Gent.mo direttore
Sul caso Maggioli e sua Presidenza della Camera di Commercio mi limito solo ad osservare che lo Stato tutela l'anonimato di chi ha scudato( una,due o tre volte), ma che il "Caso Maggioli" uscì dall'anonimato quando il giorno 22 febbraio 2012 il giornalista Mario Gerevini, sul Corriere della Sera, sollevò il caso perchè questa operazione, legalmente permessa, illustrata in un atto dell' inchiesta della Procura di Forlì sul Credito di Romagna,dove Maggioli è indagato con altre 17 persone. A mio avviso il suo nome è "emerso" per questo semplice motivo e essendo,come dice il giornalista,proprietario ,il dr.Maggioli, di un gruppo editoriale da oltre 100 milioni di fatturato che tra i suoi business (Maggioli Tributi)ha proprio quello di andare a "caccia" di chi non paga le tasse, a mio avviso il passo indietro sarebbe estremamente doveroso anche perchè una serena vecchiaia si augura a tutti.
Sergio Giordano
mercoledì 29 febbraio 2012
Perplesso
Dopo la solenne bocciatura dell'unico atto partorito, il Sindaco ha confessato al Sito di Casa di essere Perplesso e Dispiaciuto o Dispiaciuto e Perplesso non ricordiamo la sequenza delle emozioni sindacali. La Delibera Puttane è l'esempio doc della qualità amministrativa, invece di pensare a risollevare una Città che sprofonda in tutti gli indicatori, si vogliono sostituire ai deputati all'ordine pubblico, cercando per decoro di spostare le puttane dalle strade nei tanti appartamenti invenduti, sarebbe meglio che cominciassero a costruire nuove strade e magari riempirle dopo.. di puttane. Siamo alle comiche folli, da sette mesi non approda uno straccio di iniziativa nell'organo che è stato scelto dai cittadini per essere governati, la vacanza amministrativa è sintomo d'incapacità programmatica e politica, s'inventano i nemici per creare cortine fumogene, i giornali riportano la notizia che gira senza che nessuno ne conosca i contorni, un prezziario per i reati ambientali sulla spiaggia, per dirla alla riminese sembra scandaloso come altre richieste che ti senti proporre per la strada. E' questo il modo d'amministrare che il Giovane ha promesso nella sua lunga campagna elettorale mai terminata? Il pulpito di un Sindaco è il suo Consiglio Comunale, se non se la sente o non è adatto, scelga un'altra attività con o senza partita iva, ha tante prerogative e capacità di imitazione, provi a copiare un lavoro, un altro però.
P.S.
Sono iniziati i viaggi della speranza a Ravenna.. dal Sovrintendente
martedì 28 febbraio 2012
Battaglia Solitaria
Confortati dalle decine di mail che arrivano dal campo nemico, una volta fraterno e frequentato, continuiamo nella solitaria battaglia informativa. I nostri lettori, tanti, tanti, molti votanti a sinistra, quella sociale, riformista, seria che non si sente rappresentata dal serraglio del Palazzo, incitano a proseguire, trovando scandalose le assenze informative dei 3/4 giornali locali. Sembrano tutti allineati, come la grande stampa nazionale che titola perfino allo stesso modo, con la differenza non sottovalutabile del Carlino. Non siamo certo tornati alle grandi edizioni di Silvano Cardellini, quando era l'incubo cartaceo per i comunisti al potere, spingendoli ad un confronto con i cittadini per uscire da logiche e steccati crollati clamorosamente. Oggi la stampa dipende dalla pubblicità, per anni quella delle società pubbliche è stata determinante, assieme al Mattone vero protagonista politico in questi anni. La teoria del si doveva fare perchè "tutti" erano d'accordo valeva per lo Stadio come i Bagnini, una logica che ha sottinteso i grandi comportamenti delle amministrazioni. Dobbiamo ammettere che nel suo solitario impero il Giovane non ha ancora fatto capire da chi sia orientato, francamente sembra piuttosto sbandato, non ha muri solidi sui quali appoggiarsi, una volta esistevano quelli delle varianti, erano punti fermi dai quali si capiva l'indirizzo, le sue parole, parole, parole avevano suscitato qualche flebile speranza, oggi sembrano segnale di sconfitta meritata. La vicenda Bagnini & Co è illuminante, hanno ripreso i viaggi della speranza romana, li fanno, intervallati con quelli regionali, da almeno sei anni, pietendo una giustizia che cozza con quella europea, non sembra questo il governo più adatto a concedere le loro richieste. Invece di affrontare il mercato e sconfiggerlo, chiedono protetture lobbistiche come hanno fatto dai tempi repubblicani. Non sono tutti così, qualcuno ha fatto vedere in questi anni di guardare oltre l'ombrellone, con esempi lodevoli di innovazione e fantasia. I loro capi sono la fotografia del medio evo balneare, le organizzazioni li coprono per paura di perdere iscritti, il Comune ha inventato un prezziario ambientale. Non ascoltiamo una protesta, almeno piccola, piccola, se l'avesse proposto B ci sarebbe stata una sollevazione, si chiama sempre Condono anche se lo inventa Biagini.
P.S.
Presto altre novità abusive.
Immacolati Vs Mercanti
Mentre la città (da noi benevolmente definita degli “inadatti”) sprofonda nella crisi e nella recessione insieme al paese, vi si moltiplicano i segni di una resa dei conti tra le nuove generazioni di politici o supposti tali e i “vecchi” che subiscono per forza di cose la crisi del loro modello.Partecipano alla tenzone, ovviamente, gli scudieri. Attenzione...nulla di serio...se non altro perchè i “nuovi” non sono altro che dei “cloni” dei “vecchi”. Ma, come spesso accade nelle cose umane anche i piccoli esseri allevati in provetta, arrivato il momento buono, si ribellano ai loro Faust. Certo scomodare Faust per Melucci ed Errani forse è un po’ troppo, ma, fatte le debite proporzioni, sta di fatto che le ripetute punzecchiature e attacchi dei giovani Petitti, Gnassi,Vitali ecc. alla vecchia guardia stanno diventando troppo insistenti per essere casuali. Insomma anche qui, abusando di una citazione illustre: “c’è del metodo in questa follia...”.Idem per l’assalto al “reo” Maggioli. Reo di aver legalmente “scudato” certe sommette. Tutto lecito certo, dicono i “giovani immacolati”, ma diamine! Oggi che si richiede il massimo della purezza...questo è intollerabile!! Cavolo!! Fuori i mercanti dal tempio!!! Tutto ok il prezzo è giusto; senonchè della protezione e dell’amicizia dei “mercanti”, gli “immacolati”, fino a ieri, ne menavano vanto e non è che ne abbiano certo rifiutato la benevolenza quando serviva... Ora però “mala tempora currunt” e bisogna assolutamente smarcarsi. Ma si sa così vanno le cose umane e una nuova generazione appunto di “immacolati” venuti dal nulla (?), o almeno così ci vogliono far credere vuol prendere il posto dei “vecchi mercanti” logorati dal potere e dal tracollo del modello. Vedremo... . A questi ultimi (i “mercanti” in odor di cacciata) suggeriamo di non prendersela troppo ricordando la caducità delle fortune umane. Melucci conoscendolo un po’ crediamo non la lascerà passare liscia e sempre che possa (gli anni passano per tutti...) Riserverà qualche sorpresa ai nuovi “immacolati”, suoi ex cloni. A meno che, dopo l’exploit, non si rimettano tutti buoni e zitti come sono sempre stati finora.
Az. rimini politica
lunedì 27 febbraio 2012
Lo Scudo
A Manlio Maggioli è arrivata la solidarietà che desiderava, un forte ed onesto sostegno imprenditoriale espresso da Maurizio Focchi che a Rimini rappresenta molto più della debole confindustria locale, soprattutto sul versante etico. Anche per lui avevamo espresso una forte preferenza ed adesione nel caso avesse accettato la candidatura a sindaco che le due componenti, oggi diventate una sola, gli avevano disperatamente richiesto. Ha preferito continuare ad occuparsi della sua impresa, sarebbe stato un ottimo amministratore, i paragoni con l'attuale diventano ogni giorno più impietosi, sono troppi quelli che vengono citati come largamente migliori, segnale che Melucci ci ha tirato un'altro ...scherzetto. Torniamo ai capitali scudati ed alla presa di posizione delle Volpi Gemelle, pur proprietarie di una vita priva di esperienze definibili lavorative, hanno avuto il coraggio di ordinare ai ghost writer di confezionare un attacco subito dopo che le categorie di complemento avevano fatto sentire la loro voce farisaica. Il liscio e busso di Focchi è da manuale, scagli il primo mattone chi è senza colpa, quando per sistemare gazebi, tende, pedane, palme, giochini assortiti, al Palazzo stanno preparando l'ennesimo condono in salsa riminese, destinato a fare la fine dell'Ordinanza Puttane. A proposito non paga mai nessuno, chi ha scritto e pensato l'atto reiterato? Noi lo sappiamo, come non ha fatto Buffon, dovrebbe uscire ed autodenunciarsi, il salutare schiaffone della Procura ha fatto male ai nostri Delegati, non crediamo sia l'ultimo, ne aspettiamo Uno ansiosi di pareggiare i conti demaniali.
Caccia alle Volpi
Chi ha avuto passione venatoria sa che la Caccia alle Volpi è sempre permessa, trattandosi di animali nocivi, i democrat hanno aperto ufficialmente la stagione per quelle Gemelle, considerate pericolose per il partito. Non siamo iscritti, ne ambiamo possedere un'altra tessera sbagliata, però mai come in questo caso siamo d'accordo con la battuta iniziata. Per chi non conosce i riti, rimasti sempre uguali rispetto ai tempi nei quali Napolitano era capo corrente migliorista senza saperlo, i battitori inizieranno a perlustrare il terreno, creando rumori e polemiche che avranno il sapore delle categorie di riferimento, le motivazioni abbondano, lo sciopero consiliare, l'inutilità della loro presenza, un gioco prettamente difensivo con offese gratuite nei confronti della Regione Errani, sono validi motivi per una caccia senza prigionieri. Sguinzaglieranno i cani, quelli di stirpe margheritina hanno fiuto allenato a seguire le tracce delle scuole paritarie e mattoni concordati, gli altri segugi consiliari seguono il branco, costringendo le Volpi Gemelle ad uscire dalle tane di Palazzo. Non saranno sufficienti i ripari istituzionali, i consiglieri sono stati avvisati, la loro debolezza non crea problemi, stessa sorte riguarda la Giunta, con un colpo a salve di Melucci scompaiono sui tappeti cinesi volanti. L'avviso riguarda in particolare il Delegato non scelto da Gnassi, dovrà per una volta nella vita scegliere con chi stare, uscire dal macchione, le palle possono colpire anche se neroazzurre.
Con Woityla e Ruini
Con Ruini e Wojtyla la svolta sull’Ici non ci sarebbe stata.
