Ci sono giorni che guardandoti indietro pensi di aver fatto un po’ di strada, ma poi guardi avanti e ti accorgi che non hai fatto nulla. Il mondo è ancora lì, intonso, forse peggio di come te l’hanno consegnato, con i suoi pochi pregi e i suoi innumerevoli difetti. Sì, ti dici, sei stato pressoché inutile.
Ci sono persone invece a cui è stato consegnato un mondo a pezzi. Hanno lottato. Ne hanno consegnato uno libero alle generazioni future… anche se poi non è durato quanto avrebbe dovuto. Ne sono consapevole, come sono consapevole che oggi la maggior parte delle opinioni si basano sulla ricerca della conferma di se stesse, ma quasi mai sull’esperienza. In questi ultimi due giorni sono stato con Tommy a trovare una persona che ogni volta mi insegna qualcosa, ma non lo fa con intento pedagogico, semplicemente lo trasmette. Si chiama Lorena, è stata una Partigiana militante nelle Brigate Comuniste a Bologna ed ha dalla sua opinioni forgiate dalla Storia.
L’invito a passare qualche ora da lei è arrivato perchè tempo fa scrissi di un’emozione che mi aveva provocato un suo discorso, in occasione delle ormai lontane Parlamentarie. A quanto pare l’emozione era stata reciproca perchè ha voluto che le firmassi quel pensiero. Il regalo, comunque, ancora una volta lo ha fatto lei a me.
Come dicevo sopra, sono stati necessari due giorni per completare la visita. Lorena racconta, lo sa fare e le piace farlo. Per me si tratta di un’esperienza che trascende il piano della realtà in cui vivo, comunicandomi cosa possono fare le persone se crescono in regime di privazione, proprio per questo follemente attaccate ad un ideale di libertà. A dire la verità la prima volta mi sono talmente perso che, pur avendo la macchina fotografica, portata per rubare un ricordo, non ho fatto nemmeno uno scatto. E’ stato un peccato poiché per un attimo mi è sembrato di essere a colloquio con un quadro del Caravaggio. Nessuno aveva acceso le luci di casa, ne alcuno aveva sentito la necessità di farlo. La sola luce entrava dalla finestra del soggiorno dove siamo stati accolti. Provate a costruire mentalmente quest’immagine. Ogni mobile è una libreria. Alle pareti quadri a olio e ritagli di giornale sul TRC. Sulla tavola “Collusi” di Di Mattero. Il viso dell’ottantottenne Lorena in luce nella sua parte sinistra, completamente al buio nella sua parte destra. Una mano a battere sul tavolo il ritmo dei suoi ricordi e lo sguardo fisso proprio là, nel suo passato.
“Ricordo noi straccioni affamati entrare in Piazza Maggiore il 25 aprile. Quel giorno abbiamo deposto le armi e consegnato un’Italia libera dai Nazisti alle generazioni future. In Piazza c’erano tutti, c’erano anche i Monarchici, ma non importava quello che in cui credevi, gli unici nemici erano i Fascisti e i Nazisti”.
004Descritta con la semplicità che la verità sempre possiede, un’eredità storica enorme, di cui pochi si rendono conto oggi. Lorena è così. Ha la benedizione di un pensiero estremamente lucido e quando racconta torna la sedicenne che svolgeva le missioni affidatele dalle Brigate, in mezzo ad una Bologna distrutta dove anche chi era presumibilmente un amico, gli Alleati, non lesinava nel bombardati la casa. Una caparbia studentessa di Liceo, sebbene la classe sociale non la favorisse in questo, che rischiava la vita ogni giorno con i libri di scuola pieni di ciclostili incitanti alla sollevazione popolare.
Lorena è ancora così. Lo sanno bene i sindaci di Riccione con cui cerca il confronto da quando ci abita, lo sanno le prostitute del quartiere, lo sanno gli orientali che tengono aperto un improbabile spaccio di alcol facendo finta di fare fruttivendoli fino alle tre e mezza di notte. A Lorena un mondo così, con ragazzi sempre più giovani che d’estate vede a terra ubriachi e drogati, fa male… molti che conosceva sono morti per garantire qualcosa di diverso. E allora ha bisogno di sentirsi parte di qualcosa, di una nuova battaglia, ha bisogno di ispirare quell’istinto di sopravvivenza democratica che sembra ormai sopito. Alla fine della seconda visita, tra torta salata e cedrata, ci fa anche il dono di rivelarsi vulnerabile, dicendoci che questa nostra chiacchierata le ha fatto bene all’animo. Io e Tommy, fingiamo di essere stati utili. In realtà siamo stati più che altro ad ascoltare, ma… alla donna che ha chiesto a Berlinguer di togliersi le dita dal naso non è che gliene puoi raccontare troppe.
P.S.
“Noi non conoscevamo nulla della politica, sapevamo solo di avere un nemico” [Lorena Armaroli]
@DadoCardone Citizen