giovedì 10 novembre 2016

Whores Area

Rimini è la città degli anelli. Abbiamo quello delle piazze, vuote e desolate, delle (pressappoco) ciclabili e … quello del degrado; mai inaugurato ufficialmente con tagli di nastri, ma sempre vivo e vegeto. Tralasciando i marciapiedi dissestati e le strade rattoppate, le bottiglie vuote sparse per il Centro e la presenza di minzioni sui muri di quella zona, e gli episodi di criminalità, un altro elemento, seppure antico, completa il triste quadretto. Mentre le testate giornalistiche locali riportano i grandi trionfi della lotta alla prostituzione riminese, nella zona della Chiesa di San Nicolò e attigue vie il fenomeno agisce e prospera indisturbato, e vede i residenti esasperati e indifesi. Viene quindi da chiedersi se quell’area fa parte della città che (dice) di ottenere quei risultati, oppure faccia parte di una zona franca o extraterritoriale. Non occorre effettuare tante indagini per capire dove avviene il mercimonio, è lì sotto gli occhi di tutti, e specialmente di chi è costretto a passare per quei luoghi nelle ore serali. La capacità di amministrare una città, si vede da come ci si pone di fronte a questi problemi che attengono alla quotidianità; ci vorrebbe poco. Ma qui sembra tutto assai difficile, mentre è estremamente più facile riuscire a nascondere questi problemi ai cittadini, stordendoli continuamente con la fragorosa macchina pubblicitaria istituzionale. Poi, ogni tanto, qualche quotidiano ne dà un flebile cenno destinato a spegnersi il giorno successivo, magari, travolto dalla notizia di qualche piazza sull’acqua o analoghe amenità. Neppure le opposizioni risultano refrattarie a questo trattamento, tanto che appaiono inermi spettatrici, di questa attività che al contrario di quelle commerciali tiene ancora. Forse perché non è esercitata in isola pedonale, e che non risente dei parcheggi a pagamento. 
S. DE VITA
P.S.: Scusate l’”inglesismo”, ma sono anch’io rimasto vittima del vezzo sindacale.