La decisione del governo di Mario Monti di ridurre il campo di esenzione dell’imposta immobiliare (Imu) sugli edifici ecclesiali segna una svolta epocale che va oltre il caso di specie. Dieci anni fa, con Camillo Ruini alla guida della Cei e Wojtyla sul soglio di Pietro, non sarebbe accaduto. E neppure sei mesi fa, con Silvio Berlusconi a Palazzo Chigi. D'altra parte sotto la guida del cardinale Angelo Bagnasco, anche a prescindere dalla volontà di quest’ultimo, è sembrato invertirsi il motto ruiniano (“Meglio contestati che irrilevanti”) e oggi la Conferenza episcopale italiana evita attentamente le contestazioni.E'un’altra Chiesa, è un’altra era. La decisione del governo di Mario Monti di ridurre il campo di esenzione dell’imposta immobiliare (Imu) sugli edifici ecclesiali segna una svolta epocale che va oltre il caso di specie. Dieci anni fa, con Camillo Ruini alla guida della Cei e Wojtyla sul soglio di Pietro, non sarebbe accaduto. E neppure sei mesi fa, con Silvio Berlusconi a Palazzo Chigi.La storia, in realtà, è molto più complessa dei singoli uomini. Ma innegabilmente ci sono uomini che una certa storia determinano, caratterizzano, impersonano. Per un ventennio Berlusconi ha rappresentato un interlocutore privilegiato delle gerarchie cattoliche perché le garantiva su questioni ritenute dirimenti come la vita (la vicenda di Eluana Englaro), la famiglia tradizionale (i Dico) e l’educazione (i finanziamenti alla scuola paritaria). Attorno a Berlusconi, e al suo braccio destro Gianni Letta, ruotava poi un sistema di potere composto di uomini che con il Vaticano avevano stretti rapporti di natura, tra l’altro, economica: Guido Bertolaso, Luigi Bisignani, Angelo Balducci, Cesare Geronzi, per fare solo alcuni nomi. Una volta che il berlusconismo è andato in crisi – travolgendo i buoni rapporti con la Cei di Ruini, come ha dimostrato il caso Boffo – si è sgretolato il muro legislativo sui temi “eticamente sensibili” (il testamento biologico è finito in un cassetto, da un altro cassetto è stato ritirato fuori il divorzio express) e si è dissolto anche il cordone protettivo che esso assicurava alla Chiesa. E forse non è un caso che il caso di Vatileaks, le fughe di notizie riservate dal Vaticano, con annessi schizzi di fango sui vertici della Santa Sede, sia scoppiato durante la latitanza forzosa di Berlusconi dalla scena politica...Il cardinale Camillo Ruini è un altro uomo che ha plasmato la recente storia italiana. Con il sostegno di Papa Wojtyla, ha rappresentato una Chiesa determinante per la politica, capace di fare sponda a Berlusconi, rovinare la vita a Prodi, dettare l’agenda del dibattito pubblico. Il suo pensionamento, fortemente sponsorizzato dal cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato vaticano, è coinciso con un cambiamento del ruolo della Chiesa sulla scena pubblica. Sotto la guida del cardinale Angelo Bagnasco, anche a prescindere dalla volontà di quest’ultimo, è sembrato invertirsi il motto ruiniano (“Meglio contestati che irrilevanti”) e oggi la Conferenza episcopale italiana evita attentamente le contestazioni. Intanto lo schema politico di Ruini – un bipolarismo composto da due coalizioni entrambe “impollinate” di politici cattolici con la forza di veto sui “principi non negoziabili” – si scioglie come neve al sole quanto più il Governo Monti rimane in carica. Fioccano progetti proporzionalisti sulla legge elettorale, l’Udc punta ad allargarsi, personalità come il ministro Andrea Riccardi, fondatore della comunità di Sant’Egidio, lavorano discretamente ma alacremente per una “scomposizione e ricomposizione” del quadro partitico. Aumenta, tra gli elettori sondati ciclicamente dagli istituti statistici, la voglia di un partito neocentrista, che però si occupi più di dottrina sociale della Chiesa (lavoro, giustizia sociale, economia post-capitalista) che di aborto e coppie gay. La svolta di Monti sull’Imu,però, non si spiega solo con l’addio alle scene di Berlusconi e Ruini. La parte del leone è stata svolta dall’Unione europea. E’ semmai un segno dei tempi che il premier Mario Monti venga proprio da quella Commissione europea che, su denuncia dei radicali (e, dietro di loro, degli albergatori italiani), avrebbe verisimilmente condannato a maggio l’Italia per infrazione della disciplina sugli aiuti di Stato sotto forma di esenzioni all’imposta immobiliare se Palazzo Chigi non fosse intervenuto. Quello dell’Imu è solo l’esempio più evidente di una presenza sempre più pervasiva e vincolante che l’Europa, nelle sue diverse configurazioni, gioca nella vita (anche ecclesiale) degli italiani. Basti pensare alla querelle attorno ad una sentenza della Corte europea per i diritti degli uomini sul crocifisso; alle risoluzioni del Parlamento europeo sulle coppie gay o sulla ricerca sulle cellule staminali embrionali; alle proposte della Commissione europea sui tempi del lavoro che intaccano anche la domenica; o, per quanto riguarda la Santa Sede, ai negoziati che l’Unione europea ha ingaggiato con il Vaticano, coadiuvata da organismi del Consiglio d’Europa, per l’adeguamento agli standard internazionali sull’anti-riciclaggio.Esempi innumerevoli che spiegano perché, con acume piuttosto solitario, il segretario generale della Cei, mons. Mariano Crociata, ha di recente affermato: “Siamo costretti a prendere atto di misure che presentano rilievo sia su temi di natura giuridica ed economica per quanto attiene la gestione delle nostre strutture e istituzioni, sia su temi di carattere culturale, religioso, etico e bioetico. Lentamente, e talora inavvertitamente o con avvertenza tardiva, vediamo intaccato e modificato il panorama giuridico e culturale entro il quale siamo stati abituati ad operare e, prima ancora, a pensare”.Sullo sfondo, poi, non va dimenticato che la Chiesa italiana subisce un più vasto movimento di secolarizzazione delle società occidentali che, forse, berlusconismo e ruinismo avevano artificialmente dissimulato, e che Mario Monti, a prescindere dalle sue intenzioni, sta invece palesando. Una secolarizzazione che trasforma la Chiesa da interlocutore privilegiato e un po’ sacrale dei Governi ad attore tra gli attori di un negoziato alla pari. Su questa accelerazione ha forse influito lo scandalo della pedofilia, che ha gettato un’ombra sulla credibilità della Chiesa che, anche in Italia, rischia di trasferirsi anche sul minore entroito dell’otto per mille e delle donazioni liberali ai sacerdoti. Che la percezione della religione in Italia si stia profondamente modificando, del resto, è testimoniato anche da dati come quelli che la Conferenza episcopale italiana pubblica ogni anno sul calo,lieve, ma continuo, di studenti che si avvalgono dell’ora di religione cattolica a scuola.una vicenda apparentemente diversissima, ma forse intimamente connessa ad un atteggiamento più laico della politica – da episodi come il recente avvertimento del ministero della Giustizia, guidato da Paola Severino, secondo il quale il Vaticano deve rispondere alle rogatorie sul riciclaggio per collaborare alle indagini sulla morte di Roberto Calvi e sui soldi della mafia transitati in passato dallo Ior. Perché – è il messaggio – il Vaticano non è più un paradiso, perlomeno fiscale.
michele tornabuoni
linkiesta.it
La decisione del governo di Mario Monti di ridurre il campo di esenzione dell’imposta immobiliare (Imu) sugli edifici ecclesiali segna una svolta epocale che va oltre il caso di specie. Dieci anni fa, con Camillo Ruini alla guida della Cei e Wojtyla sul soglio di Pietro, non sarebbe accaduto. E neppure sei mesi fa, con Silvio Berlusconi a Palazzo Chigi. D'altra parte sotto la guida del cardinale Angelo Bagnasco, anche a prescindere dalla volontà di quest’ultimo, è sembrato invertirsi il motto ruiniano (“Meglio contestati che irrilevanti”) e oggi la Conferenza episcopale italiana evita attentamente le contestazioni.E'un’altra Chiesa, è un’altra era. La decisione del governo di Mario Monti di ridurre il campo di esenzione dell’imposta immobiliare (Imu) sugli edifici ecclesiali segna una svolta epocale che va oltre il caso di specie. Dieci anni fa, con Camillo Ruini alla guida della Cei e Wojtyla sul soglio di Pietro, non sarebbe accaduto. E neppure sei mesi fa, con Silvio Berlusconi a Palazzo Chigi.La storia, in realtà, è molto più complessa dei singoli uomini. Ma innegabilmente ci sono uomini che una certa storia determinano, caratterizzano, impersonano. Per un ventennio Berlusconi ha rappresentato un interlocutore privilegiato delle gerarchie cattoliche perché le garantiva su questioni ritenute dirimenti come la vita (la vicenda di Eluana Englaro), la famiglia tradizionale (i Dico) e l’educazione (i finanziamenti alla scuola paritaria). Attorno a Berlusconi, e al suo braccio destro Gianni Letta, ruotava poi un sistema di potere composto di uomini che con il Vaticano avevano stretti rapporti di natura, tra l’altro, economica: Guido Bertolaso, Luigi Bisignani, Angelo Balducci, Cesare Geronzi, per fare solo alcuni nomi. Una volta che il berlusconismo è andato in crisi – travolgendo i buoni rapporti con la Cei di Ruini, come ha dimostrato il caso Boffo – si è sgretolato il muro legislativo sui temi “eticamente sensibili” (il testamento biologico è finito in un cassetto, da un altro cassetto è stato ritirato fuori il divorzio express) e si è dissolto anche il cordone protettivo che esso assicurava alla Chiesa. E forse non è un caso che il caso di Vatileaks, le fughe di notizie riservate dal Vaticano, con annessi schizzi di fango sui vertici della Santa Sede, sia scoppiato durante la latitanza forzosa di Berlusconi dalla scena politica...Il cardinale Camillo Ruini è un altro uomo che ha plasmato la recente storia italiana. Con il sostegno di Papa Wojtyla, ha rappresentato una Chiesa determinante per la politica, capace di fare sponda a Berlusconi, rovinare la vita a Prodi, dettare l’agenda del dibattito pubblico. Il suo pensionamento, fortemente sponsorizzato dal cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato vaticano, è coinciso con un cambiamento del ruolo della Chiesa sulla scena pubblica. Sotto la guida del cardinale Angelo Bagnasco, anche a prescindere dalla volontà di quest’ultimo, è sembrato invertirsi il motto ruiniano (“Meglio contestati che irrilevanti”) e oggi la Conferenza episcopale italiana evita attentamente le contestazioni. Intanto lo schema politico di Ruini – un bipolarismo composto da due coalizioni entrambe “impollinate” di politici cattolici con la forza di veto sui “principi non negoziabili” – si scioglie come neve al sole quanto più il Governo Monti rimane in carica. Fioccano progetti proporzionalisti sulla legge elettorale, l’Udc punta ad allargarsi, personalità come il ministro Andrea Riccardi, fondatore della comunità di Sant’Egidio, lavorano discretamente ma alacremente per una “scomposizione e ricomposizione” del quadro partitico. Aumenta, tra gli elettori sondati ciclicamente dagli istituti statistici, la voglia di un partito neocentrista, che però si occupi più di dottrina sociale della Chiesa (lavoro, giustizia sociale, economia post-capitalista) che di aborto e coppie gay. La svolta di Monti sull’Imu,però, non si spiega solo con l’addio alle scene di Berlusconi e Ruini. La parte del leone è stata svolta dall’Unione europea. E’ semmai un segno dei tempi che il premier Mario Monti venga proprio da quella Commissione europea che, su denuncia dei radicali (e, dietro di loro, degli albergatori italiani), avrebbe verisimilmente condannato a maggio l’Italia per infrazione della disciplina sugli aiuti di Stato sotto forma di esenzioni all’imposta immobiliare se Palazzo Chigi non fosse intervenuto. Quello dell’Imu è solo l’esempio più evidente di una presenza sempre più pervasiva e vincolante che l’Europa, nelle sue diverse configurazioni, gioca nella vita (anche ecclesiale) degli italiani. Basti pensare alla querelle attorno ad una sentenza della Corte europea per i diritti degli uomini sul crocifisso; alle risoluzioni del Parlamento europeo sulle coppie gay o sulla ricerca sulle cellule staminali embrionali; alle proposte della Commissione europea sui tempi del lavoro che intaccano anche la domenica; o, per quanto riguarda la Santa Sede, ai negoziati che l’Unione europea ha ingaggiato con il Vaticano, coadiuvata da organismi del Consiglio d’Europa, per l’adeguamento agli standard internazionali sull’anti-riciclaggio.Esempi innumerevoli che spiegano perché, con acume piuttosto solitario, il segretario generale della Cei, mons. Mariano Crociata, ha di recente affermato: “Siamo costretti a prendere atto di misure che presentano rilievo sia su temi di natura giuridica ed economica per quanto attiene la gestione delle nostre strutture e istituzioni, sia su temi di carattere culturale, religioso, etico e bioetico. Lentamente, e talora inavvertitamente o con avvertenza tardiva, vediamo intaccato e modificato il panorama giuridico e culturale entro il quale siamo stati abituati ad operare e, prima ancora, a pensare”.Sullo sfondo, poi, non va dimenticato che la Chiesa italiana subisce un più vasto movimento di secolarizzazione delle società occidentali che, forse, berlusconismo e ruinismo avevano artificialmente dissimulato, e che Mario Monti, a prescindere dalle sue intenzioni, sta invece palesando. Una secolarizzazione che trasforma la Chiesa da interlocutore privilegiato e un po’ sacrale dei Governi ad attore tra gli attori di un negoziato alla pari. Su questa accelerazione ha forse influito lo scandalo della pedofilia, che ha gettato un’ombra sulla credibilità della Chiesa che, anche in Italia, rischia di trasferirsi anche sul minore entroito dell’otto per mille e delle donazioni liberali ai sacerdoti. Che la percezione della religione in Italia si stia profondamente modificando, del resto, è testimoniato anche da dati come quelli che la Conferenza episcopale italiana pubblica ogni anno sul calo,lieve, ma continuo, di studenti che si avvalgono dell’ora di religione cattolica a scuola.una vicenda apparentemente diversissima, ma forse intimamente connessa ad un atteggiamento più laico della politica – da episodi come il recente avvertimento del ministero della Giustizia, guidato da Paola Severino, secondo il quale il Vaticano deve rispondere alle rogatorie sul riciclaggio per collaborare alle indagini sulla morte di Roberto Calvi e sui soldi della mafia transitati in passato dallo Ior. Perché – è il messaggio – il Vaticano non è più un paradiso, perlomeno fiscale.
