In poche parole.
La più consistente scoperta che ho fatto a 41 anni è che i problemi di Jack Gambardella non posso essere più lontani dai miei. Con questo non voglio dire che non sia lecito rappresentarli, ma attualmente ritengo bisognerebbe essere più preoccupati per altre questioni.
La verità, non che io ne sia depositario, ma solo perché evidente, è che il mondo sta andando male. Quando parlo di mondo intendo noi esseri umani, non certo il pianeta. Lei, la terra, ogni tanto si da una scossa e ricomincia tutto d’accapo. Lo ha già fatto diverse volte e lo rifarà.
La breve parentesi umana è qualcosa di molto vicino al vero significato dell’inutilità. Sulla terra ci sono, persona più, persona meno, 6 miliardi e mezzo di abitanti. Un terzo di questi vive al di sopra delle proprie esigenze e sta esaurendo le disponibilità del pianeta. I restanti due terzi vivono in povertà, ma ambiscono a diventare anche loro come la minoranza.
E’un discorso sul consumismo? No. E’ un questione di pratica e pragmatica. Mentre ci affanniamo a sbarcare il lunario, mentre cerchiamo le persone giuste che rappresentino le nostre aumentate esigenze, mentre ci ostiniamo a raggiungere cose che non ci servono, non ci accorgiamo della deriva di ciò che perseguiamo. Ve le immaginate la Cina, l’India e L’Africa che si adeguano al nostro modello di sviluppo? Miliardi di persone con tre macchine a famiglia, perché produrre automobili da lavoro. Sembra ieri che guardavamo con meraviglia il nostro pollice opponibile e guarda un po’ dove ce lo siamo infilati.
Di soluzioni ce ne sono innumerevoli. Dalla compassione buddista al recupero del senso di Comunità, inteso come gruppo di persone che condivide risorse e non piani industriali, le possibilità di redenzione sembrano colpire di tanto in tanto la consapevolezza di qualcuno… salvo poi ritrovarsi indistinguibili dal resto a causa della mancanza di un filtro culturale.
Se un Presidente del Consiglio, eletto in un Talent Show, si trova nella stessa scatola delle soluzioni con il riciclo totale del rifiuto e finisce pure per eclissarlo.. beh il filtro è decisamente rotto. La cultura è il grande assente di questo inizio millennio. E’ cultura che segue e rappresenta, proprio come il film di Sorrentino, non cultura che guida e da l’esempio.
Dunque caro Gambardella, con tutto il rispetto per la tua crisi esistenziale, da cui puoi anche pigramente permetterti di non uscire perché vivi nell’agio, avrei preferito che l’Oscar fosse andato ad un film lontano dal culto della personalità, che restituisse i problemi che ha l’Italia come comunità.
E’ vero. Non ne hanno fatti.
P.S.
L’Italia potrebbe essere il Paese più ricco del mondo se i rappresentanti della cultura non fossero così occupati a non turbare la propria condizione.