mercoledì 18 giugno 2025

Non c'è due senza tre

Ecco la terza guerra, con possibili variazioni nucleari. Quello permesso a Netan, il liquidatore e liberatore di spazi per ingigantire le colonie israeliane, è la fotocopia della lunga guerra in Ucraina. Gli States, dopo avere abbandonato, per eccessiva concorrenza, il ruolo di Gendarmi nel Mondo, si ritirano nei larghi confini ed agiscono solo come procuratori. Hanno ingaggiato, dopo averlo rivestito con dollari, armi ed intelligences, un comico ucraino, per combattere contro un invasore che minacciava (inascoltato) da sette anni. Ghiotta occasione per allargare l'abbraccio (difensivo) della Nato. Intanto le coalizioni mondiali sono cambiate e la Cina sembra primeggiare. Il virus fuggito è stato mortale, ma ha foraggiato i presunti salvatori. Siamo in attesa della famosa bomba e la fine della nostra storia. Linkiesta si preoccupa della tragicomica situazione del partito radical chic che premia Netan ed i gay pride. Un preoccupante uso e consumo del campo largo. Però organizzano un altro corteo contro la guerra, un altro dramma, un’altra ambiguità, così Mario Lavia liquida l'atteggiamento ondivago e balbettante dei Dem. A dire il vero è quello di quasi tutta la nostra politica, sempre meno importante. Donaldone primeggia nel G7, insultando gli avversari ed auspicando la partecipazione di Putin al consesso. L'Europa è nell'angolo, in attesa del conteggio arbitrale. Il Partito democratico condanna Israele e un po’ anche l’Iran, sostiene Kyjiv ma senza le armi, e non prende le distanze dalla manifestazione dei suoi alleati antagonisti del 21, anzi manderà qualcuno. Rimane la "stranezza" che la confusione regnante lo porti ad un costante aumento di voti. Se continuano guerre e stragi, torna al governo, secondo Repubblica. 
massimo lugaresi

martedì 17 giugno 2025

Renzi oTaiani ?

Renzi vuole imitare Forza Italia, ma Conte non è Salvini e Schlein non è Meloni, Così scrive su Linkiesta Marco Taradash, giornalista del campo (ristretto) radicale che omaggia la corrente di Davos e fiancheggia la componente riformista del Pd. E' all'opposizione, non dichiarata, della segretaria con ditino. Scrive che il leader grillino e soprattutto il movimento non sono biodegradabili in una grande coalizione e il Pd è diventato un partito neoberlingueriano (?) troppo minoritario per governare. Non ho capito cosa significhi la qualifica, capisco e condivido l'affermazione che vede la Meloni tranquilla. Allora usa il Corrierone che spiega la prossima avventura di Matteo Renzi: la nascita di una tenda riformista che ospita profili civici per raggiungere il sei/sette per cento, sperando di essere decisivo alle prossime elezioni politiche, nucleare permettendo. L'ex premier piddino, tra un consiglio arabo ed una brusca virata, tenta inutilmente di ritornare decisivo al centro. Il giornalista, liberale e radicale, afferma di aver sentito gli applausi dei senatori democratici. Inondato dalle sentenze, mi permetto di affermare che il grillismo non è nato per una coalizione. Vota ed usa la convenienza. Non mi sembra la strada indicata da Renzi, collide anche con il famoso ditino puntato.
massimo lugaresi

lunedì 16 giugno 2025

Perchè?

La propaganda democratica, divisa ed abbacchiata, si muove rilevando difetti, errori e soprattutto il moderno fascismo. Mai un ripensamento, con uno sguardo sincero sulla sua situazione. Hanno ancora l'aiuto dei giornaloni che, assieme, non arrivano alle tiratura dell'Unità di una volta. L'altro problema è la presenza ingombrante di Trump. Spesso fa e disfa le cose promesse. Il clima americano è volutamente torrido. I dem stellati non hanno personaggi da contrapporre. Obama è quasi sparito e non trovano nemmeno un ex premier come Bersani. Trump non può abbandonare Israele, mentre una fetta consistente repubblicana vuole isolarsi. Teheran, grande alleato di Russia e Cina, può diventare, a parti invertite, l'Ucraina che fa paura. L'attacco di Netan ha goduto del forte sostegno degli States. Finchè c'è guerra rimane al potere. L'Europa è scomparsa, mentre Trump continua l'opera di disboscamento democratico dai poteri americani. Tocca al presidente della Federal Reserve. Negli Stati Uniti (?) il partito repubblicano si spacca sul possibile coinvolgimento in Medio Oriente. Da una parte, i conservatori isolazionisti, temono che Israele possa trascinare gli Stati Uniti in guerra. Dall'altra parte ci sono i falchi dell'Iran e i sostenitori di Israele che invocano da anni un attacco israeliano come quello in atto.Trump ha giocato gran parte della sua campagna elettorale, proponendosi come un 'presidente di pace', ma i recenti sviluppi in Ucraina e con Israele, mostrano le difficoltà degli sforzi diplomatici di Donaldone. Aveva promesso di mettere fine, in tempi stretti alle guerre in Ucraina e Gaza, mentre si ritrova la terza guerra, molto più nucleare delle altre.
massimo lugaresi