michele tornabuoni
linkiesta.it
domenica 26 febbraio 2012
Sempre Inadatti
In questi giorni, nella qualitativamente poverissima cronaca locale, tiene banco la questione dello “scudo fiscale” utilizzato dal presidente della Camera di Commercio Maggioli per “definire” una somma (2 milioni di euro) a San Marino.Va ricordato che, un paio di mesi fa, un’analoga vicenda aveva riguardato un altro big dell’economia riminese (Luigi Valentini) per una somma più cospicua. Ma è su Manlio Maggioli, causa la sua veste istituzionale, che si sono scatenate le bufere con la richiesta da parte dei politici, in primo luogo “i gemelli” Gnassi e Vitali e dei loro scudieri, delle immediate dimissioni dalla Camera di Commercio. Premettiamo di non conoscere, se non di vista, tanto Valentini quanto Maggioli, tuttavia non possiamo che notare la stranezza di quanto sta accadendo. Lo scudo fiscale in sè e per sè non è affatto sinonimo di “evasione” in quanto tende a sanare la semplice mancata indicazione, nel modello fiscale annuale, di attività estere. Queste a loro volta possono essere o no frutto di evasione, oppure, dopo il 2007, cessato l’effetto del “Trattato” fra le due repubbliche, spia di una irregolarità amministrativa. La cosa è ancora più evidente per San Marino che, da un punto di vista fiscale, è diventato “estero” (anzi, poi, paese black-list) solo dal 2007/2009. Quindi le attività esistenti in quel paese in sè e per sè possono essere ritenute provenienti da evasione con lo stesso livello di probabilità delle giacenze esistenti presso le banche italiane. Quindi, a rigore, nel caso del Maggioli questa presunzione di evasione ha ben poca consistenza o comunque ne ha tanta quanta ne avrebbe nei confronti dei milioni di italiani che dagli anni ‘70 hanno usufruito delle sanatorie di vario tipo (condoni fiscali/condoni previdenziali/condoni valutari ecc. ecc.) che hanno contrassegnato gli ultimi 30/40 anni della nostra vita politico economica. Forse nel caso di Maggioli gioca la non certo eccessiva carica di simpatia e di modestia del personaggio. Ma lasciando perdere i tecnicismi e solo per equità (visto che questo parolone è sempre usato o per parità di trattamento che dir si voglia) la stessa indagine o domanda dovrebbe essere rivolta a tutti i protagonisti presenti e passati della vita politica cittadina anzi a tutti i riminesi sempre occhiuti sulle pagliuzze e/o travi negli occhi del prossimo ma molto distratti con le proprie. Esemplificando si potrebbe chiedere: “chi di voi ha utilizzato il condono del 1982?”, “chi di voi ha utilizzato i due condoni previdenziali degli anni ‘80?”, “chi ha utilizzato il “condono Formica” del 1991/1992?”, “chi ha utilizzato l’annesso condono previdenziale?”, “chi ha utilizzato il condono “Tremonti” del 2002/2003 con annesso scudo valutario?”, “chi ha utilizzato infine lo “scudo” 2009?”. Chi risulterà poter rispondere no a tutte queste domande sarà “degno” di criticare e chiedere a piena voce le dimissioni di tutti gli altri. (Nella foto: tipico politico riminese, coll'occhio sinistro guarda i propri difetti con il destro quelli degli altri)
f.p.
rimini politica
Il Caso
Non ha bisogno di perdenti difensori come noi, anche se non si è levata una voce dai tanti vecchi amici che lo possa rincuorare, rimane un aspetto che al Dottor Manlio Maggioli è ben presente, quello che vale per lui dovrebbe essere regola generale. Allora assisteremmo alla cascata dei magnifici, rei di indebitamenti assurdi, gestioni insensate, business plan sbagliati, ricapitalizzazioni pubbliche, società inutili, metro per pochi. Alzi la mano ed il titolo in possesso chi non ha mai usufruito di un condono, fiscale, edilizio, previdenziale, familiare. Francamente usare un brutta ma necessaria legge dello stato non sembra il massimo dei reati etici, nel nostro rancoroso codice politico sembrano peggiori gli altri, reiterati. Il concetto del chi sbaglia paga dovrebbe avere una estensione più larga, arrivare se non ai santuari almeno ai seminari. Sullo scandalo Carim non abbiamo ascoltato lamenti gemellari o litanie petittiane, se guardassero nel cortile di casa con i giardini margherita, avrebbero di che stufarsi nel chiedere doverose rimesse in pristino di cariche, tanto pagate quanto male utilizzate. Del Palas non ne vogliamo più parlare? Il caro Maggioli eletto Presidente dalla sinistra per paura che si candidasse sindaco per la destra non fa più paura a nessuno, fossimo in lui, martedì ci leveremmo qualche scogliera dalle scarpe, non crediamo abbia bisogno di una traccia guidata per il suo discorso, le tante cose che sappiamo noi, le conosce da vicino, non sarebbe una brutta uscita di scena. La sua colpa è di avere insistito, ha solo un concorrente che lo sta superando a dispetto della gestione traballante che avrebbe distrutto giganti politici, non avendo bisogno di poltrone remunerate ha commesso l'errore di resistere, l'ultimo scudo lo ha tradito. Arriverà il candidato per tutte le stagioni, vice di tanti, con le eliminazioni assurge al ruolo che forse gli spetta. se avesse avuto un coraggio pari almeno alle ambizioni, sarebbe stato il sindaco ideale per Rimini, nessun confronto con l'attuale, ma con gli stessi sponsor. Maggioli si dimette perchè ha usato una brutta lex sed lex, gli altri?
Tre Fosse x Nove Enti
La Giunta comunale di Rimini ha approvato il protocollo d'intesa per la gestione del canale Ausa e delle fosse consortili Sortie e Rio dell’Asse. Un protocollo per interventi condivisi" Il documento definisce gli interventi necessari per il tempestivo ripristino della funzionalità e delle qualità ambientale della battigia, nelle aree antistanti le fosse in occasione delle aperture delle paratoie durante la stagione balneare. Arpa si occuperà di campionature e analisi delle sabbie in prossimità dello sbocco a mare del canale Ausa e della fossa Sortie. Il protocollo è disciplinato con il contributo di Regione Emilia – Romagna (Servizio commercio, turismo e qualità delle aree turistiche, Servizio difesa del suolo e della costa e bonifica, Servizio Tecnico di Bacino Romagna), Capitaneria di Porto, Consorzio di Bonifica, Hera spa, Anthea spa, Arpa Rimini e Azienda Usl di Rimini. L'obiettivo è arrivare ad un tavolo operativo per la gestione coordinata e integrata delle azioni necessarie alla tutela della costa. Così come per la gestione dell’emergenza neve, si lavorerà con un apposito tavolo operativo chiamato a definire le azioni che ogni partecipante, nel proprio campo di competenza, dovrà realizzare.
nocomment.it
sabato 25 febbraio 2012
Bravo Zerbini
Zerbini appartiene alla covata di Vichi, dal quale ha mutuato fiuto politico e posizionamento variabile. Cattolico quasi polacco nel suo ardore, portatore di croci penitenziali non fino al punto di sopportare Gnassi, che farà morire di pizzichi democristiani, cristianamente emendabili, pensando di avere un credito assessorile non onorato. Quando si deciderà a convocare un Consiglio, sono molte le cose che l'amico Samu dovrà chiedere, da incalliti laici su una concordiamo: l'Imu non va chiesta sugli edifici scolastici, altrimenti aumentano la retta al nipote. Bravo Samu
Topo e Gatto
Mettere in discussione il sistema turistico regionale ed atterrare sul Paganello, sembra l'esempio più evidente del Gnassismo e come sia facile per Melucci giocare al gatto con il topolino. La chiudiamo quì, non sembra la carta migliore che Rimini possa vantare per un suo rilancio turistico, usando lo comica differenza tra Fiat e Ferrari, pari a quella tra Marchionne e Monty, pare che Rimini sia la Rossa sempre ferma in officina, che non muta cambiando due fendinebbia come facevano i tamarri negli anni 70, neppure verniciandola di rosa come fanno i nuovi, serve ben altro in termini organizzativi e strutturali. Il dramma è rappresentato da un Sindaco che è solo la punta dello scoglio di una Città lasciata nelle mani di dilettanti alla Corrado, sbagliano anche quando hanno ragione nei rapporti con la Regione.
tomjerry.it
Pistolotti
Non si convoca un Consiglio Comunale con una Delibera da sette mesi. lo scontro in atto tra Gnassi ed il resto del Partito è talmente evidente che sarebbe utile per il Giovane farsi scudare, può essere un domani scusa utile per andarsene. Abbiamo letto, animati da insano masochismo, un Pistolotto di Palazzo Garampi lunghissimo, una stancante riflessione sui dati turistici della Provincia di Rimini. Abbiamo già scritto che a questi consuntivi non crede nessuno, a fronte di un disastro nazionale che è stato indicato con un calo del 16% , la Riviera di Rimini avrebbe rappresentato l'unica area dove si sono riversati i turisti latitanti, in particolare russi. Non abbiamo più voglia di discutere su rilevazioni fatte dal tetto di qualche macchina blu, non hanno validità scientifica, sono offensive per il comune vedere della gente, compresi gli operatori che non siano al guinzaglio, rimane il fatto che vengono utilizzate come armi per la guerriglia democrat. Usano scribacchini strapagati, per comunicare agli avversari di partito, un messaggio con destinatari precisi, questo è per Melucci in Errani. Il significato tradotto dal politichese più becero, giusto per farlo capire anche al leghista arrivato ad adorare i bagnini in ritardo, è inequivocabile, dovrete fare i conti con me, con questi risultati io rimango l'allenatore migliore per una Città sulla strada della retrocessione. L'Stl, tradotto in Sistema Turistico Locale, ennesima sigla per innaffiare i soliti canali promozionali, deve tenere conto del Sindaco di Rimini, ed il Vate seguire i miei Skemi. La risposta di Melucci, da noi riassunta, è stata tranchant, tre semplici parole molto usate negli stadi, la prima è indicativa.
