domenica 4 maggio 2025

I Ribelli

L'ordine (democratico) partito da Davos, era resistere ed insistere con gli aiuti miliardari a Zelensky e (ogni tanto) rispolverare le sanzioni, moltiplicatrici dell'inflazione. Mario Lavia mantiene Linkiesta sulla via della fedeltà occidentale. Al Nazareno giornalistico hanno un problema: la Schlein sta con i ribelli del Pd. Segue fedelmente Landini e scombussola i fedeli della cittadina svizzera, luogo sacro dei poteri mondiali che non disdegnano la guerra. Una volta la Cigielle era cinghia di trasmissione, oggi, vecchietti compresi, è al comando del partito abbandonato. Colpa della debolezza, incapacità e misconoscenza di una segretaria voluta solo per diversità dilagante. Il mondo gira a destra velocemente, costringendo i soliti tribunali ad emettere sentenze discutibili che ribaltano i voti popolari contrari. Un altro pezzo di mondo al contrario. La Schlein chiesto aiuto al ditino, vuole trasformare i referendum in un voto contro la Meloni, a suo rischio e pericolo. Questo è il pensiero di Mario Lavia e la preoccupazione di mezzo partito. La segretaria del Pd vuole strumentalizzare i quesiti sul Jobs act e sulla cittadinanza, che molto probabilmente non raggiungeranno il quorum, per poter dire di aver battuto la destra in termini di voti e quindi galvanizzare le truppe demoralizzate e divise, in vista degli scontri futuri, fino alle politiche. Referendum che hanno l'attrazione dei proponenti. Andrò a votare i primi quattro. Portare la metà degli italiani più uno ai seggi per i referendum sul Jobs act e la cittadinanza, è una sfida pericolosa. Il momento per il partito è pessimo. Una ulteriore sconfitta avvera il ventennio
 della Ducetta. Le dimissioni della Schlein non faranno notizia, solo sospiri di sollievo.
massimo lugaresi