Il nostro Cancelliere è, prima di tutto, un uomo di cultura. E’ questo, secondo noi, che gli consente quell’insieme di partecipazione e leggero distacco dai fatti che ne rende così interessanti le corrispondenze. Quindi in queste giornate drammatiche per il mondo, alla vigilia di una grande guerra, gli abbiamo chiesto consigli su cosa, un brav’uomo, dovrebbe leggere per capire quello che sta succedendo o sta per succedere. Egli ci ha risposto gentilmente, come fa di solito.
Caro Lugaresi, l’elenco delle letture che potrei suggerire, sarebbe sterminato. Ma, visto che non si può leggere tutto, credo che tre testi si raccomandino. Il primo, conosciuto da tutti almeno nel nome se non nel contenuto, è l’Apocalisse di San Giovanni. Il secondo, straordinariamente attuale per me è: “Gli ultimi giorni dell’umanità” di Karl Kraus. In questo libro, che pur essendo uno dei capolavori del ‘900 è di difficile rintracciabilità, possiamo trovare i personaggi, tutti, dei giorni che stiamo vivendo. Chi non riconoscerebbe la Zafesova nel personaggio della corrispondente di guerra Schaleck? E gli altri corrispondenti di guerra, maschi, descritti da Kraus, chi altri non sono che Lombardozzi di Repubblica e Dragosei del Corriere della Sera? (o viceversa? poco importa!) Leggendo questa sterminata opera (forse, non a caso, non ripubblicata dopo il 1990) si possono trovare tutti i personaggi della tragedia odierna. Sicuramente la Merkel è il conte Berchtold mentre il danese Rasmussen è certamente il maresciallo Taisinger. McCain e Biden si dividono la figura di Guglielmo II (salvo che lui era meno ridicolo…), mentre nei generali della Nato si possono riconoscere i profili di Hinderberg e Ludendorff. Nella “Neue Freie Presse die” si possono riconoscere senza errori tutti i nostri giornali. Un posto va Angelo Panebianco. E’ l’ “ottimista” di Kraus. Solo che mentre questo vuole “impiccare tutti i russi”, questo (Panebianco) vuole – per ora – solo “individuare” gli “amici di Putin” (per farne che?). Mentre Kasparov “non si dialoga col cancro” è il Generale Konrad (quello della guerra preventiva). Va ricordato che Kraus scrisse la sua opera traendola totalmente da citazioni apparse sulla stampa austriaca e tedesca tra il 1914 e il 1919 e da quello che aveva personalmente udito. Con qualche aggiunta del 1922 Ma dove la coincidenza tra l’opera e il momento storico è addirittura perfetta è nelle due fotografie che aprono e chiudono l’edizione originale degli anni ‘20. Chi, nell’uomo con la bombetta (il boia sorridente) che tiene il cadavere di Cesare Battisti, non riconoscerebbe (baffi a parte) Poroshenko? E in tutti gli altri personaggi del dramma e, soprattutto, quelli della foto che fanno capannello attorno al cadavere chi non riconoscerebbe i protagonisti dei giorni nostri? Con Obama/ Francesco Giuseppe (“Non era crudele”, dice Kraus, “… era solo un pedante… e tra le varie condanne a morte ne firmò una che abbattè l’umanità…”)e i generali e una pletora di altri personaggi che si affollano appunto per apparire nella foto con il Cadavere del nostro (dimenticato) martire. Tra l’altro deputato, socialista, al Parlamento di Vienna. Questa foto denominata “espressione austriaca” è riprodotta nell’edizione “Adelphi del 1990 con la meravigliosa postfazione di Roberto Calasso che, da sola vale tutti i libri degli ultimi vent’anni. Quindi il libro di Karl Kraus è, a mio parere l’opera più preziosa che, chi voglia capire, può leggere in questi giorni.
Infine suggerirei la lettura del libro di Alexander Werth “La Russia in guerra” edito da Mondadori nel 1966 > edizione “Le Scie”. Werth giornalista e professore universitario americano, nato in Russia nel 1901, seguì l’Armata dal dicembre 1941 (Mosca) all’aprile 1945 (Berlino).
L’opera è grande e profonda ma anche straordinariamente attuale. Specie quando Werth esamina la situazione ucraina durante la riconquista del 43/44.
Di lì si possono capire le premesse di tanti fatti di oggi. Le Teorie di Alfred Rosemberg sulla “superiorità” dei “cugini” ucraini (“cugini dei tedeschi, come gli anglosassoni e gli svedesi…)sugli untermensh (sottouomini) russi. Chi erano Bandera e Melnik, nomi tornati sinistramente noti oggi. L’esodo dei “banderisti”, in Canada (col discreto ma determinante aiuto degli USA) il ruolo delle SS Baltiche. Così come gli Ustascia fatti rifugiare in Australia. E tanto ancora.
E’ un libro fondamentale scritto cinquant’anni fa da un uomo di profondissima cultura e acume.
Per farla breve chi leggerà questi libri capirà tanto, ma come in tutte le cose umane, dovrà faticare e, umilmente, cercare di penetrarne l’essenza. Un caro saluto.
Il Cancelliere.