P.S.
Non abbiamo fatto in tempo a riprenderci dalla lettura turistica che i Due Gemelli confezionano una Bolla Fiscale su Maggioli, per quanto breve non abbiamo capito se si deve dimettere o no? Non cambiano mai.
La Cina è Vicina
Vecchia frase in uso nel 68, che si avvera dopo 40 anni, in una logica ribaltata, invece dei comunisti arrivano i nuovi capitalisti. Dopo aver occupato ormai mezza Africa, lo sbarco in Europa è già iniziato, attraverso la testa di ponte approdata in Grecia, le uniche aziende che funzionano sono quelle cinesi, come la gestione e l'organizzazione dei porti che per un economia molto condizionata dai traffici marittimi, significa una fetta importante dell' intero prodotto nazionale. Siamo però convinti che la loro base logistica sarà l'italia, per una serie di questioni, la prima è la vicinanza con l'Africa, in particolare con la sponda mediterranea, sono i primi e privilegiati interlocutori delle rivoluzioni in atto, l'Italia oltre ad essere circondata dal mare è nel cuore dell'Europa ed è facilmente aggredibile. Non sarà più la Cina che esporta, ma che fa sistema, sostituendo i vecchi punti di riferimento, senza colpo ferire, in quanto gli americani poco potranno dire e fare, la loro economia sta in piedi con gli apporti di capitali orientali. Per la Germania diventerà inevitabile ritirarsi in un contesto più ristretto, dovrà cedere lo scettro anche sul piano economico, la questione non sembra di poco conto, parlare di art.18 e amenità varie diventerà ridicolo. la metafora manzoniana dei polli di renzo. Anche la chiesa deve porsi in un contesto diverso, il presunto vantaggio che acquisisce nella divisione, rischia però di essere lo strumento per la sconfitta definitiva. Gnassi si è portato avanti con i lavori, nel suo staff si parla il cinese come il tedesco di Friburgo e lo spagnolo di Barcelona.
brucelee.it
venerdì 24 febbraio 2012
La Genesi
Il Circolo Nautico di Viserba, associazione senza fini di lucro, ma con un Presidente inviso al Palazzo, era partito dalla necessità di avere un servizio igienico a norma, imposto dalla concessione ed usato da tutti come il tendone, siano soci, cittadini, bagnanti od il Vescovo per la Messa di Ferragosto. Quando gli Uffici Comunali, nell'esaminare la richiesta ( La Genesi) hanno sollevato i loro dubbi, abbiamo provveduto immediatamente a demolire quanto risultato abusivo (quasi tutto), senza dare adito ad imposizioni di rimessa in pristino. tant'è vero che al successivo formale controllo, la concessione demaniale risultava perfettamente a norma, unico caso a Rimini, repetita iuvant, UNICO CASO A RIMINI. A fronte di questa esperienza, un caso Bosman demaniale, non possiamo certo biasimare gli uffici o chi è deputato ai controlli, abbiamo riscontrato ottima professionalità e gentilezza, con un coordinamento perfetto. I fatti sono questi, non fosse altro perchè ne siamo stati direttamente protagonisti pur danneggiati, non comprendiamo la vergognosa discussione imperniata sul salvataggio dei potenziali abusi di spiaggia, invece di fare ritornare la sabbia, si vogliono mantenere le favelas. Non abbiamo letto un rigo che riguardi il modello strategicamente utile, si è cercata la strada dei bagnini, variante dopo variante secondo lo spartito dei Mussoni, Pari, Ripa e compagnia molto cantante, poco pagante. Sono loro assieme al supino codazzo bipartisan con l'accompagno di qualcuno che non ha ancora capito cosa sia l'amministrare, ad avere creato i presupposti per il casino attuale. Sarebbe bastato approvare il primitivo Piano Spiaggia che prevedeva un modello organizzativo innovativo oltre alla possibilità di legittimare il costruito secondo i criteri indicati. Non siamo per niente sicuri che il condono ambientale paesaggistico sia il pannicello adatto, l'incontro che i giornali dicono abbia avuto il Sindaco, non sembra portatore d'applausi ma di strizze, anche se il giovane possiede un avvocato miracoloso. Gli interessi della Città in questa vicenda dove vengono relegati? Il futuro della spiaggia con un sistema aggregato in grado di fondersi con il ricettivo lo si intravede o sono piccole beghe simili ai finti processi liberalizzatori del bocconiano? Nel nostro ipotetico depliant assieme alla descrizione della camera, sala, servizi si poteva ammirare una spiaggia affascinante, con piscine contornate da palme, la possibilità di ordinare un pranzo senza essere costretti nelle ore più belle a rivestirsi per andare nella pensioncina oltre la ferrovia. Questo sarebbe servito per un rilancio autentico del nostro turismo, la più bella ed originale Cartolina di Rimini, rimasta nelle tabaccherie invenduta. Il presente è composto da zone squallidamente identiche con l'assurda ripetizione dei servizi per una stupida concorrenza: finte palestre, campi da bocce, gonfiabili, beach, volley e kinderheim, per finire nelle mani avide di alcuni albergatori, con un terzo dell'ombrellone che viene concesso altrimenti passano al bagnino limitrofo. Perchè cari giornalisti iscritti all'ordine di... non scrivete queste cose? Rimarranno i baristi che pagano 400 euro di canone ed un bicchiere d'acqua spinata viene servita ad 1,5 euro con qualche bollicina e forse una fetta di limone? Sono ormai dieci anni che raccontiamo questo scenario riminese, iniziando una battaglia che dovrebbe avere qualche contorno culturale se esistesse una minima differenza tra le forze politiche. Quelle più serie ancora non contaminate, sono immobili nei loro slogan ormai vecchi, non bastano i vaffa, ci stiamo andando tutti senza spinte verbali. Abbiamo continuato a combattere anche quando il sistema politico lobbistico ci ha messo da parte, certi che le ipocrisie inventate avevano vita breve, dalla Legge Pasi&Errani, ai 90 anni di concessione della Brambilla. In questo quadro di assurdità va collocata la vergogna riminese delle varianti inventate per lasciare tutto come prima, adeguandosi alla storica mediocrità conservatrice degli operatori, non tutti, almeno si lascino in pace i pochi che per mestiere compiono il loro dovere, siano magistrati, poliziotti, vigili o...finanzieri. Siamo sicuri che se a Milano ci fosse Lu Mare, sarebbe stata un'altra storia... giornalistica.
giovedì 23 febbraio 2012
Vicenda Maggioli
Vicenda Maggioli…specchio della Rimini di oggi ?
Quello che vede coinvolto oggi Manlio Maggioli é di una gravità assoluta, non solo per il ruolo “pubblico” che ricopre come presidente della Camera di Commercio di Rimini, ma soprattutto per la reazione quasi stizzita a mezzo stampa: “si tratta di un condono del 2009, ho deciso di mettermi in regola”, ammettendo quindi implicitamente, neanche troppo, di aver evaso questi famosi 2 milioni di euro. Ancor più grave la ciliegina sulla torta, sempre a mezzo stampa, di “così fan tutti”. Ricordiamo benissimo anche la frasi di qualche mese fa sull’importanza dell’evasione per la sopravvivenza delle piccole imprese, poi subito aggiustate e corrette. Siamo sicuri che la giustizia saprà chiarire appieno questa vicenda, ma rimangono le frasi e quegli atti che ci raccontano chiaramente quanto alcuni istituti di credito siano sempre pronti ad aiutare i nostri coraggiosi capitani d’industria. Quello che sconcerta ancor di più é il silenzio di qualsiasi categoria economica riminese sulla vicenda, nessun partito o capogruppo di partito in consiglio o provincia ha detto una sola parola, nessuna trasmissione televisiva, quando invece su tante altre questioni di minor importanza si è sempre pronti ad aprir bocca ed inviar comunicati stampa. Si propongono interrogazioni sull’inno d’Italia o sul riscaldamento negli esercizi commerciali, rispettabilissime, piuttosto che interrogare e riportare poi il sentimento del proprio elettorato su questa vicenda. Presumo che l'elettorato dovrebbe aver un sentimento chiaro su questa vicenda. Io almeno, da elettore cittadino l'ho espressa. Sappiamo bene che per questioni ancor più banali, nel nord Europa e nel mondo anglosassone ci si sarebbe dimessi da qualsiasi ruolo. In Italia e a Rimini no, guai mollare la poltrona, "é mia e non ve la darò mai". Direttore, questo é il “pantano riminese e italiano” a cui ormai la cittadinanza si é assuefatta, se si possa definire quella riminese una cittadinanza che sa indignarsi. Non dico scendere in piazza, però…
Marco Torri
Torre Pedrera, Rimini
Quello che vede coinvolto oggi Manlio Maggioli é di una gravità assoluta, non solo per il ruolo “pubblico” che ricopre come presidente della Camera di Commercio di Rimini, ma soprattutto per la reazione quasi stizzita a mezzo stampa: “si tratta di un condono del 2009, ho deciso di mettermi in regola”, ammettendo quindi implicitamente, neanche troppo, di aver evaso questi famosi 2 milioni di euro. Ancor più grave la ciliegina sulla torta, sempre a mezzo stampa, di “così fan tutti”. Ricordiamo benissimo anche la frasi di qualche mese fa sull’importanza dell’evasione per la sopravvivenza delle piccole imprese, poi subito aggiustate e corrette. Siamo sicuri che la giustizia saprà chiarire appieno questa vicenda, ma rimangono le frasi e quegli atti che ci raccontano chiaramente quanto alcuni istituti di credito siano sempre pronti ad aiutare i nostri coraggiosi capitani d’industria. Quello che sconcerta ancor di più é il silenzio di qualsiasi categoria economica riminese sulla vicenda, nessun partito o capogruppo di partito in consiglio o provincia ha detto una sola parola, nessuna trasmissione televisiva, quando invece su tante altre questioni di minor importanza si è sempre pronti ad aprir bocca ed inviar comunicati stampa. Si propongono interrogazioni sull’inno d’Italia o sul riscaldamento negli esercizi commerciali, rispettabilissime, piuttosto che interrogare e riportare poi il sentimento del proprio elettorato su questa vicenda. Presumo che l'elettorato dovrebbe aver un sentimento chiaro su questa vicenda. Io almeno, da elettore cittadino l'ho espressa. Sappiamo bene che per questioni ancor più banali, nel nord Europa e nel mondo anglosassone ci si sarebbe dimessi da qualsiasi ruolo. In Italia e a Rimini no, guai mollare la poltrona, "é mia e non ve la darò mai". Direttore, questo é il “pantano riminese e italiano” a cui ormai la cittadinanza si é assuefatta, se si possa definire quella riminese una cittadinanza che sa indignarsi. Non dico scendere in piazza, però…
Marco Torri
Torre Pedrera, Rimini
Salviamo i Ciclisti?
Dal Corriere della sera 9 02 2012. Il decalogo per aumentare la sicurezza di chi usa le due
ruote impazza in rete. L'appello anche ai media italiani VIABILITA' SOSTENIBILE. Dal
Times il manifesto per salvare i ciclisti Il
decalogo per aumentare la sicurezza di chi usa le due ruote impazza in rete.
