giovedì 4 giugno 2015

Corsi e ricorsi leghisti

In queste giornate in Italia s’è fatto un gran sventolare di bandiere tricolore. Avete presente l’Italia, no? Quel posto pieno di storie partigiane e di orgoglio comunista che rivendica ruoli nella storia della Liberazione e nella cultura antifascista, ma poi …. torna al tuo paese negro. Non è così per tutti, azzarderei che per molti non lo è, ma alla fine chi si fa sentire di più sono le accezioni negative. Ho ricordi di bambino, alle elementari, non troppo lontano da qui, a Cattolica. Quando mi chiedevano delle mie origini dicevo senza problemi che mio padre era di Napoli, anzi Spaccanapoli, il decumano inferiore della città, la via più importante. I miei compagni, giustamente, non sapevano che in quel luogo visse e morì Benedetto Croce (suppongo che tutt’ora sia poco importante per loro), ma la notizia era sufficientemente importante per generare un “torna a casa tua terrone” ad ogni litigio. Lì per lì non accusavo molto, ma tornato a casa chiedevo a mio padre quale fosse questa casa, che tutti mi ci volevano mandare. Dopo un po’ cominciai a dichiarare solo il mio luogo di nascita, Milano. Non erano ancora i tempi della Lega, quel Partito che negli anni 90, con 4% a livello nazionale, ma un 18,9% in Lombardia, faceva dichiarare a Vito Spimi: Quando il PCI perde il 6% dei voti, ma l’ex elettore comunista può restarsene a casa, votare per i verdi delle varie articolazioni, o per i cacciatori, o, perfino, per le Leghe, e solo in parte prende la strada del voto per l’altro partito della sinistra, il PSI, avviene un altro fatto da non sottovalutare. Parlare di 4 o 6% sembra ridicolo, ma negli anni dell’exploit della Lega alle regionali andavano a votare percentuali superiori all’80% degli aventi diritto. Affluenze diverse, stessi meccanismi: da una parte era nell’aria la Tangentopoli che avrebbe annullato PSI e DC, dall’altra il Partito Comunista stava perdendo i vincoli della disciplina di partito e gli anti comunisti potevano rilassarsi votando altro. Oggi il PD è un partito che “questione morale” non ne fa, tanto che non si capisce quale sia la differenza con la creatura di Berlusconi…. non di certo le condanne. Forse, ma dico forse, le mignotte. Per trovare invece tracce di sinistra bisogna espatriare e dunque ci si può lasciar andare all’inutilità del voto leghista, come se, per i pochi che ancora votano, la cabina elettorale fosse un modo per levarsi un fastidio e non per darsi un governo. Il fastidio in questione non sono più i terroni comunemente intesi, ma gli abitanti del sud del mondo, tra i quali ormai siamo anche noi, anche se facciamo finta che non sia vero. L’Italia è il paese Europeo meno sicuro per i minorenni che totalizzano percentuali altissime (32,3%) di rischio povertà e più di mezzo milione (723.000) che vive già in povertà assoluta e conclamata. Per il resto ci sono due milioni di Neet, giovani così scoraggiati dalla situazione che non studiano, ne cercano lavoro. Il problema non è solo dei giovani ovviamente, ma certi indici sono chiari indicatori di una situazione devastante. La differenza con i ricorsi di storia leghista è che mentre dopo il ’94 la Lega si accordò con un Berlusconi amico degli amici e autonomamente strutturato, oggi si contende i resti dell’elettorato con un Movimento 5 Stelle attestato attorno al 20% di media nazionale, che si mantiene tale grazie al quel “non so che” di Welfare. Cosa sarà più forte? La guerra fra poveri da sempre istigata dalla Lega o l’indirizzo ad una società più equa? La chiave di tutto, dalle Comunali alle Nazionali, sta nell’affluenza al voto e nell’abbandono della rete come feedback programmatico. Sebbene i Social siano inimitabili per immediatezza della comunicazione restituiscono informazioni falsate rispondendo solo a logiche virali. Se il Web fosse indice reale di gradimento il Presidente del Consiglio dovrebbe essere un gattino che litiga tutto il giorno con un gomitolo di lana. Esiste un giacimento di voti in quel 60% di aventi diritto che ormai non vota più e per riprenderselo non serve arringare a gruppi Facebook, che contano diecimila iscritti, ma sono tenuti in vita da dieci sparuti individui che litigano fra di loro. Molto più utile rivolgersi direttamente agli orfani del progressismo con in mano piani certi riguardo ai diritti civili e sociali.
 P.S. “Cos’è mai il patriottismo, se non la vostra convinzione che un paese è superiore a tutti gli altri per il semplice fatto che ci siete nati voi?” 
[George Bernard Show]

@DadoCardone
Citizen