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Letta sembra ripensare al suo veloce addio alla segreteria. Ha inviato una lettera a tutti gli iscritti con il breviario per il prossimo percorso congressuale. Il Tour prevede quattro tappe ed un segretario che si dimette a rate. Non era mai accaduto nel passato, fornitore di sconfitte che dopo pochi giorni dalle sue dimissioni, il segretario alla francese, presentase una lettera d'intenti per "rifondare" il partito democratico. Anche questa non è una novità. In quel partito mescolato occasionalmente con democristianeria e antagonismo sociale, non fanno il tagliando, cambiano la macchina. Sembra un'altra scusa per rimandare la resa dei conti. Piano, piano vedremo attraverso il puntuale e corretto reportage di Repubblica cosa vale il Partito Democratico da solo, senza innesti dell'ultima ora. Un miscuglio che aveva raggiunto livelli scandalosi. Un regime basato sul potere non su identità e visioni comuni. Un miscuglio di attori, comparse e..garantiti. Intanto il gruppo dirigente ormai più folto degli iscritti, discute delle collocazioni di ciascuno, magari utilizzando in parlamento Zingaretti e Letta autori di splendide esibizioni elettorali. Dimenticavo Orlando ministro a tutto. Renzi nel 2018 aveva preso solo il 18%, senza altri partiti infilati all'ultimo momento e venne lapidato risparmiando però la bella Maria Elena. Appare strano che il 19 di Letta venga quasi difeso. Per fortuna c'è (ancora) la Rosy Bindi. massimo lugaresi