domenica 15 giugno 2025

Intoccabile

Linkiesta è vicina e sodale a Netan. L'attacco israeliano viene premiato e giustificato subito con una probabile (?) crisi di regime degli ayatollah, mentre l'offensiva ha prodotto (mirabilmente) solo accurate uccisioni dei capi pasdaran. I morti "normali" non sono nel conteggio. Propaganda già usata con successo in Ucraina. Quale sarà la reazione iraniana? Lo vediamo già questa mattina. Cosa userà per pareggiare la potenza israeliana, sostenuta, apertamente, da tutto l'occidente ed anche dal furioso Donaldone? A proposito: è entrato nel novero del moderno fascismo, eletto democraticamente. Povera sinistra in che mani e ditino sei finita! All'Intoccabile Netan è tutto concesso, permesso, perfino giustificato. Il tirare la corda oltre il lecito è un giochino che finora è riuscito. La pulizia etnica è agli sgoccioli, la Striscia è liberata, Cisgiordania quasi, ma i coloni che mantengono in vita il governo bellico, hanno lanciato bandi per l'ampliamento territoriale. Quali sono i mezzi e le vittime non è problema loro. Facebook ha già minacciato (5 volte) il mio account. Ognuno bombarda come può. Iran con la Cina e Israele con la Ursula, si preparano. 
massimo lugaresi

sabato 14 giugno 2025

Un Altra Guerra

Populismo sindacale. La Cgil di Landini è un metapartito a immagine e somiglianza del suo leader, questo l'incipit mattutino di Mario Lavia su Linkiesta. Continua la guerra all'interno del Pd contro il sindacalismo fine settimana. Sconfitta bruciante sul più politico dei referendum abrogativi di leggi, totalmente renziane. Nella raccolta dei cocci si leggono pentimenti e rabbia contro Landini, tutor della Schlein. La penna sottile di Linkiesta, sostiene l'Europa nella versione Davos e Netan nella sanguinosa pulizia di Gaza. Nel Pd esiste una corrente simile che combatte l'antagonismo della segretaria. Precipitati all'opposizione, problemi e rimorsi si sono ingigantiti. Il Pd è un partito nato per il potere, spesso non importa con chi. E' il frutto di diverse provenienze, alcune nemiche, altre altissimamente radical chic che non si sposano con i resti del partito dei lavoratori. Il precario matrimonio per interessi elettorali con i grillini è stata l'operazione più pericolosa. Per mantenerlo vivo sei costretto a cedere sulle candidature, provocando interni dissidi. Netan il pupillo di tanti democratici sta terminando le pulizie etniche più urgenti e si prepara per la prossima. Forse ci siamo per una guerra più nucleare. 
massimo lugaresi

venerdì 13 giugno 2025

La Rivincita

Le vignette di Osho dicono tutto sulla situazione di questo Pd, nel ditino della Schlein. La prossima partita elettorale vede e prevede un quattro a uno per i dem. Sufficiente per assorbire la batosta referendaria, con il quesito sulla cittadinanza che sbugiarda anni di propaganda. Q
uattro a uno alle regionali per dimenticare l’autogol del referendum. La segretaria (ancora) del Partito democratico, tenta di rilanciare il campo largo, puntando a una vittoria simbolica in Toscana, Campania, Puglia e Marche. «E mo’ che famo?», dice Maurizio Landini a Elly Schlein. E lei: «E mo’ riattaccamo cor fascismo». È una vignetta di Osho. Ed è abbastanza così. Aspettando il grande caldo che tutto sopisce, la segretaria del Pd ha il problema di tenere su il partito, magari inventandosi qualcosa per una nuova estate militante, in vista delle regionali, vere elezioni di midterm, che già considerano un’ottima pietanza ricostituente per partire con l’ennesimo tentativo di spallata al governo. Il piano è noto: vincere in quattro regioni, Toscana, Campania, Puglia e Marche, strappando quest’ultima alla destra. In questa regione, il Partito democratico è estremamente fiducioso nella vittoria di Matteo Ricci, oggi europarlamentare ed ex sindaco di Pesaro, contro il meloniano Francesco Acquaroli, la cui gestione, a quanto pare, non è stata brillantissima. Quanto al Veneto, si sa, è roba (molta) della destra. Lo scontro si sposta sul terzo mandato, giovevole alternativamente ai due schieramenti. L'ultima parola spetta alla Corte Costituzionale. I grillini gongolano, non pensavano di venire premiati dai loro antichi nemici. 
massimo lugaresi

giovedì 12 giugno 2025

In Cauda (poco) Venenum

Aspettavo curiosamente, come Dagospia avrebbe incassato, stravolgendola, la perfetta sconfitta del Pd e Campo Largo. Hanno usato il solito schema per le brutte notizie: nasconderle in fondo al blog. Questa è però brutta, talmente evidente che non basta usare la consumata parodia del cavaliere caduto che dice, tanto dovevo scendere. La reazione dei compagni che convivono, alcuni agiatamente, in quel partito largo, ha confermato la dannosità dell'ennesima scelta di Prodi. Allargare i confini della sinistra, inserendo i grillini è un facile corner per gettare palla e scheda, ma può servire per eleggere qualche raccomandato. Rimane un favore ai veri nemici, destinati a sparire. Cosa succederà al Pd, spostato giustamente vicino al Circo Massimo? I Dagospini condividono all'ultimo posto del blog, un articolo de La Stampa, nemmeno cattivo. Quella del centrosinistra e soprattutto della cigielle fine settimanale, resta una meritata sconfitta e tentare con un "mancava poco" di trasformarla nella mezza vittoria è roba da Schlein. La Ducetta fingendo buonismo, non ha ancora aperto bocca, può delegare anche La Russa.
massimo lugaresi