L'appello anche ai media italiani Il sindaco di Londra Boris
Johnson in bici (LaPresse) MILANO-
In pochi giorni ha raggiunto 20 mila adesioni. È la campagna del Times a sostegno della sicurezza dei ciclisti. Il noto
quotidiano di Londra, il 2 febbraio scorso, dopo un grave incidente subito in
novembre da una sua giornalista ora in coma, aveva aperto la sua homepage con
un appello, chiedendo al governo inglese una serie di azioni da porre
immediatamente in campo per tentare di fermare una strage che ha contato, in 10
anni, ben 1.275 ciclisti uccisi. GLI OTTO PUNTI Nel decalogo stilato si legge:
Gli autoarticolati che entrano in un centro urbano devono, per legge, essere dotati di sensori, allarmi sonori che segnalino la svolta, specchi supplementari e barre di sicurezza che evitino ai ciclisti di finire sotto le ruote. I 500 incroci più pericolosi del paese devono essere individuati, ripensati e dotati di semafori preferenziali per i ciclisti e di specchi che permettano ai camionisti di vedere eventuali ciclisti presenti sul lato. Dovrà essere condotta un’indagine nazionale per determinare quante persone vanno in bicicletta nel Regno Unito e quanti ciclisti vengono uccisi o feriti. Il 2% del budget della società che controlla le autostrade dovrà essere destinato alla creazione di piste ciclabili di nuova generazione. La formazione di ciclisti e autisti deve essere migliorata e la sicurezza dei ciclisti deve diventare una parte fondamentale dei test di guida. I 30 km/h devono essere il limite di velocità massima nelle aree residenziali sprovviste di piste ciclabili. I privati devono essere invitati a sponsorizzare la creazione di piste ciclabili e superstrade ciclabili prendendo ad esempio lo schema di noleggio bici londinese sponsorizzato dalla Barclays.Ogni città deve nominare un commissario alla ciclabilità per promuovere le riforme. Immediatamente la campagna si è estesa in tutta Europa e ha conquistato il Web, compresi i numerosi blog e i siti delle associazioni di settore che hanno pubblicato banner e riadattato i suggerimenti alla situazione nostrana. Oggi in Italia circolano infatti oltre 11 milioni di biciclette. A livello europeo, nel 2010, il nostro Paese si colloca al terzo posto per la mortalità stradale dei ciclisti, preceduto solo dalla Germania (462 morti) e dalla Polonia (280). Così a partire dall'iniziativa del Times, l'hashtag #salvaiciclisti, equivalente del britannico #cyclesafe, è balzato ai primi posti della classifica dei Trend Topic. Ma non solo. Il popolo della rete ha aperto una pagina Facebook per chiedere alle principali testate di copiare l'iniziativa del quotidiano britannico e aprire le rispettive home page dei rispettivi con un identico appello al governo italiano per l'adozione delle 8 misure elencate. Chi ha trasmesso per primo il messaggio, almeno per quanto risulta dalle evidenze della mia posta elettronica, è un noto Responsabile della mobilità di un Ente Locale e ha fatto il seguente commento : Basterebbero queste 10 regole per cambiare il mondo (della mobilità)Credo che, visto l'invito a dare circolarità alla notizia, lo stesso messaggio sia arrivato a molti. Condivido le finalità, che tuttavia sono rivolte alle istituzioni pubbliche del Governo Nazionale per promuovere leggi adeguate, ma io mi permetto di fare un invito alle istituzioni locali che possono e forse devono intervenire immediatamente per quanto di loro competenza : Sicuramente nell’animo di chi ha responsabilità pubbliche per la mobilità in Provincia c’è la consapevolezza che altri punti andrebbero aggiunti. Sono tanti ma tali che mi sento di dovere segnalare l’indifferenza con cui Comune e Provincia lascia che le strade siano gestite senza attenzione ai pericoli che molto spesso nascono proprio nel momento in cui le stesse sono realizzate. Due esempi su tutti : 1) In occasione di asfaltature i tombini sono portati a livello del nuovo piano strada dopo l’intervento principale creando i presupposti perchè si creino buche e solchi pericolosissimi quando l’asfalto utilizzato per chiudere lo scasso fatto dopo il lavoro principale, inevitabilmente, dopo pochi mesi si distrugge e salta via. Succede sempre e, dopo la nevicata di quest'anno, avremo modo di verificarlo. 2) Molte delle strade realizzate negli ultimi anni hanno le caditoie, per fare defluire l’acqua piovana, ai bordi del marciapiede, sulla sede stradale. In tal modo non solo si toglie circa 1 metro di passaggio per le biciclette ma si creano, spesso, pericolosi avvallamenti e buche. Si può fare, bene, sotto il marciapiede, come fu fatto, ad esempio, sulla Via Euterpe/Planco e recentemente sulla strada per Montescudo realizzando la pista ciclabile.Questi due semplici esempi dimostrano come gli enti responsabili della gestione delle loro strade non siano sensibili alla sicurezza dei ciclisti e delle due ruote in genere.Molta demagogia ma poca attenzione a quelle che, con una definizione generica ma appropriata, si definiscono “barriere architettoniche”.Il nuovo sindaco Gnassi si atteggia a utilizzatore e sponsorizzatore della bicicletta ma non so quanta pratica vera abbia di quel mezzo sulle strade del suo comune, ma non solo del centro storico, e della sua provincia.Senza che ciò sia un vanto, io posso dire che fin da quando ho potuto avere una bicicletta, più di sessant’anni fa, ne ho fatto uso e ancora oggi, da modesto ciclista sportivo, mi faccio almeno un centinaio di chilometri alla settimana sulle strade del nostro Circondario e di quelle strade potrei segnalare, come i tanti altri ciclisti come me, molti pericoli e difetti.Difendiamo i ciclisti ma lo faccia soprattutto chi ha il potere, anche a piccolo livello, dimostrandolo anche con piccoli e semplici interventi
Alcide Tosi Brandi
Gli autoarticolati che entrano in un centro urbano devono, per legge, essere dotati di sensori, allarmi sonori che segnalino la svolta, specchi supplementari e barre di sicurezza che evitino ai ciclisti di finire sotto le ruote. I 500 incroci più pericolosi del paese devono essere individuati, ripensati e dotati di semafori preferenziali per i ciclisti e di specchi che permettano ai camionisti di vedere eventuali ciclisti presenti sul lato. Dovrà essere condotta un’indagine nazionale per determinare quante persone vanno in bicicletta nel Regno Unito e quanti ciclisti vengono uccisi o feriti. Il 2% del budget della società che controlla le autostrade dovrà essere destinato alla creazione di piste ciclabili di nuova generazione. La formazione di ciclisti e autisti deve essere migliorata e la sicurezza dei ciclisti deve diventare una parte fondamentale dei test di guida. I 30 km/h devono essere il limite di velocità massima nelle aree residenziali sprovviste di piste ciclabili. I privati devono essere invitati a sponsorizzare la creazione di piste ciclabili e superstrade ciclabili prendendo ad esempio lo schema di noleggio bici londinese sponsorizzato dalla Barclays.Ogni città deve nominare un commissario alla ciclabilità per promuovere le riforme. Immediatamente la campagna si è estesa in tutta Europa e ha conquistato il Web, compresi i numerosi blog e i siti delle associazioni di settore che hanno pubblicato banner e riadattato i suggerimenti alla situazione nostrana. Oggi in Italia circolano infatti oltre 11 milioni di biciclette. A livello europeo, nel 2010, il nostro Paese si colloca al terzo posto per la mortalità stradale dei ciclisti, preceduto solo dalla Germania (462 morti) e dalla Polonia (280). Così a partire dall'iniziativa del Times, l'hashtag #salvaiciclisti, equivalente del britannico #cyclesafe, è balzato ai primi posti della classifica dei Trend Topic. Ma non solo. Il popolo della rete ha aperto una pagina Facebook per chiedere alle principali testate di copiare l'iniziativa del quotidiano britannico e aprire le rispettive home page dei rispettivi con un identico appello al governo italiano per l'adozione delle 8 misure elencate. Chi ha trasmesso per primo il messaggio, almeno per quanto risulta dalle evidenze della mia posta elettronica, è un noto Responsabile della mobilità di un Ente Locale e ha fatto il seguente commento : Basterebbero queste 10 regole per cambiare il mondo (della mobilità)Credo che, visto l'invito a dare circolarità alla notizia, lo stesso messaggio sia arrivato a molti. Condivido le finalità, che tuttavia sono rivolte alle istituzioni pubbliche del Governo Nazionale per promuovere leggi adeguate, ma io mi permetto di fare un invito alle istituzioni locali che possono e forse devono intervenire immediatamente per quanto di loro competenza : Sicuramente nell’animo di chi ha responsabilità pubbliche per la mobilità in Provincia c’è la consapevolezza che altri punti andrebbero aggiunti. Sono tanti ma tali che mi sento di dovere segnalare l’indifferenza con cui Comune e Provincia lascia che le strade siano gestite senza attenzione ai pericoli che molto spesso nascono proprio nel momento in cui le stesse sono realizzate. Due esempi su tutti : 1) In occasione di asfaltature i tombini sono portati a livello del nuovo piano strada dopo l’intervento principale creando i presupposti perchè si creino buche e solchi pericolosissimi quando l’asfalto utilizzato per chiudere lo scasso fatto dopo il lavoro principale, inevitabilmente, dopo pochi mesi si distrugge e salta via. Succede sempre e, dopo la nevicata di quest'anno, avremo modo di verificarlo. 2) Molte delle strade realizzate negli ultimi anni hanno le caditoie, per fare defluire l’acqua piovana, ai bordi del marciapiede, sulla sede stradale. In tal modo non solo si toglie circa 1 metro di passaggio per le biciclette ma si creano, spesso, pericolosi avvallamenti e buche. Si può fare, bene, sotto il marciapiede, come fu fatto, ad esempio, sulla Via Euterpe/Planco e recentemente sulla strada per Montescudo realizzando la pista ciclabile.Questi due semplici esempi dimostrano come gli enti responsabili della gestione delle loro strade non siano sensibili alla sicurezza dei ciclisti e delle due ruote in genere.Molta demagogia ma poca attenzione a quelle che, con una definizione generica ma appropriata, si definiscono “barriere architettoniche”.Il nuovo sindaco Gnassi si atteggia a utilizzatore e sponsorizzatore della bicicletta ma non so quanta pratica vera abbia di quel mezzo sulle strade del suo comune, ma non solo del centro storico, e della sua provincia.Senza che ciò sia un vanto, io posso dire che fin da quando ho potuto avere una bicicletta, più di sessant’anni fa, ne ho fatto uso e ancora oggi, da modesto ciclista sportivo, mi faccio almeno un centinaio di chilometri alla settimana sulle strade del nostro Circondario e di quelle strade potrei segnalare, come i tanti altri ciclisti come me, molti pericoli e difetti.Difendiamo i ciclisti ma lo faccia soprattutto chi ha il potere, anche a piccolo livello, dimostrandolo anche con piccoli e semplici interventi
Alcide Tosi Brandi
Per Esempio
I nuovi esperti del demanio dovrebbero raccontarci come sia possibile la sanatoria degli aspetti ambientali senza correlarli con quelli edilizi. Vero è che stiamo parlando di un'Isola delle Rose che si regge su regole speciali rispetto alla terra ferma, rimane forte la curiosità tecnico-politica. Per la tribù democrat amica dei signori della sabbia, non ci sono problemi, in caso di dubbi numerici, la nutrita componente azzurra, con un pò di nero, è ansiosa di corroborare nelle urne consiliari un apporto ormai collaudato su tutti i fronti. Spiace che i nuovi arrivati scelgano il silenzio o dichiarazioni errate sul piano politico, etico ed urbanistico. Non pensavamo davvero che la discesa culturale riminese avesse una accelerazione tanto rapida, nel calderone dei silenti colpevoli mettiamo anche il nostro sindacato, farsi offendere da una Marcegaglia è un vanto, non avvertire il dovere di esprimersi su una battaglia di principio come quella demaniale è una vergogna. non basta difendere i salvataggi per paura di perdere iscritti, sono la pagliuzza di un sistema da rifondare come il Paese. I blog satirici questa mattina erano irraggiungibili, dopo la carrellata delle denunce isee dei ministri, sembra che la credibilità degli uomini delle banche cominci a vacillare come il credito concesso. Per Esempio, tornando al regolamento di condono ambientale, non ci torna il fatto che per avere messo a dimora una palma od un'essenza caraibica, si debbano pagare 100/1000 euro. Non regge, la sanzione non elimina la questione edilizia che prevede il divieto di posizionare tali piante. Per i più tosti di comprendonio o quelli ancora in rodaggio, chiariamo meglio i passaggi, aspettando che i tanti tecnici consiliari si esprimano come si trattasse di varianti mattonare, sulle quali sono allenatissimi e ciarlieri. Il bagnino x, senza numero, chiede il condono per le palme, nello stesso tempo come abbiamo fatto per il bagno del nostro Circolo si"autodenuncia", deinde diventa obbligatorio per gli Uffici procedere con un'informativa di reato, alla quale Deve seguire un'ordinanza di rimessa in pristino. Se il bagnino, sempre x, in possesso del titolo ambientale, chiedesse il mantenimento della pianta, l'istanza dovrebbe essere rigettata in quanto in contrasto con le norme edilizie. Abbiamo ironizzato prendendo ad esempio un caso risibile, non è così sull'arenile, gli abusi sono di dimensioni e quantità enormi, titoli da esibire pochi, siamo nell'era di Ranieri, cari interisti del Palazzo, senza accampare prescrizioni. La solfa riminese di incolpare magistrati, poliziotti che fanno il loro dovere è assurda, come il silenzio delle badanti demaniali, i magistrati hanno scelto la tolleranza zero e gli uffici comunali sono i cattivi dell'ultima ora? Volete andare sulle comiche oltre che agli ultimi posti delle graduatorie, la verità è che la Repubblica della Sabbia è stata smontata come la famosa Isola, la Spiaggia è ritornata in Italia, valgono le stesse leggi sul piano fiscale, edilizio, ambientale e..concessorio, è l'Europa che comanda e noi paghiamo, voi pure.
