I vecchi articoli del Cancelliere su “Rimini Politica” sono una vera miniera, in particolare quelli degli anni 2010/2012 su una guerra globale, che si sarebbe scatenata attorno a metà di questo decennio.
Paradossalmente però prevedeva come fronte principale l’Asia Centrale.
Gli ultimi avvenimenti del Sud-Est Europeo potevano sembrare una smentita a questa previsione.
Ma quello che sta succedendo con la creazione del “Nuovo Califfato” in Siria, Iraq, Turchia meridionale, eccetera, riporta in piena evidenza la sua tesi di allora.
Redazione
Il Cancelliere: il vero fronte della guerra.
Il mistero che circonda la creazione e stupefacente espansione del gruppo jihadista sunnita Stato Islamico in Iraq e Levante (Siria e Libano), SIIL in italiano e Daash in arabo, gruppo che sembra aver diffuso "confusione", inizia, a mio avviso, a dissiparsi. E si comincia a capire gli effetti che avrà sui confini di Russia, India e Cina, i tre Paesi che costituiscono il gruppo “Core” dei Paesi emergenti altrimenti noti come BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa). Il SIIL, che ha ufficialmente cambiato il nome in "Stato islamico", ha scelto il primo giorno del mese del digiuno musulmano, il Ramadan, giorno di grande significato simbolico, per inscenare l’istituzione del "Califfato islamico" nei territori sotto occupazione militare, e nominare Abu Baqr al-Baghdadi, suo misterioso capo, nuovo califfo (che in arabo significa "discendente" del profeta Muhammad). La creazione del nuovo Califfato dallo "Stato islamico" sunnita è un’eresia gravissima per 300 milioni di sciiti (20% del numero di musulmani nel mondo), per vari motivi, ne ricordiamo tre: - 1. il Califfato, creato dai "compagni" del Profeta, non potrebbe essere sunnita e fu causa della frattura con gli sciiti che rimasero fedeli ad Ali (cugino del Profeta); - 2. Abu Baqr, padre della leggendaria Aisha (moglie prediletta del Profeta) e patrigno del Profeta, primo califfo dell’Islam sunnita, è il nome di battaglia del "nuovo Califfo del XXI secolo"; - 3. il Califfato nuovo sunnita si estende dai confini dell’Iran, nella provincia di Diyala, ad Aleppo (Siria) ai confini della Turchia. Il Califfato nella sua estrema versione storica (quella turca) scomparve dopo la prima guerra mondiale, in seguito alla sconfitta dell’impero ottomano suddiviso secondo la divisione artificiale del Medio Oriente decisa dagli accordi segreti annessi al Trattato di Versailles. Accordo che il “nuovo Califfato” del XXI secolo ha sepolto abolendo il confine tra Siria e Iraq. Piazzando il nuovo confine su quello, puramente militare, del Kurdistan iracheno. Anche se si tratta di un fatto multidimensionale e, ancora con punti oscuri, possiamo però già dire che le possibili conseguenze del “nuovo Califfato” del XXI secolo possono essere normi a livello locale, regionale ed eurasiatico, venendo a coincidere con le mie previsioni di quattro/cinque anni fa.
Esso nasce e si consolida laddove cioè il controllo del petrolio gioca un ruolo importante, dato che parte dell’irredentismo è legato alla sua jihad per il petrolio, così come alla proiezione geopolitica nel prossimo quinquennio. Il conflitto armato del 1980-1988 che oppose gli arabi iracheni (al tempo di Sadam Hussein) ai persiani iraniani (sotto l’Ayatollah Khomeini e i suoi successori), prima che Stati Uniti, Gran Bretagna e NATO avviassero le guerre in Iraq (1990-1991 e 2003-2011) dovute solo apparentemente alla dinastia dei Bush (padre e figlio), servì a "qualcuno". Dopo essere stato tormentato dalla guerra per 34 anni di fila, l’Iraq, ora in fase avanzatissimo degrado, entra in una nuova estrema area di agonia/dissoluzione: la replica etno-religiosa delle guerre di religione europee del XVII secolo e quelle del VII/VIII secolo tra sunniti e sciiti. Un conflitto che rischia di durare altri decenni e già percepibile in vari Paesi del "Medio Oriente allargato" (che secondo il defunto generale israeliano Ariel Sharon, si estenderebbe dal Marocco al Kashmir e dalla Somalia al Caucaso), Iraq, Siria, Libano, Yemen, Bahrayn e Arabia Saudita (nelle regioni orientali, dove la "minoranza" sciita è maggioranza), con la partecipazione da dietro le quinte (ma già visibili) e a livello regionale, delle sei monarchie del Consiglio di cooperazione