politica che
approdò nel suo capolavoro: l’elezione di Sadegholvaad a sindaco
del soglio pontificio di Palazzo Garampi. Ad onor del vero occorre
aggiungere che la smanata opposizione ci ha messo del suo per
far vincere Pahlavi Jamil Sadhegolvaad, ma questa è un’altra
storia. Tuttavia il compito dell’Unto del Principe non si prospetta
né facile, né semplice. Infatti il gregario, cerca piano piano di
costruire il proprio personaggio. Non sfreccia come il suo
mentore in bici o in monopattino, non veste Prada, non mostra il
calzino, non parla continuamente al cellulare come dire: non mi
state a rompere i cojoni che c’ho da fare di meglio che parlare
con voi che non contate un c….
Sadegholvaad è un misto di furbizia araba e tagliatella alla
romagnola, di cattolicesimo democratico, e “gretismo”
dell’accoglienza. In gioventù, assieme a Libero Samuele Zerbini, ha
servito messa al cardinale Ermanno Vichi, quindi la scuola non gli
manca. In più ha servito fedelmente alla corte del principe e
questa non è poca cosa. Già si presenta come uno di noi: va alle
feste parrocchiali, compra lo zucchero filato ai bambini, sorride
alle recite scolastiche. Nella realtà tiene ben salda la rotta
tracciata dal principe sul suo modello di città e lo farà almeno
fino a quando non sarà trovato un posto degno per titolo ed
appannaggio, al suo predecessore. La sindacatura di Pahlavi
Sadegholvaad inizia col PUG. Questo tira una riga su (quasi) tutto
e si mette mano al nuovo Piano regolatore. Certo in questo
momento difficile, come si può ben vedere dalle riprese tv del
consiglio comunale, il sindaco si guarda bene dal partecipare e
soprattutto dal votare le delibere all’ODG… onere e
responsabilità destinate alle giovinette e ai giovanotti che
siedono sui banchi della maggioranza. Si faranno ossa ed
esperienza cammin facendo, mettendo in conto qualche scivolata
sperando di non farsi troppo male. Insomma ragazzi attenzione
ai furbacchioni… questi ne sanno una più del diavolo, ma di
tempo per imparare e maturare ne avrete tanto.