massimo lugaresi
sabato 15 novembre 2025
Trasformismo
Il Movimento 5 Stelle, nella primitiva edizione grillina, fece meno fatica a conquistare un terzo dei voti che il terminare poi la rapidissima dispersione. Rimane una necessità nel nebuloso panorama politico. Il gioco delle propagande rende impossibile la verità su tutti gli aspetti bellici o sociali. Chi si avventura, con qualche potente copertura, nel gioco, diventa eroico. Maggioranza e soprattutto l'opposizione sono forze che mostrano divergenze sanabili, da una parte, solo con il miracoloso collante del potere, dall'altro con la mancanza di una credibile alternativa. L'avvocato del popolo stellato, sguazza agilmente nel pantano. L'opposizione è il suo giardino. L’ultimo numero da trasformista di Conte è quello di mostrarsi saggio e affidabile, così Mario Lavia su Linkiesta, blog del rearmo tedesco, in parte pagato da noi, definisce il leader del Movimento, mostrando oltre ogni ragionevole dubbio o silenzio di Repubblica, cosa bolle nel pentolino della sinistra. Non puoi usare i 52 venerdi del calendario per scioperare da solo. ll leader dei Cinquestelle ora "prova" ad apparire più moderato del Pd, ed imporsi come l’uomo di governo nel campo largo rispetto all’inesperta Schlein. La coalizione vuole riprendere il potere o garantire la Meloni?
venerdì 14 novembre 2025
Riarmiamoci
Il Fatto Quotidiano avvisa gli smemorati europei (noi) che quando la Germania si riarma, non è una salutare notizia. Berlino si prepara alla guerra, Roma attende ordini. La Bundeswehr (esercito tedesco) si prepara. Sta acquistando veicoli e munizioni e punta ad arruolare soldati e riservisti. Il Cancelliere Merz ha già indossato l'obbligatorio elmetto. Gira sempre la voce che sarebbe invece la Russia, pronta ad una nuova invasione. I giornali e le nostre tv, con quelle di Piersivio, annunciano, tutti i giorni, che ci dobbiamo difendere. Una fetta dell'opposizione condivide, l'altra non ha ancora assunto una chiara decisione. I cinque stelle sono invece comprensibili, con qualche peccato da perdonare. La guerra in Ucraina mostra (?) la reale situazione. Le voci di una conquista dei territori filorussi, sembra credibile. Il problema per Zelensky è la paura del dopo che dovrebbe consentire anche il voto. Per la Ursula sarebbe un disastro finanziario e politico. Trump ha già detto che non paga il conto.
massimo lugaresi
giovedì 13 novembre 2025
I Peccati di Giorgia
Grazie al Fatto Quotidiano, fiutatore dei peccati altrui e agronomo dei 5 Stelle, nel Campo Largo, sappiamo per chi "tifava" da giovane la Meloni. La Lazio, mentre adesso "finge" di condividere con Dagostino, l'amore per la Roma. Per il blog entra nei peccati capitali. Un coupe de teatre della politica. La Schelin chiederà che la premier riferisca in parlamento. E' sufficiente per un venerdì di sciopero. Il Fatto Quotidiano ha svolto un intenso lavoro di ricognizione, nel passato digitale della Meloni, riscontrando un segreto amore per l'azzurro capitolino. Allora 21enne si faceva chiamare "Draghetta Khy-Ri" e gestiva una pagina di tifo sfegatato per la Lazio. Non è finita, l'attenta ricognizione del passato, ha espresso anche l'obbligatoria offesa per la Juve Rubens e l'antipatia per Berlusconi e Galliani. Colpita pesantemente con il pallone verità, ci avrebbe preso per il.., non è tifosa della Roma è sempre stata laziale ed era pazza di Simone Inzaghi. Il giornale di Travaglio è la guida politica, spirituale e calcistica dei 5 stelle. Fallito il tentativo della Giorgia di spacciarsi tifosa della Roma, rimane il titolo acquisito di garbanelliana doc. Governo in pericolo.
