Impaginare Dagospia, tutti i giorni, nonostante grappoli di tette&culi, è diventata ardua impresa. Non per mancanza della materia prima e nemmeno la seconda, la colpa è del mondo che circonda il movimento radical chic. Residenza estiva Capalbio, invernale (penso) Cortina, natalizia Scala di Milano. Condivide, doverosamente, cosa scrive La Stampa e (sempre) Repubblica. L'ultima condivisione con il giornale degli Elkann, tifoso del Toro e ostile alla Juventus, fa capire anche dal (facile) lato calcistico perchè Stellantis stia mostrando il lato peggiore di una dinastia da chiudere. Da tempo invoco (solitariamente) la vendita della squadra zebrata, al migliore offerente. L'uscita di Agnelli Andrea, segnò l'inizio della fine tragicomica. Nel calcio si concede troppa importanza agli allenatori, ma, eccetto rari casi, i costruttori delle fortune sono gli addetti al mercato. John Elkann, fotocopia del miliardario, per eredità familiare, non sarà mai un Elon Musk. La vicenda Tavares insegna come si comporta e di chi si fida. La Stampa scrive, Dagospia "condivide"un articolo di quelli "mi vien da ridere" se non parlasse dell'infinita guerra tra Ucraina e Russia. Il giornalista Ettore Sequi, afferma che la resa di Zelensky non conviene nemmeno a Trump. Sono caduto, tanto dovevo scendere. La capitolazione a Putin sarebbe una sconfitta, non solo per l'Ucraina ma (anche) per gli Stati Uniti. Accidenti occorre scrivere sul giornale più atlantico non si può, per affermare una simile banalità? Chi ha voluto, pensato, organizzato, finanziato, addestrato una guerra su procura che doveva portare ad un allargamento dei confini difensivi della Nato? La risposta è talmente semplice che fare finta di niente è offensivo. Oppure vige ancora la regola universale per cui agli Stati Uniti è permesso tutto? Sempre secondo il manuale del perfetto atlantista, la sconfitta, prevedibile prima ed inevitabile adesso, minerebbe la scarsissima credibilità dell'ex gendarme guidato (?) da Biden, dispensatore di indulgenze familiari che rasentano l'insulto. Questo dimenticabile presidente, corre il rischio di essere ricordato solo come perdente. Trump dovrà essere invece ricordato come quello che garantirà la sicurezza della nazione ucraina. Un altro del club giornalistico "tanto dovevo scendere". Netan non ha bisogno di procure, le guerre le allunga dove e come vuole. Anche Donaldone lo asseconda, gli ebrei americani sono quasi pari a quelli in Israele.
massimo lugaresi