La Lega Nord al di sotto del PO e in Romagna in particolare.
Quasi si toccava con mano il crollo che avrebbe avuto la Lega Nord nella consultazione elettorale del 24 e 25 febbraio. Era nell’aria. E ciò è puntualmente avvenuto. Non solo per effetto dello tsunami cinque stelle, capace di spazzare via una marea di piccole sigle elettorali, ma per cause che vanno ricercate altrove. Anzitutto bisogna tornare indietro di un anno ovvero a quando è scoppiato lo scandalo dell’utilizzo dei rimborsi elettorali e dei fondi parlamentari del partito. Bisogna tornare indietro ai Belsito, ai Trota e a tutti coloro che hanno utilizzato i fondi in maniera distorta e truffaldina. In quel periodo gli elettori della Lega si sono resi conto che i paladini della trasparenza e della legalità si erano plasmati con gli altri. E’ stato un duro colpo. Quei fatti hanno colpito profondamente il leghista che si era avvicinato per spazzare via la classe politica disonesta, corrotta e approfittatrice, magari richiamato dai proclami tipo “Roma ladrona” e “padroni a casa nostra”. Dopo quella maledetta primavera, che sicuramente si è lasciata alle spalle almeno un 20/30 % di elettori le cose, con il nuovo corso, sono andate peggio. Nel Luglio 2012 le aspettative dei “barbari sognanti” nostrani si sono infrante contro il “nuovo” della politica maroniana: “Prima il Nord”. Che c’azzecca, come direbbe l’estinto Di Pietro, con l’Umbria, la Toscana, le Marche, la Romagna, storicamente e geograficamente facenti parte del centro? Niente. Ed è per questo e per altri motivi che i leghisti (quelli rimasti) si sono ulteriormente sentiti traditi. Alcuni hanno avuto il coraggio e l’intelligenza di “cambiare aria”, diciamo un 10/20 %, tutti gli altri (oramai pochini a dire la verità), turandosi il naso, fedeli alla bandiera e orgogliosi nonostante tutto della propria identità, hanno deciso di andare avanti. Il pensiero di ognuno di loro era: “ora contiamoci”, “vediamo quale sarà la base dalla quale ripartire”. “Non è la prima volta”, “abbiamo gli anticorpi”. “Sforziamoci mentalmente ed intellettualmente e crediamo nella macroregione alpina (sic!)”. Ma, come si suol dire “le disgrazie non arrivano mai sole”. Infatti, nel dicembre 2012 arriva l’ultima spallata. Ultima, ma non per questo meno importante: la ri, ririalleanza con Berlusconi. E’ stata la cosiddetta goccia che ha fatto traboccare il vaso. Dopo i proclami: ritireremo la nostra delegazione dal Parlamento; non ci presenteremo alle prossime elezioni politiche; mai più con il PDL e con Berlusconi, eccetera eccetera, ecco che da Milano, arriva la notizia: ancora con il PDL. Apriti cielo. Prostituirsi in nome e per conto di un sogno che con il PDL, come la storia ci insegna (vedi devolution e federalismo) è “irrealizzabile”, è troppo anche per i militanti storici i quali a gran voce hanno urlato “non ci stiamo più” ed hanno tirato i remi in barca. Tanti hanno lasciato, altrettanti sicuramente lasceranno. Il carroccio, mai nella sua storia, è stato così vuoto di portatori di testa, pensante s’intende. Poi solo percentuali da prefisso telefonico e rimpianti verso i buoni propositi, le buone idee e tutte quelle cose grazie alle quali in tanti furono sedotti e fatti innamorare. Ora è tutto finito. Per sempre.
Capetamilla 2006
Ps:
in seguito la Lega al di sopra del PO