massimo lugaresi
sabato 8 novembre 2025
Ex Compagni
Dividiamoci. Arriva il referendum che (quasi) tutti i giudici aborrono ed il Pd cosa fa? Si divide, riesce meglio. Non è tutta colpa di un si o no sulla scheda, anzi dopo le guerre, l'indicazione costituzionale chiarisce la situazione della sinistra. Mentre i cespugli votano diligentemente, per loro cambiare è un atto normalissimo, il Movimento 5 Stelle si è separato dalle volontà di Grillo ed oggi segue, diligentemente, cosa dice Travaglio, riportato da Conte. Dalla padella alla brace, sì, no, forse. In ogni caso il centrosinistra ha paura di sbagliare sul referendum, così scrive Mario Lavia. Nel voto sulla separazione delle carriere, i riformisti ed anche il resto del Pd, si muovono in un campo minato: approvare la riforma significa allinearsi al governo Meloni, opporsi vuol dire tornare ad appiattirsi al giustizialismo grillino. Il risultato è la solita insicurezza strategica. Scatta già il meccanismo delle adesioni al comitato per il Sì, a quello per il No e politici, giuristi, intellettuali, scrittori, attori e quant’altro vanno riempiendo le curve del referendum sulla separazione delle carriere. Tra i dottori della legge, i duelli s’infervorano, anche tra giuristi progressisti: Luciano Violante ha perorato il No sul Corriere della Sera e Augusto Barbera la causa del Sì sul Foglio. Il cittadino digiuno tentenna e rimane a casa. Stefano Bonaccini, vecchio funzionario, vota quello che dice l'incerta maggioranza.

