Indubbiamente l’idea c’è. Andare in Cina a promuovere un pezzo di Italia è un tentativo che può avere delle chances, ma dipende tutto da chi promuove e da che cosa viene promosso. Gnassi è andato a sostenere la destinazione Rimini, partecipando addirittura ad una trasmissione televisiva cinese per farsi promotore della riminesità e raccontare a quel popolo, perché dovrebbe passare per Rimini una volta visitate Roma, Firenze, Venezia, la Costiera amalfitana, il Salento, la Sardegna e la Sicilia che, notoriamente, hanno qualche attrattiva in più rispetto alla ruota panoramica. Lasciamo perdere le considerazioni sulla pena di morte e l’inesistenza dei diritti civili di quel popolo; sono lontani i tempi delle manifestazioni studentesche pro Palestina del nostro eroe e, come si sa, pecunia non olet, ma il Fellini sì. Ma i cinesi sono un popolo concreto e furbo che, prima di dare moneta, vogliono vedere cammello. E quale cammello è andato a mostrare il sindaco, sì da far impallidire le altre bellezze italiche? Dopo due anni di governo (?) della città, anche chi non lo conosceva come giovane rampollo della sinistra da bere, si è reso conto che è tanto il fumo venduto, ma di arrosto ancora non se n’è vista traccia. Come possiamo chiedere ai cinesi di passare qualche giorno a Rimini se prima non la rendiamo una città all’altezza delle loro aspettative? Siamo convinti che, come con i tedeschi degli anni ’60, bastino una gradella e un paio di tette per farli venire da noi? E qui si apre l’altro annoso tema dell’imprenditoria locale del settore turistico che, troppo spesso, crede sia ancora possibile fare le nozze coi fichi secchi: incassare senza investire, guadagnare senza innovare, affittare senza lavorare.
Tornando alla missione in oriente, per chi non lo sapesse, i cinesi che possono viaggiare non sono molti se paragonati all’intera popolazione: chi viaggia, però, si muove nel lusso e nel comfort degli alberghi a cinque stelle, facendo file fuori dalle boutiques di Gucci e Prada e se ne frega altamente di sbronzarsi in giro per Rimini durante la notte rosa. Prima di andare a vendere un prodotto, è necessario avere il prodotto, ben messo e ben confezionato e, purtroppo, Gnassi si è dimostrato non in grado di sistemare Rimini per riportarla, non dico a capitale del turismo, ma almeno a divertente ed accogliente località balneare. Fogne, aeroporto, riqualificazioni urbane, continuano ad essere solo proclami corroborati da disegnini ben fatti, ma di concreto non c’è nulla. Stiamo forse chiedendo agli orientali di venire a Rimini per portarci i soldi per sistemare la città così che magari i loro nipoti, continuando a venire a Rimini, tra dieci anni la trovino più bella e attraente? Come già detto quelli non hanno l’anello al naso, a differenza di quei riminesi che ancora si fanno abbindolare dal giovane Marco Polo.
Gengis Khan