degli Stati arabi del Golfo Persico, Turchia, Giordania e Iran, per non parlare del Kurdistan iracheno (grande alleato d’Israele). Collocato nel cuore dell’Eurasia, il nuovo Califfato del XXI secolo ha profonde implicazioni geostrategiche su Russia e Cina e India. Questi Stati, a differenza di Stati Uniti e Paesi del continente americano, dove la presenza musulmana è infinitesimale (0,8% negli Stati Uniti, 0,42% in Sud America e il 1,6% in tutto il continente americano), hanno significative "minoranze" musulmane. Secondo me (esattamente come scrivevo anni fa; ma la storia ha i suoi tempi…), il nuovo Califfato del XXI secolo e la sua “jihad globale”, volta al controllo del petrolio e a scopi geostrategici, tende a far esplodere i confini della Russia-Cina-India e modifica i dati demografici di quei Paesi, la cui popolazione musulmana totale è circa 200 milioni di abitanti. Tenendo conto della forza di spinta esercitata sempre più a fondo dagli Stati Uniti su Russia e Cina (attraverso la dottrina Obama/Breschinski). Con il vantaggio, come ho già spiegato, della preponderanza del "fattore islamico" in India. Un Paese che rischia una catastrofe demografico-geopolitica. Vladimir Putin ha detto che "gli eventi provocati dall’occidente in Ucraina sono la dimostrazione su piccola scala dell’esistenza della politica del contenimento contro la Russia". E’ il segno che si è accorto (il termine “piccola scala” è inequivocabile…) del disegno che sta alla base della improvvisa, e apparentemente misteriosa nascita del “Califfato” del XXI secolo. E’ impossibile infatti ignorare i vasi comunicanti tra Ucraina, Mar Nero, Caucaso e Medio Oriente, ove opera tra l’altro con molta intensità, il "fattore ceceno". Secondo Putin, i "Paesi occidentali", dato il crollo (ma è più esatto parlare di “crisi” che potrebbe anche essere momentanea vista la durissima reazione della superpotenza americana che non ha la minima intenzione di cedere l’egemonia totale) del mondo unipolare, pretendono d’imporre i loro principi agli altri Paesi per trasformare il mondo in un "cartello globale". Quando la guerra fredda era all’apice, uscì il libro dell’aristocratica francese Hélène Carrère d’Encausse dal titolo “L’impero esploso: la rivolta delle nazioni in URSS”, un libro che prevedeva la dissoluzione dell’Unione Sovietica, evidenziava la sua vulnerabilità alla crescita frenetica della popolazione musulmana. I politici degli Stati Uniti della U.E. , tra cui il vicepresidente Joe Biden, cominciano di nuovo oggi a parlare di "modello demografico" dell’"impero esploso" di una Russia già ridotta a dimensione congrua, dove una minoranza musulmana consistente rappresenta il 15% della popolazione (20 milioni di persone) presente nella regione del Volga, negli Urali e nell’ipersensibile Caucaso del nord (Daghestan, Cecenia, ecc.). Anche la Cina ha una "minoranza" musulmana sunnita molto turbolenta e visibilmente istigata dall’estero: i famosi uiguri di origine mongola legati alle controparti in Asia centrale e in Turchia, maggioranza nella regione autonoma del Xinjiang e la cui popolazione arriva a 10 milioni (sulla base del censimento del 2010). Regione strategica, lo Xinjiang, con una superficie di 1600000 kmq, è produttore di petrolio ed è il maggiore produttore di gas naturale in Cina, con significative riserve di uranio. I legami commerciali tra Xinjiang e Kazakistan sono di grande importanza geostrategica, nel cuore dell’Eurasia. Recentemente, i separatisti sunniti uiguri hanno aumentato enormemente gli attacchi sia locali che a Pechino, la capitale cinese. Cercando di rovesciare il governo locale cinese, tali separatisti sono ispirati dalla teologia della jihad globale che oggi sostiene il nuovo Califfato del XXI secolo e a cui possono ben aderire. In conclusione, il nuovo Califfato del XXI secolo e la sua jihad globale contro i BRICS saranno una parte significativa del "cartello globale", o meglio la “punta di lancia” dei "Paesi occidentali"? A mio avviso è molto probabile. E saranno loro e non certo gli ucraini “l’esercito di terra” che verrà scagliato, negli anni a venire, contro l’heartland russo-cinese.
L’assoluta dipendenza e chiara filiazione del Califfato dai servizi U.S.A., U.K. e Mossad lo dimostra senza ombra di dubbio.
Il Cancelliere