Il LungoPorto è diventato luogo di degrado, andarci di notte è impresa rischiosa, il Lodevole Lavoro dei Carabinieri non ha risolto il problema di fondo. L'aspetto che manda in bestia è rappresentato da una passeggiata meravigliosa in grado di coniugare la marina con il centro storico che invece di essere assunta come grandissima opportunità, viene vissuta come momento d'ordine pubblico. Quando nei primi anni 2000, facevamo gli amministratori, la programmazione che ci eravamo data era semplice, a costo zero, in grado di risolvere anche questioni burocratiche che non sono di poco conto. Per entrare nella sostanza, la prima cosa da affermare è che le banchine nuove ricomprese tra il ponte della
Resistenza e il ponte di Tiberio non sono state mai collaudate, non è possibile un ormeggio quando il natante le risale perchè troppo spesso finiscono sott'acqua. Parimenti nelle stesse banchine, costruite in assenza del ritto del muro, con la bassa marea le barche s'infilano sotto il piano di calpestio e rimangono incastrate fino ad affondare, quando cresce. La nostra proposta, regolamentando anche le occupazioni, era di trasferire al centro del canale gli ormeggi, con pontili mobili, come nella darsena, eliminando i pericoli sopraindicati e mettendo in sicurezza i natanti da atti vandalici e/o usi impropri, risolvendo anche la questione del cosiddetto troppo pieno, con il vecchio letto del Marecchia che funge da scolmatore. Sancito che le attuali banchine non erano più tali, si pensava a qualche lavoro di adeguamento, un parapetto chiuso in modo tale che l'utenza, in specie bambini e biciclette, fosse in sicurezza con qualche chiosco e/o altra attività in modo che queste passeggiate rimanessero presidiate. Se questo è quello che si poteva fare subito, la seconda fase era alzare il ponte della Resistenza a schiena d'asino di circa un metro, con una campata centrale apribile che portava lo spessore dell'impalcato a 30/40 cm invece degli attuali metro e venti. I due metri in più, permettono il passaggio di barche vere e in casi eccezionali, un ponte mobile permetterebbe anche il passaggio della draga per ripulire i fondali. La terza fase era quella prevista nel piano della mobilità, il ponte della Resistenza diventava un attraversamento secondario, con tutto il traffico trasferito sul nuovo ponte da costruirsi adiacente a quello ferroviario, alla medesima altezza. A fronte di questa programmazione già determinata e costruita a costo zero con gli Uffici Comunali, tutto fu lasciato ad un teorico Piano Generale del Porto, dopo aver pagato i soliti incarichi, è finito nelle Nebbie, al pari della zona dei cantieri o quella che oggi vuole essere riesumata al posto dei grattacieli di Melucci. Per dimostrare che ( come sempre) non parliamo a vanvera, invitiamo neo/vecchi amministratori, politici e giornalisti ad un incontro con il Coordinatore Dalprato, presentatore di queste proposte circa dieci anni fa, prima di passare imprudentemente ma remuneratamente alla costruzione della peggiore opera pubblica chiamata Trc. Il Club Nautico sarà felice di ospitare il revival di quella famosa assemblea partecipata.