martedì 2 luglio 2013

Free Burger

Al tempo del movimentismo sessantottotino una battuta feroce affermava che una "risata" ci avrebbe seppellito, al tempo del Free Burger possiamo applaudire gli autori del rap, prima che vengano fagocitati dal Partito di ChiamamiCna. Iniziamo anche quest'anno dai numeri che non sono quelli del pessimo Bilancio di Gnassi, ma quelli insensati nel loro cortilismo delle quattro fotocopie locali. Parlare di cento/duecento mila persone, dieci volte il fatturato storico del Romeo Neri prima che finisse nelle peggiori mani possibili, significa dare altre ragioni ai formidabili autori della canzonetta di legislatura. Gli indigeni, anche agli occhi della VedettaGalli erano la stragrande maggioranza, cittadini della provincia allargata, ma non cancellata. Non potevano superare le 25 mila persone, sempre una marea, non moltiplicata come pani cristiani. Che tipo di festa sia, è tutto da decidere, sembra un misto tra una sagra paesana, dove però mancano le giostre, per non offrire concorrenza alla ruota, con sparate di musica assordante per gli aficionados dei vari locali sindacali. Il quadro è allietato da miserevoli tavoli e panche buttate qua è là, mostrando una decadente organizzazione tesa al business, che per altro non c'è stato. Parlando con chi di queste cose se ne intende, abbiamo intuito che sono tanti quelli che non parteciperanno più in ragione di spese ed incassi che non si equilibrano. Al primo punto c'è l'obolo da versare all'organizzazione, un giovane imprenditore titolare di un Pub, che ha rifiutato la partecipazione, ci ha fatto l'elenco. Si parte con 8.000 euro a cui vanno aggiunte le spese di affitto della barca, 500/1000 euro, personale per organizzazione e gestione comporta un costo medio dai mille ai duemila euro, gli artisti almeno altri mille, un insieme di spese generali, compresi gli allestimenti scenografici costano un'altro migliaio di euro. Fatti i conti, ci diceva il giovane gestore, ai quali vanno aggiunti i prodotti, per rientrare delle spese devi vendere mediamente mille bicchieri di birra all'ora. Cosa impossibile anche perchè se l'anno passato si contavano, compresi i locali esistenti, una ventina di punti vendita, quest'anno tra piccoli e grandi, erano forse più di una cinquantina. Fra l'altro la festa svuota tutti gli altri locali di Rimini, ci sarebbe da considerare anche il mancato guadagno di un sabato in piena estate. Fatte queste considerazioni economiche, o trovi il solito grande sponsor che non esiste più per il crollo del mattone e varianti collegate o il Comune aumenta il suo badget  che dicono attorno ai 30/40 mila euro, naturalmente decuplicato per la marea di servizi pubblici offerti. Terminato un sintetico elenco, possiamo aggiungere anche qualche domanda culturale(?). Cosa c'entra questo evento con l'affermazione di una Città Dolce, della quale il Sindaco dopo Free Burger ama promettere le sembianze. Usando il colore della comica pantera, Gnassi ha pensato di creare il suo personaggio, poco somigliante ad un Primo Cittadino molto ad un DJ. Insomma se non bevi dieci birre non rientri nei parametri della spesa, mascherare l'happening con il concerto di musica classica all'alba è mera ipocrisia. Non si fanno nozze con i fichi secchi e senza fogne, ne il soffocamento da folla o morti da sballo sono avvenuti a.... Viserbella. Se poi l'inizio dell'estate lo si vuole calendarizzare con questa festa, significa che anche giugno è fottuto.

P.S.
La Rinaldis ha visto una impennata delle presenze? Noi solo dei furti.