E quindi siamo proprio arrivati al punto del non ritorno. Il Nazareno questa volta dovrà proprio fare un vero miracolo per salvare la sua fascia tricolore e restare lì dove ancora è. A suonargli la campanella dell’ultimo giro è stata la larghissima parte della sua maggioranza, tutti meno che due, che compatta con voto palese gli ha formalmente imposto di non portare in Consiglio Comunale alcuna delibera o ordine del giorno che provi minimamente a ratificare quanto è andato concordando al tavolo del Comitato di coordinamento sul TRC. Nel caso volesse farlo, verrebbe immediatamente sfiduciato. Nessuna possibilità quindi di trovare un compromesso o una via d’uscita. Il diktat perentorio che il Nazareno ha ricevuto è quello di andare a Rimini è dire chiaro e tondo che Riccione scende dal TRC. Nessuna altra opzione è data. Non ci sono modifiche al tracciato o limite al finanziamento che tengano. Si scende e basta. Unica possibile labilissima apertura quella di ridefinire in modo radicale e assolutamente innovativo la parte di tracciato o per meglio dire le modalità di ingresso dell’opera nel territorio di Riccione. Sembra quindi che questa volta si voglia fare sul serio. Soprattutto dopo aver dato uno sguardo più approfondito alla relazione dell’avv. Passalacqua. Ci sono alcuni passaggi della relazione che lasciano alquanto interdetti e che non mancheranno di creare qualche grattacapo. Sembra infatti che in tutta la procedura di sottoscrizione dell’Accordo di programma qualcosa non sia stata fatta come si doveva. Sembra che alla ratifica dell’accordo di programma che lega Riccione alla realizzazione del TRC manchi un passaggio fondamentale che ne legittimi la piena regolarità. Mancherebbe l’approvazione da parte del Consiglio Comunale. Sembra, ripeto, che l’accordo di programma siglato tra le parti non sia stato approvato dal Consiglio Comunale di Riccione. A farlo è stata solo la Giunta Imola, ormai a fine mandato, appena quattro giorni prima delle Elezioni Comunali che hanno visto la vittoria del Nazareno. Fuori tempo massimo, insomma. Formalità insufficiente che sarebbe in forte contrasto con quanto prevede il TUEL. Insufficienza che potrebbe renderlo di fatto nullo. Perché quell’accordo avrebbe dovuto essere approvato dal Consiglio Comunale per essere valido e legittimo. Non basta sembra che vi sia un’altra grave carenza burocratico-amministrativa che l’avv. Passalacqua ha fatto emergere nella sua relazione. Sempre secondo quanto dispone il TUEL, un’opera pubblica deve rispondere agli indirizzi di pubblica utilità. Un’opera si fa se serve alla comunità. Ma la legge pone un limite temporale. Dice che se i lavori dell’opera non hanno inizio entro i tre anni dalla sua approvazione, l’opera non riveste più l’interesse pubblico, decade, e va per questo ridefinita sia nella sua specificità che nella sua disponibilità. Bene, qualcuno ricorderà come l’estate scorsa in città tutti si domandavano come mai in piena estate, era il 18 agosto, all’Ambio, sono stati attaccati i cartelli di inizio lavori del TRC. Senza per altro smuovere neanche una zolla. Era per questo. Qualche zelante dirigente si era accorto della data di scadenza dei tre anni, e AM è corsa ai ripari. Peccato, dice l’avv. Passalacqua, che quel cartello di inizio lavori è stato affisso a tempo scaduto. Avrebbero dovuto farlo un mese prima. I tre anni erano scaduti il 18 luglio 2012. Per cui era venuto meno l’interesse pubblico. Anomalia che naturalmente se non denunciata non avrebbe fatto alcun danno. Non basta, ancora. C’è qualcosa di strano che non capisco. Come abbiamo letto sui giornali e come ha dichiarato ai quattro venti, il Nazareno ha detto che si sarebbe battuto come un leone per fermare il TRC. E’ andato al tavolo del Comitato di coordinamento per farlo. Ma queste due forti argomentazioni che di fatto, insieme alla probabile illegittimità dell’approvazione dello Statuto dell’AM, (anche esso sembrerebbe non sia passato all’approvazione del Consiglio comunale di Riccione), che sono state ritenute dall’avv Passalacqua elementi atti e sufficienti alla disdetta unilaterale dell’accordo, il Nazareno non li avrebbe tirati fuori. Mi dicono i bene informati che non ne avrebbe fatto proprio cenno. Perché? Resta adesso solo da attendere cosa il Nazareno deciderà. Sfidare la sua maggioranza che di fatto gli ha mandato un avviso di sfiducia o andare a Rimini e salutare la compagnia? C’è una terza ipotesi. Ma quella sta nella presa d’atto e nella dignità di un politico.
alberto nardelli