Aspettavamo da tempo un articolo del Cancelliere. Non ci ha deluso.
Ecco cosa ci dice:
Francamente non ci sentiamo più, dopo gli ultimi due giorni in cui sono avvenuti nel sud est ucraino i peggiori massacri, di fare dell’ironia sul silenzio totale della stampa italiana. Adesso l’unico sentimento che si può provare, ragionevolmente, è il disgusto. Un tale livello di complicità, tramite l’omissione di ogni notizia, su un evento del genere fa davvero pensare il peggio sul livello morale dei nostri pseudo giornalisti. A parte questa riflessione doverosa, ma sostanzialmente inutile, vi sono due fatti politico-militari che fanno presagire il peggio: il primo è la dichiarazione del nuovo Ministro della Difesa ucraino che ha promesso solennemente alla Rada di svolgere la “Parata della Vittoria” a Sebastopoli, cioè in territorio russo. Per quanto le dichiarazioni dei vertici militari ucraini vengano fatte spesso segno di scherno, non è una dichiarazione da poco. Anche perché il nuovo Ministro, come tutti i vertici ucraini, ma direi in particolare, è un uomo della CIA. Sembra piuttosto difficile pensare che gli americani facciano “sputtanare” un loro uomo senza un piano ben preciso. Piano che, alla fin fine, si traduce in una sola breve espressione: guerra ad oltranza. Anche e soprattutto contro le popolazioni civili per ottenere lo sgombero forzoso e sommergere il nemico moscovita con qualche milione di profughi. Il secondo elemento che fa pensare tutto il male possibile per il futuro è che, stamattina, il commissario dell’energia europeo Oettinger ha invitato l’Europa e l’Ucraina a incrementare e razionalizzare le scorte di gas in vista dell’inverno, segno che, aldilà di interpretazioni fantasiose, anche la UE ha deciso per la guerra. Persino certe dichiarazioni apparentemente assurde ma presentissime sulla stampa scandinava circa il fatto che gli ucraini non sono slavi ma svedesi (!!!), pur nella loro apparente assurdità e folklore, danno la cifra di un barometro che volge direttamente sul segno “guerra”. Lo auspica in fondo anche Wall Street che, proprio su questo presupposto, mette a segno record al rialzo ogni giorno. Sono i classici valori di borsa da “pre guerra”. L’incognita, come abbiamo scritto tempo fa, è l’atteggiamento di Putin il quale, pur abilissimo stratega, si trova di fronte a un dilemma al quale farà fatica a sottrarsi: accettare lo scontro (che, stante l’enorme disparità di forze, non potrà che essere nucleare) oppure arrendersi “senza condizioni”. Oggi va di moda paragonare questa estate a quella del 1914. E’ un paragone suggestivo. A noi, però, sembra invece assomigliare molto più a quella che visse il Giappone nei mesi immediatamente precedenti a Pearl Harbour: minacce militari più strangolamento economico. Certo Putin non è Tojo e la Russia non è il piccolo Giappone del 1941. Non di meno le somiglianze sono, per noi, impressionanti. Vedremo se, visto l’incipit, anche l’exeunt sarà simile.
Il Cancelliere