P.S.
Ci è venuta in mente adesso: come sono considerate le autostrade chiamate "scivoli" che portano al mare, sono per disabili od abusive tout court?
mercoledì 22 febbraio 2012
Il Governo degli Inadatti
Rimini/Cronaca di un crack annunciato (cosa vuol dire il governo degli “inadatti”).
E’ da tempo che non parliamo più della nostra città d’origine. Ormai abbandonata a un governo di “inadatti” ci dispiace persino ricordarla. Oggi specialmente quando le tracce di un tracollo di vaste dimensioni sono così evidenti. Forse non ci meritavamo altro,ma è spiacevole lo stesso. Nonostante questo, da qualche giorno non possiamo fare a meno di notare, sui giornali “di casa”, il ritorno di assurdi stereotipi che un po’, diciamolo, danno fastidio. Specialmente adesso. Il: “noi siamo diversi”; “Rimini è un altro mondo”, “le cose da noi vanno bene”ecc. ecc. danno la cifra di una superficialità che, sull’orlo del precipizio, non può che farci male. Gli “inadatti” colpiscono ancora.. sempre con i soliti messaggi... Le cose stanno diversamente e, pur essendo spiacevole, ricapitoliamo a futura memoria almeno due o tre cosette che, a breve, ci costringeranno a un brusco e travagliato risveglio dopo il “letargo” di queste ultime settimane seguito alle batoste di fine 2011:fra poco arriveranno i conti dell’I.M.U. Gli “inadatti” se ne sono accorti da pochi giorni. Ma se ne sono accorti “all’ingrosso”. Mandano avvisi sui giornali “amici” incolpando il destino cinico e baro, o meglio, il Governo. In realtà dovrebbero incolpare se stessi avendo sempre barato sull’ “ ICI prima casa “ e, dovendo ora recuperare senza esserne capaci, cagioneranno un tale scompiglio da far impallidire anche le loro più recenti “prodezze”. Aggiungiamo poi l’imminente “riforma” del catasto che, contrariamente a quello che viene detto pubblicamente, serve proprio per “fare cassa”. In una città come Rimini già alle prese col crollo delle quotazioni immobiliari avrà un effetto devastante andando ad incidere sulla ormai rarefatta liquidità.Stavolta non arriverà (nemmeno con le statistiche “addomesticate”) il “generale estate” a dare una mano. Con una recessione del genere, il turismo “mordi e fuggi”, con i carburanti a 2 euro e mezzo al litro diventerà un miraggio. Purtroppo. Le previsioni sono già nere e per questo sono tenute nascoste. Ma l’estate e il consuntivo sono dietro l’angolo e gli “inadatti”, per quanto possano fare, ci cascheranno in pieno. E noi, sventuratamente, con loro.Su questo tronco già malfermo si innesta il più grosso dei nostri problemi: l’enorme indebitamento della città dovuto alle faraoniche opere di regime. Palas, Fiera, Aeroporto, Trc (anche se non si farà) che già difficilmente sarebbero stati sopportabili in un periodo di “vacche grasse”. Oggi, in piena recessione e con un “default” imminente diventano delle macine da mulino appese al collo dei cittadini riminesi che con esse, purtroppo, affonderanno. Speriamo almeno che capiscano con chi devono prendersela... una volta tanto... almeno stavolta!(Nella foto: Rimini dopo il passaggio dell'IMU e delle nuove rendite catastali)
L'Osservatore Italiano
I Pianti
A dire la verità, solo La Voce ospita ed incita i Pianti dei Bagnini e Badanti, gli altri giornali meno sollecitati dalla pubblicità della categoria, assumono atteggiamenti di contenuta distanza demaniale. Ma qual'è il problema che il neo arrivato consigliere Casadei non riesce a capire o come dice il mentore Pini occorre del tempo per un apprendistato che per i dottori prestati sembra infinito? Abbiamo provato amichevolmente e politicamente ad illustrarlo, fatica sprecata, il suo bagnino e la bagnina iscritta valgono molto di più. Il Caso del Circolo Nautico di Viserba è scolastico, depurato dalla presenza fastidiosa del presidente inviso al Palazzo e del socialista eterno pretendente, rimane l'aspetto demaniale proiettabile sul resto o quasi del territorio riminese. L'affermazione del capogruppo leghista che i bagnini le autorizzazioni le avevano dalla Capitaneria di Porto è scusabile solo con l'inesperienza e NON conoscenza del prodotto che maneggia. Ai Signori della Sabbia manca il Titulo, come al Demolito Circolo. Il Presidente, ancora per qualche giorno, di detta Associazione, dopo un lungo e cordiale colloquio con l'Ufficio Amministrativo/Demolitivo del Comune non ha potuto riscontrare altra soluzione, ne giustamente sono state concesse alternative, nemmeno quel palliativo costoso rappresentato da un Regolamento che salva(?) solo le parti prettamente precarie. Il citato capogruppo avrebbe potuto informarsi prima di riempire poche righe di giornale con amene espressioni di solidarietà, sconfinate in un peana all'amministratore che possiede, in parte ereditata, la maggiore colpa in vigilando, l'iniziativa non è un merito dell'Amministrazione, ma un vanto della giustizia. Si chiede il Casadei..Marco, per evitare confusioni a noi non gradite, perchè gli altri comuni limitrofi non hanno questi problemi? Semplice, forse troppo, sono amministrati normalmente, hanno approvato da tempo gli strumenti urbanistici per terra e sabbia, non si sono sbaloccati per dodici anni in varianti per tutti i gusti e profumi e rinviato il Piano Spiaggia alla quinta edizione ancora da sfornare. Capito Marco, come la Petitti, chiedi prima di parlare... anche per un amico.
I Connotati
Con il passare delle settimane i Connotati della manovra si dipanano, diventano chiari nei loro indirizzi e complicità. Per King George i bagni di folla diventano stadi di fischi, la cosa non ci sorprende avendo sempre nutrito una sana diffidenza per un vecchio personaggio, passato indenne attraverso troppe stagioni e mutazioni politiche. Non sarà l'uomo delle banche ma l'uomo dell'uomo delle banche sì, non sembrano attestati entusiasmanti quelli a lui riservati dal popolo dei disoccupati e precari. I suoi democrat si spaccano senza mai contarsi, bastano poche parole suggerite da Repubblica per scatenare l'inferno nello zibaldone chiamato partito, con le correnti potrebbero svolgere un campionato a sedici squadre, se non ci fossero democristiani in tutte, sarebbero felici primarie. A Rimini viviamo tranquilli, il consiglio comunale continua il silenzio monacale, viene trasformato giustamente in eroe un assessore che ha compiuto il suo dovere, assieme alle centinaia di cittadini volontari della Protezione Civile che hanno segnato un punto importante a favore della Città, poi è arrivata la macchina fotografica incorporata del Giovane ad appropriarsi dell'immagine festosa. Non sarebbe niente, anzi sarebbe giusto se facesse anche le altre cose necessitanti, non corre rischi cattolichini di essere accusato proprio dal pidielle di conflitto d'interesse provocando sonore risate giudiziarie, l'unico pericolo per lui è l'immobilismo nel quale si crogiola per paura d'affrontare un plotone di fraterni nemici politici, dal Sussidiario Fabrizio non arriveranno problemi, anche se ha giurato il contrario.
Ognuno le Sue
Imperversa la Petitti, uscita brillantemente dal precariato, mostra un'incontinenza dichiarativa prontamente raccolta dal Sito Premuroso come fossero le banalità della Marchioni. L'ultima è un festivaliero duetto con la Bondoni, un serio ammonimento nei confronti del mondo bancario, colpevole di non affidare gli imprenditori alberghieri ed il famoso Distretto Turistico Melucci. Non riusciamo a capire la trasformazione della simpatica impiegata della Casa delle Donne di Beltramiana memoria, è riuscita ad intravedere le impronte del Cavaliere anche in questa occasione, sarebbe da impiegare nei Ros per risolvere tanti casi complicati. Tra poco ci sarà un tourbillon di cariche da distribuire, farebbe un enorme piacere a tanti cittadini sapere come saranno gestite le Acque di Romagna, i debiti di Fiera/Palas o se è intenzionata a chiedere la chiusura dell'Agenzia Fabi, se intende applicare la Tassa Rinaldis o se i coefficienti massimi per l'Imu siano cosa saggia e giusta. Da grande esperta di economia domestica dovrebbe sapere che due volte all'anno i mutui vanno onorati ed i bilanci predisposti almeno annualmente, il mondo economico locale non è rappresentato solo da turismo, i mattoni che avete alimentato a mattoni sono in fase agonica, i dati usciti sono paurosi, le aziende non hanno credito, i fornitori non vengono pagati e lei si preoccupa di essere in linea con Melucci, su di un settore che anche volendo non può intervenire, bloccato dagli affitti e da un Piano Strutturale del ca.. . Alla prossima, ci interpelli prima
martedì 21 febbraio 2012
L'Europa dei Bagnini
Dopo essere stati lusingati o presi per l'ombrellone da tutte le forze politiche, con l'arrivo fuori stagione della Lega, il Governo Monti composto da ministri sull'orlo della soglia di povertà, fissata per loro sul milione di euro, ha rigettato in un solo colpo tutte le attese demaniali dei poveri bagnini. Gnudi, grande commercialista bolognese, esaminate le denunce dei redditi, ha detto che non riesce a capire tutto il baccano per attività che rendono meno di un banco in piazza, in ogni caso si deve andare a bando, altrimenti la Merkel liquida Monti con un'altra infrazione sulla libera concorrenza. E' ricominciata la stagione dei pianti, con il piccolo particolare che i due grandi partiti, badanti ufficiali della categoria non si sono espressi, non contano più niente hanno il compito di rompere sempre meno le palle bocconiane, con la certezza che dopo il 2013, avremo ancora la stessa allegra faccia a governarci, l'aggravante sarà che dovremo essere anche riconoscenti di avere salvato il Paese, rendendoci poveri, eccetto la Severino, con Lei ce ne vuole.