massimo lugaresi
mercoledì 12 novembre 2025
Senza Titolo
Gli articoli di Dagospia, condivisi da tutti i giornali filopiddini, sono scontati come il giorno dedicato agli scioperi di Landini. Sono (da sempre) iscritto alla Cgil, nostalgico ricordo della mia sinistra. Di Landini non condivido l'eloquio, forzatamente violento. Si capiscono gli effetti, ascoltando l'allieva Schlein. Sono però ridicole le polemiche sollevate dal Campo Largo, a turno, contro l'attuale governo. Sembra che l'immenso debito che pesa sulle nostre tasche, sia solo colpa della Meloni e non delle concessioni e favori prestati (anche) nei quasi venti anni di dominio piddino, se preferite, democratico. L'annuale finanziaria ne risente. Diversa e condivisibile, la critica ed avversione ad un rearmo per contrastare inesistenti ed inventati pericoli. Sono i droni finanziari. Siamo precipitati in pochi anni nel radicale cambiamento della politica. Rimane immutato solo il servile atteggiamento occidentale. Dove è finita l'Europa e la sbandierata autonomia? L'altro aspetto quotidiano nella lettura (sguardo) del Blog di Dagostino è l'insistente annuncio di disastri nella maggioranza di governo. L'opposizione possiede forti alleati nella comunicazione/propaganda e fornisce notizie di scandali, spesso presunti che si spengono nel tempo. I partiti sono piccole alcove del potere, abbandonando il rapporto con i cittadini. Lo si capisce dalla sempre più scarsa partecipazione al voto. Tra poco ci saranno altre "verifiche" elettorali, gli ultimi segnali della nostra social democrazia. Un confronto nord sud, da cui trarre indicazioni e forse sorprese.
massimo lugaresi
martedì 11 novembre 2025
Tendenza
Ho letto un articolo di Francesco Cesarini che esce dai concetti di parte, nella lotta politica italiana. Afferma che è tutta nostra la tendenza ad interpretare ciò che accade nel mondo, con le lenti di chi pensa di essere al centro del pianeta. Approccio strumentale e sterile. Dire che Zohran Mamdami, nuovo sindaco di New Jork, sia un modello per i democratici, significa semplificare e banalizzare la complessità di un contrasto profondamente diverso dal nostro. Il concetto di democratico negli Stati Uniti è diverso dal nostro miscuglio (aggiunto). Fa sorridere poi la paura di islamizzazione, una crociata al contrario, sollevata ad arte nel gioco delle parti da chi in questo teatrino la pensa in modo opposto. Londra, per dire, è amministrata da dieci anni da Khan, major mussulmano. Qui divergo dall'eccesso, volutamente inserito. La scelta di due metropoli che hanno gli stessi problemi e gli stessi fenomeni terroristici non mi sembra allietante e convincente, per chi la pensa diversamente. E' vero che il miliardario Zohran ha parlato agli ultimi, a chi di solito diserta le urne, non ha proposto però la patrimoniale. Rimane indubbiamente la voce più autorevole e credibile contro il nascente putinismo. Chi vivrà alla faccia degli armieri tugnini, diventati un pericolo per la pace, con il loro desiderio di usare la prossima guerra mondiale, come arma di rilancio industriale. Il nascente pericolo russo sta assumendo contorni comici, se non fosse già tragico.
massimo lugaresi
lunedì 10 novembre 2025
Memoria Corta
lugaresi massimo
domenica 9 novembre 2025
Meloni
Quanto vale mettere Meloni sulla scheda elettorale? Dopo tre anni di governo, Fratelli d'Italia, grazie a Giorgia, tira ancora. Nonostante l'avversa propaganda dei giornaloni (tutti) con qualche ausilio regionale o cittadino. Senza contare Ranucci. La campagna è già iniziata, mentre i dem italiani esultano ancora per la scontata vittoria a New Jork, dividendosi sulla figura di Mamdani. La premier vuole Meloni sulla scheda elettorale. Secondo Linkiesta la Schlein, che tira poco con Salvini e Taiani, sono contrari. La presidente del Consiglio è convinta di avere un brand vincente, gli altri temono di essere oscurati. Mentre la segretaria del Pd vuole evitare investiture dirette, scongiurando il rischio di primarie divisive. Questa è l'attuale realtà. Abbiamo un unica leader in politica, con l'avversaria più debole. Inserire il proprio nome sulla scheda vuole dire imporre le primarie al Pd. Atto letale che sancirebbe la divisione esistente. Nel Pd è nata un'altra rivale per la segretaria con ditino. Silvia Salis sindaco di Genova, senza dimenticare l'avvocato del popolo di Travaglio. Può vantare (?) l’esperienza di ex presidente del Consiglio, mentre la Salis può esibire la freschezza della novità. A Schlein non sfugge l’attivismo della sindaca di Genova, che da ultimo ha proposto un patto Schlein-Meloni contro la violenza di genere. In una gara a tre tra quest’ultima, Conte e Salis il risultato non sarebbe per nulla scontato. Più comodo per la numero uno del Pd lo schema che in questi anni è valso nel centrodestra: a palazzo Chigi va il leader del partito più forte. La competizione Schlein-Conte (Salis) verrebbe cioè risolta dagli elettori che, votando Pd o Movimento 5 stelle, indicherebbero di fatto o la leader dem o l’avvocato. Il nome sulla scheda che sta dividendo il centrodestra, al momento non è il problema più grosso dei dem. La paura di una divisione è sempre in agguato, poi occcore trovare nome e genere trainante.
massimo lugaresi
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