lunedì 12 settembre 2016

Rimini e l'illusione securitaria

Illusione securitaria e strategia nonviolenta. Si inizia colpendo gli impresentabili, gli emarginati, gli ultimi, gli sfruttati. La storia del ‘900 insegna. Si, si comincia colpendo chi si addita come indifendibile e privo di ogni diritto. A Rimini si è deciso di iniziare con la prostituzione. La giunta comunale qualche anno fa ha deliberato un’ordinanza antiprostituzione. Questa ordinanza è stata la base su cui le forze dell’ordine e la magistratura si sono mobilitate. Il risultato è stata una azione di massa che ha portato oltre ottanta persone a essere tradotte in questura, trattenute, schedate, processate e soggette a foglio di via. Tutto questo lavoro di rastrellamento e persecuzione è stato inutile in quanto l’Ordinanza comunale si è palesemente mostrata illegale in violazione di leggi nazionali e diritti costituzionalmente riconosciuti. Preoccupa e lascia perplessi quanto le forze di polizia e magistratura si siano adoperate per applicare norme in violazione di diritti e legalità. A seguito di questo grave abuso e violazione della legalità i nostri amministratori hanno dichiaratamente espresso la loro volontà di proseguire su questo percorso. Ora viene alzato il tiro. Non è più la prostituzione che autorizza leggi speciali e violazione del mandato ma è il commercio dei negozi. Sdoganato il concetto che è possibile violare i diritti costituiti in caso di “emergenze” si continua con questa pratica di violazione della legalità che resta impunita e impunita politicamente. E’ della settimana scorsa il giudizio del Consiglio di Stato che boccia una ordinanza che colpiva gli esercenti e negozi che vendono e somministrano bevande alcoliche fredde. Questa ordinanza ha ostacolato la libera e legale attività dei negozianti provocando conseguenze economiche e impedendo ai cittadini il libero accesso ai servizi erogati dagli stessi. Anche in questo caso si sono sprecate le dichiarazioni a nome della Giunta comunale di Rimini che rivendicano la giustezza del percorso e l’intenzione di procedere nella violazione delle norme che tutelano le nostre e altrui libertà. Sembra che questo atteggiamento macista, illiberale, repressivo e persecutorio basato sulla violenza delle violazione della legge sia alibi degli insuccessi nella gestione della sicurezza e ordine pubblico e nello stesso tempo consenta una palese e reiterata violazione della legge e dei diritti dei cittadini. Le istituzioni comunali mostrano di sentirsi ed essere sopra alle leggi che invece riguardano tutti noi. La tendenza è preoccupante. Questo arbitrio allarga la platea delle vittime e sembra non conoscere inversione di marcia. In questo modo gli amministratori intendono praticare una disobbedienza? denunciando l’assenza di mezzi che permettono di intervenire legalmente nella soluzione dei problemi? Allora ci si deve chiedere come mai debbano creare vittime, perché preferiscano percorsi violenti e repressivi, perché si sottraggano poi alla responsabilità delle violazioni di cui sono stati promotori, perche il prezzo è pagato da altri. In questo modo la loro azione non è di disobbedienza ma di forza e arroganza. I risultati di questa strategia sono molto gravi. Illudono il cittadino a soluzioni repressive e securitarie; scaricano le responsabilità su altre istituzioni assolvendo gli amministratori comunali; non ottengono i risultati sperati; creano pregiudizio e diffidenza tra i cittadini; creano categorie perseguitate e vittime, banalizzano il rispetto delle leggi. Se i nostri Amministratori ritengono necessaria la violazione della legalità devono evitare di scaricare su altri sofferenze e ingiuste persecuzioni. Si prendano in prima persona la responsabilità dei propri atti e mettano in gioco direttamente loro stessi e la forza della rappresentanza che gli è propria e a cui sono tenuti dare conseguenza. Si autodenuncino nelle violazioni proposte e praticate pretendendo di pagarne le conseguenze a denuncia della situazione in cui sono costretti a operate. Questo metodo ha un nome; si chiama Disobbedienza Civile Nonviolenta che ha proprio come presupposto la denuncia di situazioni ingiuste, inapplicabili e fenomeni di massa. In questo modo si propongono soluzioni costringendo le istituzioni ad affrontare le questioni sollevate. Si evita di criminalizzare intere categorie sociali facendo pagare il prezzo ad altri delle proprie difficoltà, inadeguatezze e incapacità. Nel caso della vendita e somministrazione di alcolici si devono perseguire le singole azioni che violano la legge e non criminalizzare intere categorie economiche e sociali. Nel caso della prostituzione si potrebbero attuare azioni di Disobbedienze Nonviolenta. Soluzioni basate su strategie legali in molti paesi europei ma illegali nel nostro. Sempre di violazione della legge si tratta, ma in questo caso di disobbedienze nonviolenti che hanno come vittima la sola inapplicabilità e irragionevolezza delle leggi attuali.
Ivan Innocenti