pastoresardo.it
La Stagione Futura
Troppe volte scriviamo i nostri articoli con la speranza di avere interlocutori con i quali confrontarci, dimenticando lo stato della politica a Rimini. Miserocchi, che conosciamo ab infanzia, è un bravo ragazzo allevato in ottima famiglia comunista, poteva diventare un Gnassi, ha scelto la collocazione apparentemente alternativa, lo status religioso non importa, nei democrat avrebbe trovato più concorrenza, sul Sindaco i fatti e pochi mesi hanno peggiorato le nostre intime convinzioni. L'abbiamo presa larga, cerchiamo d'atterrare, pur non essendo russi, per chiedere agli esperti del settore turistico come stiano preparando la stagione estiva, sapendo che sul piano organizzativo molte regole sono state modificate. Il Presidente Vitali, trascurando le omelie, potrebbe predisporre un documento riassuntivo ed organizzare un incontro formale con categorie economiche e cittadini, con due punti di riferimento precisi: interpretazione delle nuove norme e verifica delle applicazioni. Un lavoro utile per mostrare sensibilità sui temi della giustizia fiscale, mettere in evidenza i problemi sul versante della sicurezza ed attraverso una esatta conoscenza dei numeri, orientare le scelte amministrative. Per entrare nel merito, i nostri albergatori sono pronti ad utilizzare i sistemi informatici al posto delle vecchie schedine che consegnavano direttamente alla Questura? Siamo strasicuri che alla prossima Bit il Grande Vate potrà annunciare un raddoppio delle presenze nella Riviera Errani, con alberghi semivuoti. Parimenti ci piacerebbe sapere se questo sistema di rilevamento sia impostato con caratteristiche tecniche in grado di monitorare costantemente ogni struttura ricettiva e se è utilizzabile da altri enti pubblici come l'agenzia dell'entrate o gli stessi uffici comunali, in caso d'applicazione della tassa di soggiorno. Anche sulla spiaggia il dilemma tra scontrino e/o fattura fiscale, eliminati per paura dell'umidità, deve essere risolto, non occorre essere maghi per prevedere che lasciando spazio alle libere interpretazioni, il meccanismo diventi ingestibile, rendendo vano un controllo che tutti dicono di volere. Se lo scontrino/ fattura, come raccontano già i bagnini, può essere rilasciato solo all'atto del pagamento dell'attrezzatura noleggiata, senza alcuna traccia preventiva, la rivoluzione fiscale è una presa in giro. Come abbiamo sottolineato, se si vuole una cosa seria, serve formalizzare lo stato dei potenziali noleggi, debitamente numerati, riportando detta identificazione in appositi registri ufficiali al fine di assimilare il commercio sabbioso agli altri sistemi economici. Altro elemento da tenere in considerazione, è rappresentato dagli inevitabili e giustissimi controlli, sui quali è il caso di spendere qualche parolina preventiva, sapendo che apriranno altri scenari inquietanti: lavoro nero, sanità, ambiente, urbanistica. Nella lista dei doveri per gli imprenditori va aggiunta la casella dei diritti, la presenza di un commercio abusivo ormai pari a quello regolare, sarà ancor più ingiusta ed intollerabile, non bastano i proclami di inizio stagione e qualche corsa sulla sabbia, il fenomeno è conosciuto al punto che occorre catalogarlo nella dimensione pericolosa al pari di altre devianze criminali. Tra i diritti inalienabili esistono alcuni aspetti ambientali come polveri sottili e merda in mare, nessuno ha mai pensato che quella che si scarica troppo spesso a Rimini porta anche stronzi con targhe diverse? Ultimo argomento che crediamo utile trattare sarebbe quello di raccontare lo stato dell'arte sulle presenze malavitose, ormai presenti in gran numero, dallo spaccio alla prostituzione, riciclaggio, per arrivare al controllo del territorio. Due Gemelli al comando, la cosa diventa faticosa da sopportare, pur avendo il massimo rispetto delle scelte democratiche, nelle prossime elezioni le liste civiche aumenteranno, i partiti hanno capito che presentarsi con i loro simboli è forte ammissione di colpa, Monti serve per questo, conduce una politica destrorsa con il fortissimo appoggio di quella che si identifica nella sinistra nostrana e dei giornali di riferimento del mondo bancario. Francamente non sappiamo a chi rivolgerci, conoscevamo Tosi, un bravissimo sindaco, ha abbandonato la Lega o Bossi ha abbandonato lui, poco importa, anche da quelle parti hanno rotto le ampolle ai cittadini. Mettiamo questo messaggio in una bottiglia, la gettiamo in un tombino, la potrete raccogliere sulla spiaggia.
lunedì 20 febbraio 2012
Parole sagge, leader mancato
Veltroni, le parole sagge di un leader mancato
Peppino Caldarola - 20 febbraio 2012
Che cosa manca, ovvero è mancato, a Walter Veltroni per diventare un vero leader della sinistra italiana? La domanda mi è venuta in mente dopo aver letto l’intervista che l’ex segretario del Pd ha dato ieri a Curzio Maltese su “Repubblica”. Ed è una domanda, finora priva di risposta, che ha accompagnato tutta la sua lunga carriera piena di acuti ma anche, appunto “ma anche”, di eclissi improvvise. Ieri Walter ha proposto alla sinistra di interpretare la fase contrassegnata dal governo Monti come uno spartiacque fra ieri ed oggi.Mentre molti nel Pd si ingegnano a marcarela distanza fra questo partito e il nuovo corso montiano, Veltroni invita a non consegnare Monti alla destra e lo giudica un riformista vero. L’elogio a Monti si spinge fino ad affrontare argomenti tabù come l’articolo 18, che Veltroni non considera intoccabile, e prefigura una nuova stagione politica in cui i vecchi partiti lasceranno il campo a nuove grandi aggregazioni contrapposte superando la contrapposizione fra liberismo e socialismo considerata l’ultimo retaggio del Novecento. Al suo partito Veltroni propone di cavalcare il riformismo montiano, di trovare la strada per superare le divisioni correntizie e di considerare aperta la gara, nel dopo Berlusconi, che vedrà contrapposta la proposta centrista di Casini a un partito democratico molto simile a quello che lui immaginò al Lingotto.Si può essere d’accordo o no con questa impostazione, ma indubbiamente essa affronta i nodi che sono di fronte allo schieramento progressista. Tuttavia forse neppure questa volta Veltroni riuscirà a varcare la soglia che divide i bravi politici dai grandi leader. Perché? I suoi critici di sinistra sostengono che tutto nasce dal fatto che Veltroni è il principale rappresentante di quella corrente nuovista che dopo la morte del Pci ha impedito ai partiti che ne hanno preso il posto di prendere una precisa fisonomia socialista. Walter, secondo questa lettura, è un figlio legittimo della stagione della Terza Via ed anche il prodotto più riuscito della scorciatoia mediatica degli ex comunisti. Ancora, i suoi critici lo accusano di improvvisazione culturale e di inaffidabilità personale. I suoi sostenitori sono stati invece più volte delusi dalla sua irresolutezza e dalla sua incapacità di dare battaglia. Pensatela come volete, ma provate, con me, a mettere insieme una biografia più equilibrata di questa eterna promessa della sinistra italiana. Veltroni nasce nel comunismo romano nella stagione berlingueriana. L’elemento etico sostituisce in lui le convinzioni ideologiche e la sua cultura, frutto anche delle radici familiari, lo mette in prima fila nella comprensione del ruolo dei media e dello spettacolo nella politica italiana. Nella covata berlingueriana è l’ultimo arrivato, privo di esperienze di direzione politica, in terza fila dopo Occhetto e D’Alema con cui stabilisce rapporti fraterni, poi franati. E’ D ‘Alema che lo impone alla guida dell’ “Unità” per metterlo in prima linea, come disse a me e a Sansonetti invitandoci a dargli una mano.Nel quotidiano è protagonista di una ridefinizione dell’immagine del giornale che lascerà il segno e promotore di iniziative editoriali che faranno epoca, i libri, le cassette, che tuttavia si riveleranno un disastro imprenditoriale. Sarà lui a pronunciare la frase più singolare per un dirigente del Pci quando rivelerà di non esser mai stato comunista, paradosso che ha scandalizzato tanti suoi compagni ma che per chi conosce il Pci non era così infondato. L’accusa di viltà che gli è stata rivolta assieme a quella di non avere un progetto politico non rende giustizia di scelte che invece sono state spesso controcorrente. E’ in suo nome che si svolgono le prime singolari primarie per il vertice del Pds che lui vince e che D’Alema rovescia con un voto del Comitato centrale. E’ lui che, messo al fianco di Prodi per fargli da cane da guardia del partito, si innamora del prodismo e sceglie la strada dell’Ulivo come soggetto politico. E’ lui che invita il suo partito a andare oltre l’Internazionale socialista. E’ ancora lui che si fa promotore ante litteram, con D’Alema e Fassino contrari, dell’idea del partito democratico. In mezzo ci sono i girotondi, la fuga dal partito prima della sconfitta del 2001 per il rifugio nel Campidoglio, il lungo silenzio. Poi, nato il Pd, Ds e Margherita scoprono di aver bisogno di lui per dare consistenza alla nuova creatura. Con il discorso del Lingotto cerca di dare sostanza alla nuova formazione, si inventa il partito a vocazione maggioritaria, si inoltra, nello scandalo generale, nel dialogo con Berlusconi sul bipartitismo. Perde elezioni già perse ma dopo poco tempo lascia il campo. E’ l’eterno vizio della fuga. Questa breve ricostruzione, assolutamente rigorosa nel racconto dei fatti, restituisce a Veltroni l’immagine di un leader che sa guardare avanti, speso assai più avanti del suo partito. Ma questa stessa ricostruzione conferma che il suo mancato decollo nella politica italiana è la conseguenza di un suo infantilismo inguaribile. Rubando una espressione che dà il titolo a una bellissima raccolta di racconti del giovane scrittore americano Adam Haslett, Veltroni non sa convivere con il “principio del dolore”. C’è chi anche in politica nella sofferenza, che è storia di sconfitte e di delusioni, trae la forza per crescere e chi, come Walter, nel timore del dolore si ritrae e torna a riproporsi quando altri hanno cercato di guarire dal dolore. Così accade che oggi di fronte a un Monti che sta mettendo l’Italia di fronte al suo principio del dolore per cercare il riscatto della sopravvivenza, Walter scopre la consonanza con questo progetto ma non dà garanzie personali. Fra lui e D’Alema è lui quello più coerente, ma è il secondo quello che ha saputo soffrire con più coraggio. Forse è passato il tempo per tutti e due. Ma la politica di domani non farà molta strada se non saprà ragionare sull’avventura dei leader di questo lungo inverno italiano.
