giovedì 8 maggio 2014
Aquarena, Stadio, Club
Lo stesso giorno che hanno (?) deciso sulla piscina che dovrebbe affogare i debiti di Cagnoni, Rimini intesa come società di calcio, precipita in serie D. E' il segnale che la collusione tra mattone e sport, tipicamente riminese e di aree geografiche non propriamente citabili, si estingue con la morte della moneta del Palazzo. La crisi vale per tutte le città e squadre, da noi si chiama ingordigia da laterizio. Non è una azienda che chiude, una fabbrica, un artigiano o commerciante, sta fallendo una Città intera. Se pensate quale è stato il Presidente affondatore della squadra di calcio nella quale ho passato tre anni stupendi e giovanili, capirete quasi tutto. Il resto è affidato ai tribunali. Il dramma è che devi aspettare troppo con esiti non sempre condivisibili. Cosa vi lamentate quando una finale di coppa italia viene arbitrata da Genny, siamo andati ancora bene. Fino a qualche anno fa, a questo punto della farsa, girava sempre un investitore.....arabo, poi sono andati di moda perfino i russi. L'unico che ha tentato di fare qualcosa di serio è morto. Si chiamava Bellavista. Il suo progetto del Nuovo Stadio era concepito, pur esageratamente grande, per esaudire le esigenze di una squadra che le sue mani da vecchio falegname erano in grado di portare al..Chievo. Quando i veri mattonari capirono che era un passepartout per colate di cemento pseudo sportivo hanno assaltato la diligenza. E' terminata come tutte le cose di questa città: in merda neanche sversata. Il calcio ed il basket alimentati a calcestruzzo sono finiti, eppure fino a poco tempo fa le tribune...d'onore erano strapiene, persone che non conoscevano la differenza tra i due palloni, ingioiellate e contente si esibivano...per amore della Città. Per il baseball fino a quando c'è Zangheri, c'è vita. Non dimentico la squadra dei politici che con la scusa dello Stadio..Nuovo ci volevano propinare altri 4 mila appartamenti invenduti. Lo Stadio prima, la Piscina di Lorenzo adesso, sono scuse scandalosamente rinnovate per mettere i mattoni a ricapitalizzare altre stronzate strutturali fatte con i debiti nostri. Aquarena però le batte tutte. Spero davvero che ci sia qualcuno che abbia dieci minuti, prima di andare via, per esaminare la faccenda. Come si dice spesso da noi: ha i calzetti. Esiste un precedente sportivo, non capito dal MoVimento, ancora troppo impegnato su battaglie sacrosante ma marginali rispetto alla guerra cittadina. La gestione degli impianti sportivi era una di quelle occasioni da cavalcare subito senza aspettare che se ne occupi, come (quasi) sempre la procura. A me piace vincere sul terreno squisitamente politico, con questi avversari sarebbe facile. Per il Sindaco l'importante è indovinare il vestito. Ha battuto largamente anche Franceschini, altro fenomeno della democristianeria. Vuole esportare in Italia il brevetto Rimini, magari con la sezione fallimentare al seguito. La gestione degli impianti sportivi è un misto di dabbenaggine, ignoranza e presunzione, perfino con tocchi delicati di probabile illegittimità. Perchè i bandi si fanno per i campi sportivi e non per il resto? Oggi il Carlino, nominato come il migliore difensore di Gnassi, era vestito a festa, per la caduta di cemento su via della Fiera. Pensare che l'opera prima di Cagnoni venne spostata (per caso) sulle aree benedette della curia proprio per ragioni di mobilità. L'ammiraglia delle marchette riportava che il Club Nautico, non demolito come quello di Viserba, riceve dal "gestore" del ristorante... 110.000 euro all'anno d'affitto. Ecco perchè mi dicono che il grande Santolini è visto sempre più spesso con..Gnassi. Ci sono presidenti graditi ed altri molto meno. Non mi voglio dilungare in facili moralismi su queste cifre che girano. Mi permetto di ricordare per il momento sommessamente che trattasi di terreno pubblico dato in concessione demaniale. E' come se i bagnini avessero risalito anche la balaustra del lungomare. Non mi sembra il momento per affrontare dispute pubblicamente tra chi vuole posti riservati ai soci o meno. Si potrebbero mettere in discussione anche i cinque negozi vuoti da anni e darli in concessione ad onlus sociali. Il Circolo Velico, i paria del Porto, pagano cifre più sostanziose e non godono di rendite affittuarie.