Linkiesta usa il pianto democratico. Ogni giorno lancia allarmi, inascoltati dalla Schlein, nella morsa dello scioperante fine settimana e regista dei referendum che vorrebbero annullare leggi da loro votate. Non bastasse è anche "dipendente" precaria dell'avvocato del popolo stellato. Spartiti e proteste del Campo Largo, sono confezionati mirabilmente da Travaglio, suggeritore di ogni azione. Linkiesta disperata e l'opposizione occidentale, sempre meno folta, campano con le minacce del dittatore alla russa. Senza la spalla americana, sparano a salve. Secondo Mario Lavia, uno dei più devoti al vangelo di Davos, l’opposizione non vuole vincere, si accontenta dell'irrilevanza. La forbice tra i due schieramenti si allarga e la sinistra appare sempre più lontana dai (veri) problemi del paese. Le alleanze mancate coi riformisti, la retorica militante, le piazze divise, il Pd di Schlein sembra sempre più chiuso in una logica identitaria, lontana dai problemi del Paese reale. Questa sinistra è minoritaria dentro. E lo fa capire in tutti i modi. Porsi l’obiettivo di portare ai seggi dei referendum dodici milioni di elettori, invece della metà degli aventi diritto, che sono all’incirca il doppio, è il simbolo della rinuncia a conquistare la maggioranza dei consensi, che è il principio-cardine della democrazia e l’ovvio obiettivo di un partito o di uno schieramento che intenda, appunto, rappresentare la maggioranza. L'impressione è che il Pd di oggi sia, testardamente minoritario. E' comprensibile per Alleanza Verdi e Sinistra, ma è il connotato che distingueva l’estrema sinistra dalla sinistra storica. Mezzo secolo fa, Enrico Berlinguer affermava orgoglioso dal balcone delle Botteghe Oscure che un italiano su tre vota comunista. Scelta precisa. Cosa rappresenta il Pd adesso?
massimo lugaresi