linkiesta.it
Peppino Caldarola - 20 febbraio 2012
Che cosa manca, ovvero è mancato, a Walter Veltroni per diventare un vero leader della sinistra italiana? La domanda mi è venuta in mente dopo aver letto l’intervista che l’ex segretario del Pd ha dato ieri a Curzio Maltese su “Repubblica”. Ed è una domanda, finora priva di risposta, che ha accompagnato tutta la sua lunga carriera piena di acuti ma anche, appunto “ma anche”, di eclissi improvvise. Ieri Walter ha proposto alla sinistra di interpretare la fase contrassegnata dal governo Monti come uno spartiacque fra ieri ed oggi.Mentre molti nel Pd si ingegnano a marcarela distanza fra questo partito e il nuovo corso montiano, Veltroni invita a non consegnare Monti alla destra e lo giudica un riformista vero. L’elogio a Monti si spinge fino ad affrontare argomenti tabù come l’articolo 18, che Veltroni non considera intoccabile, e prefigura una nuova stagione politica in cui i vecchi partiti lasceranno il campo a nuove grandi aggregazioni contrapposte superando la contrapposizione fra liberismo e socialismo considerata l’ultimo retaggio del Novecento. Al suo partito Veltroni propone di cavalcare il riformismo montiano, di trovare la strada per superare le divisioni correntizie e di considerare aperta la gara, nel dopo Berlusconi, che vedrà contrapposta la proposta centrista di Casini a un partito democratico molto simile a quello che lui immaginò al Lingotto.Si può essere d’accordo o no con questa impostazione, ma indubbiamente essa affronta i nodi che sono di fronte allo schieramento progressista. Tuttavia forse neppure questa volta Veltroni riuscirà a varcare la soglia che divide i bravi politici dai grandi leader. Perché? I suoi critici di sinistra sostengono che tutto nasce dal fatto che Veltroni è il principale rappresentante di quella corrente nuovista che dopo la morte del Pci ha impedito ai partiti che ne hanno preso il posto di prendere una precisa fisonomia socialista. Walter, secondo questa lettura, è un figlio legittimo della stagione della Terza Via ed anche il prodotto più riuscito della scorciatoia mediatica degli ex comunisti. Ancora, i suoi critici lo accusano di improvvisazione culturale e di inaffidabilità personale. I suoi sostenitori sono stati invece più volte delusi dalla sua irresolutezza e dalla sua incapacità di dare battaglia. Pensatela come volete, ma provate, con me, a mettere insieme una biografia più equilibrata di questa eterna promessa della sinistra italiana. Veltroni nasce nel comunismo romano nella stagione berlingueriana. L’elemento etico sostituisce in lui le convinzioni ideologiche e la sua cultura, frutto anche delle radici familiari, lo mette in prima fila nella comprensione del ruolo dei media e dello spettacolo nella politica italiana. Nella covata berlingueriana è l’ultimo arrivato, privo di esperienze di direzione politica, in terza fila dopo Occhetto e D’Alema con cui stabilisce rapporti fraterni, poi franati. E’ D ‘Alema che lo impone alla guida dell’ “Unità” per metterlo in prima linea, come disse a me e a Sansonetti invitandoci a dargli una mano.Nel quotidiano è protagonista di una ridefinizione dell’immagine del giornale che lascerà il segno e promotore di iniziative editoriali che faranno epoca, i libri, le cassette, che tuttavia si riveleranno un disastro imprenditoriale. Sarà lui a pronunciare la frase più singolare per un dirigente del Pci quando rivelerà di non esser mai stato comunista, paradosso che ha scandalizzato tanti suoi compagni ma che per chi conosce il Pci non era così infondato. L’accusa di viltà che gli è stata rivolta assieme a quella di non avere un progetto politico non rende giustizia di scelte che invece sono state spesso controcorrente. E’ in suo nome che si svolgono le prime singolari primarie per il vertice del Pds che lui vince e che D’Alema rovescia con un voto del Comitato centrale. E’ lui che, messo al fianco di Prodi per fargli da cane da guardia del partito, si innamora del prodismo e sceglie la strada dell’Ulivo come soggetto politico. E’ lui che invita il suo partito a andare oltre l’Internazionale socialista. E’ ancora lui che si fa promotore ante litteram, con D’Alema e Fassino contrari, dell’idea del partito democratico. In mezzo ci sono i girotondi, la fuga dal partito prima della sconfitta del 2001 per il rifugio nel Campidoglio, il lungo silenzio. Poi, nato il Pd, Ds e Margherita scoprono di aver bisogno di lui per dare consistenza alla nuova creatura. Con il discorso del Lingotto cerca di dare sostanza alla nuova formazione, si inventa il partito a vocazione maggioritaria, si inoltra, nello scandalo generale, nel dialogo con Berlusconi sul bipartitismo. Perde elezioni già perse ma dopo poco tempo lascia il campo. E’ l’eterno vizio della fuga. Questa breve ricostruzione, assolutamente rigorosa nel racconto dei fatti, restituisce a Veltroni l’immagine di un leader che sa guardare avanti, speso assai più avanti del suo partito. Ma questa stessa ricostruzione conferma che il suo mancato decollo nella politica italiana è la conseguenza di un suo infantilismo inguaribile. Rubando una espressione che dà il titolo a una bellissima raccolta di racconti del giovane scrittore americano Adam Haslett, Veltroni non sa convivere con il “principio del dolore”. C’è chi anche in politica nella sofferenza, che è storia di sconfitte e di delusioni, trae la forza per crescere e chi, come Walter, nel timore del dolore si ritrae e torna a riproporsi quando altri hanno cercato di guarire dal dolore. Così accade che oggi di fronte a un Monti che sta mettendo l’Italia di fronte al suo principio del dolore per cercare il riscatto della sopravvivenza, Walter scopre la consonanza con questo progetto ma non dà garanzie personali. Fra lui e D’Alema è lui quello più coerente, ma è il secondo quello che ha saputo soffrire con più coraggio. Forse è passato il tempo per tutti e due. Ma la politica di domani non farà molta strada se non saprà ragionare sull’avventura dei leader di questo lungo inverno italiano.
linkiesta.it
Il Buco dell'Agenzia
Il buco di bilancio dell'Agenzia alla Mobilità raccontato dall'allora assessore Sandro Baschetti
In base alla mia esperienza politica ho potuto constatare che solo facendo l'amministratore puoi acquisire elementi oggettivi di giudizio, che diventano utili conoscenze per proposte alternative. Parlando della Tram Agenzia, come si chiamava in passato, una volta diventato assessore, ho acquisito la prova provata, di trovarmi di fronte ad un ente che aveva una struttura enorme (oltre 40 dipendenti), a fronte di compiti istituzionali assai limitati. Una organizzazione, che fatti i conti costava all'incirca 6 milioni all'anno, il cui bilancio veniva tenuto in piedi da tre voci: trasferimenti regionali, parcheggi comunali, assottigliamento degli allora presenti accantonamenti. Volendo dare vita ad una riorganizzazione aziendale, proposi la mia strategia in Giunta, ricevendo un forte invito a proseguire, purché tutto si svolgesse con i necessari passaggi. Iniziai con una discussione nel Gruppo di Maggioranza, che mi spronò ad andare avanti, stesso indirizzo ottenni dal partito. A conclusione di questo percorso andai dal segretario provinciale Santi, che aveva invitato all'incontro il Vice sindaco Melucci ed il Sindacalista Competente, iscritto naturalmente ai Ds. Dopo una lunga illustrazione, che prendeva in esame anche i difficili rapporti con l'Azienda Tram (basta ricordare il ricorso al T.A.R. tra gli stessi enti), ebbi un via libera totale, ricordo in particolare la domanda che sia Santi che il Sindacalista rivolsero a Melucci, chiedendogli quale fossero le sue valutazioni in proposito, ed il Vice, senza neppure pensarci un secondo disse queste testuali parole "totalmente d'accordo con quello che ha riferito l'assessore Baschetti". Forte di questo mandato, organizzai subito un tavolo tecnico con la stessa Agenzia Tram che durò diversi mesi, in quanto impostai il lavoro non su principi generici, ma direttamente su una bozza di documento che per essere corretto, da una parte e dall'altra, aveva bisogno dei necessari tempi tecnici, comunque alla fine si arrivò ad una stesura congiunta, che ovviamente fu depositata in Giunta dal mio Ufficio alla Mobilità, completa di tutte le firme tecniche. Passarono diverse riunioni di giunta, ma di quel documento neppure l'ombra, così chiesi ufficialmente di discutere la questione, ma sia il Sindaco Ravaioli che il Vice non proferirono parola. Mi rispose l'assessore Gamberini, il quale fregandosene degli impegni già presi e dell'accordo raggiunto con l'Agenzia, mi disse che non potevamo toccare niente perché avevamo una convenzione in corso con l'Agenzia. Ovviamente questa presa di posizione era assurda, faceva capire che contava ben altro e tutto sommato il benestare che ricevetti all'inizio, era solo la recondita speranza che non sarei mai stato in grado di portare a sintesi il mio compito. I dubbi divennero certezze, quando senza neppure chiedermi niente, trasformarono l'Agenzia Tram nella pomposa Agenzia della Mobilità, che cozzava pienamente con la mia idea che questo compito fosse assunto da un dipartimento in seno al comune svincolato e propedeutico sia all'Urbanistica che ai Lavori Pubblici. Una pratica impostazione per imporre che le strade ed i parcheggi dovevano essere pensati prima, non viceversa, come spesso avveniva con l' Ufficietto Mobilità a cercare di mettere una pezza. Volendo chiudere con una battuta i buchi di bilancio dell'Agenzia ricordano la canzone di Celentano che diceva "tu ora vieni chiedere a me tua moglie dov'è", riferendomi a quelli ancora in servizio: Melucci, Vitali, Magrini oltre ai tanti consiglieri e mediatori, se qualcuno volesse negare, credo che da qualche parte si possa trovare il famoso documento di riordino dell'Agenzia Fabi, la moglie è lì.
In base alla mia esperienza politica ho potuto constatare che solo facendo l'amministratore puoi acquisire elementi oggettivi di giudizio, che diventano utili conoscenze per proposte alternative. Parlando della Tram Agenzia, come si chiamava in passato, una volta diventato assessore, ho acquisito la prova provata, di trovarmi di fronte ad un ente che aveva una struttura enorme (oltre 40 dipendenti), a fronte di compiti istituzionali assai limitati. Una organizzazione, che fatti i conti costava all'incirca 6 milioni all'anno, il cui bilancio veniva tenuto in piedi da tre voci: trasferimenti regionali, parcheggi comunali, assottigliamento degli allora presenti accantonamenti. Volendo dare vita ad una riorganizzazione aziendale, proposi la mia strategia in Giunta, ricevendo un forte invito a proseguire, purché tutto si svolgesse con i necessari passaggi. Iniziai con una discussione nel Gruppo di Maggioranza, che mi spronò ad andare avanti, stesso indirizzo ottenni dal partito. A conclusione di questo percorso andai dal segretario provinciale Santi, che aveva invitato all'incontro il Vice sindaco Melucci ed il Sindacalista Competente, iscritto naturalmente ai Ds. Dopo una lunga illustrazione, che prendeva in esame anche i difficili rapporti con l'Azienda Tram (basta ricordare il ricorso al T.A.R. tra gli stessi enti), ebbi un via libera totale, ricordo in particolare la domanda che sia Santi che il Sindacalista rivolsero a Melucci, chiedendogli quale fossero le sue valutazioni in proposito, ed il Vice, senza neppure pensarci un secondo disse queste testuali parole "totalmente d'accordo con quello che ha riferito l'assessore Baschetti". Forte di questo mandato, organizzai subito un tavolo tecnico con la stessa Agenzia Tram che durò diversi mesi, in quanto impostai il lavoro non su principi generici, ma direttamente su una bozza di documento che per essere corretto, da una parte e dall'altra, aveva bisogno dei necessari tempi tecnici, comunque alla fine si arrivò ad una stesura congiunta, che ovviamente fu depositata in Giunta dal mio Ufficio alla Mobilità, completa di tutte le firme tecniche. Passarono diverse riunioni di giunta, ma di quel documento neppure l'ombra, così chiesi ufficialmente di discutere la questione, ma sia il Sindaco Ravaioli che il Vice non proferirono parola. Mi rispose l'assessore Gamberini, il quale fregandosene degli impegni già presi e dell'accordo raggiunto con l'Agenzia, mi disse che non potevamo toccare niente perché avevamo una convenzione in corso con l'Agenzia. Ovviamente questa presa di posizione era assurda, faceva capire che contava ben altro e tutto sommato il benestare che ricevetti all'inizio, era solo la recondita speranza che non sarei mai stato in grado di portare a sintesi il mio compito. I dubbi divennero certezze, quando senza neppure chiedermi niente, trasformarono l'Agenzia Tram nella pomposa Agenzia della Mobilità, che cozzava pienamente con la mia idea che questo compito fosse assunto da un dipartimento in seno al comune svincolato e propedeutico sia all'Urbanistica che ai Lavori Pubblici. Una pratica impostazione per imporre che le strade ed i parcheggi dovevano essere pensati prima, non viceversa, come spesso avveniva con l' Ufficietto Mobilità a cercare di mettere una pezza. Volendo chiudere con una battuta i buchi di bilancio dell'Agenzia ricordano la canzone di Celentano che diceva "tu ora vieni chiedere a me tua moglie dov'è", riferendomi a quelli ancora in servizio: Melucci, Vitali, Magrini oltre ai tanti consiglieri e mediatori, se qualcuno volesse negare, credo che da qualche parte si possa trovare il famoso documento di riordino dell'Agenzia Fabi, la moglie è lì.
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