massimo lugaresi
domenica 9 novembre 2025
Meloni
Quanto vale mettere Meloni sulla scheda elettorale? Dopo tre anni di governo, Fratelli d'Italia, grazie a Giorgia, tira ancora. Nonostante l'avversa propaganda dei giornaloni (tutti) con qualche ausilio regionale o cittadino. Senza contare Ranucci. La campagna è già iniziata, mentre i dem italiani esultano ancora per la scontata vittoria a New Jork, dividendosi sulla figura di Mamdani. La premier vuole Meloni sulla scheda elettorale. Secondo Linkiesta la Schlein, che tira poco con Salvini e Taiani, sono contrari. La presidente del Consiglio è convinta di avere un brand vincente, gli altri temono di essere oscurati. Mentre la segretaria del Pd vuole evitare investiture dirette, scongiurando il rischio di primarie divisive. Questa è l'attuale realtà. Abbiamo un unica leader in politica, con l'avversaria più debole. Inserire il proprio nome sulla scheda vuole dire imporre le primarie al Pd. Atto letale che sancirebbe la divisione esistente. Nel Pd è nata un'altra rivale per la segretaria con ditino. Silvia Salis sindaco di Genova, senza dimenticare l'avvocato del popolo di Travaglio. Può vantare (?) l’esperienza di ex presidente del Consiglio, mentre la Salis può esibire la freschezza della novità. A Schlein non sfugge l’attivismo della sindaca di Genova, che da ultimo ha proposto un patto Schlein-Meloni contro la violenza di genere. In una gara a tre tra quest’ultima, Conte e Salis il risultato non sarebbe per nulla scontato. Più comodo per la numero uno del Pd lo schema che in questi anni è valso nel centrodestra: a palazzo Chigi va il leader del partito più forte. La competizione Schlein-Conte (Salis) verrebbe cioè risolta dagli elettori che, votando Pd o Movimento 5 stelle, indicherebbero di fatto o la leader dem o l’avvocato. Il nome sulla scheda che sta dividendo il centrodestra, al momento non è il problema più grosso dei dem. La paura di una divisione è sempre in agguato, poi occcore trovare nome e genere trainante.

