lunedì 6 marzo 2017

Due voci..almeno

Almeno due voci autorevoli (Farina e Grassi) si sono levate a criticare la recente parziale ristrutturazione interna della Biblioteca Gambalunga e segnatamente la soluzione di "profanare" le sale dell'antico blasonato palazzo con tubature in rame a vista; nessuna critica invece dalla pletora, scusate, dei lecchini dell'Amministrazione. Personalmente non ho nulla da eccepire a questa soluzione e alle altre adottate che trovo buone. Quello che piuttosto mi sembra assurdo e che rende la nostra biblioteca un unicum nazionale è il sistema di "chek-in" per accedervi che con questi ultimi lavori è stato ulteriormente complicato: come dire, ritengo, entrare a Fort Knox, al Pentagono, imbarcarsi a Tel Aviv, accedere Caveau della Deutsche Bank, ottenere un passi per una riunione del Consiglio di Sicurezza ONU nell'imminenza di una delle tante e tante guerre del golfo, intervistare Il Capo dei Capi a Pianosa. Nessuna biblioteca che io abbia mai frequentato, incluse le due Nazionali Centrali, ha sistemi di accesso così inutilmente fastidiosi e complicati per l'utenza. Utenza composta da un'umanità variegata e se si vuole colorita ma non da affiliati all'ISIS o trafficanti di libri antichi. Lo studente in crisi che non ce la fa più a studiare fra quattro mura, quello fissato di storia locale che pubblica solo su temi di storia riminese fra il Marecchia e l'Ausa, lo studente medio che ha fatto sega a scuola, il perdigiorno genericamente inteso, il pensionato prostatico che scrocca i quotidiani e fa la spola fra la zona periodici e i bagni inopportunamente incrociandosi con l'implume ragazza 18enne, quello al X anno fuori corso in ingegneria che crede che la sua mission sulla terra sia l'agognata laurea a costo di morirci, l'ipo-scolarizzato che si fa guardar dietro chiedendo "un libro sui tarocchi", il ragazzino che cerca invano "qualcosa su Froid" e non lo trova finché lo digita così sul catalogo opac etc. etc. etc. , questa l'utenza che vi si trova oltre alla stragrande maggioranza ovviamente ivi per studiare. Ebbene altro che tubo: al piano terra c'è un primo chek-point dove c'è il rito della "svestizione": devi presentarti a due addetti che ti danno una chiave numerata per un armadietto ove riporre tutto quello che hai, salvo un pc, un notes, un telefono, una penna. E' severamente vietato, pena anche la esclusione perenne se ti pescano, portare dentro qualsiasi altra cosa, fosse solo una limetta per le unghie. Fatta questa procedura subordinata al controllo della tessera personale, si passa al piano superiore dove c'è un complesso sistema di ingresso c.d. "a doppia bascula inversa rotante" che ti costringe verso un percorso obbligato dove apparecchiature ti scannerizzano, sia in entrata che in uscita, e per esempio sei hai qualcosa di magnetizzato "suoni" e metti in allarme l'intera struttura. Una volta che tu sia dentro, c'è il II chek-point ove vieni identificato da 2-3 addetti (forse armati, e chissa?) e ti trattengono la tesserina cartacea che ti verrà restituita all'uscita, e che dovrai chiedere e poi ri-depositare qualora avessi bisogno di opere in consultazione o prestito. Per uscire stessa noiosissima, inutile procedura. Orbene: nessuna biblioteca che io abbia mai visitato Italia, Estero ha un sistema così esagerato. L'Archiginnasio di Bologna per esempio mi par di ricordare richieda di lasciare la valigetta o borsa ma vi sono esposte in libera consultazione opere del '700, mentre in biblioteca non v'è nulla precedente al secolo scorso che sia a vista e possa essere sottratto da malintenzionati. Quindi questo sistema è assolutamente inutile e mette in difficoltà chi deve accedere. In tutte le biblioteche della provincia oggi si entra liberamente, senza alcun documento, senza dover lasciare in deposito le proprie cose, e così ormai ovunque in Italia proprio perchè la tecnologia non permette più di sottrarre libri. Allora a cosa serve questo assurdo (addirittura oggi diventato doppio) sistema di chek-in che ci rende unici in Italia o probabilmente nel mondo, chi ha avuto questa idea e perchè? Cosa giustifica una simile sciocca ed inutile anomalia e chi se l'è inventata? Libri antichi, codici miniati, incunaboli, cinquecentine, libri rari, manoscritti sono in tante biblioteche ma nessuna ha un simile sistema, che io abbia mai visto almeno. Paghiamo forse il prezzo che la nostra biblioteca non ha un Direttore perché se ne vuole la gestione diretta e senza condizionamenti, o quello di non avere un assessorato alla cultura forse o cos'altro?
 A. M. Amati Pari