venerdì 20 agosto 2010

Lettera Aperta

Si discute del Piano Strategico e Strutturale come fossero due squadre di calcio precipitate nella serie spettante alla Città, con gli allenatori scelti è andata grassa. Il viatico migliore per affrontare un dibattito urbanistico(?) alla riminese, impone l'introduzione di qualche riferimento storico- amministrativo, in alcuni lunghi momenti ci siamo collocati tra i protagonisti, mettiamo a disposizione esperienza e conoscenza, nel caso Chiamami Piccari volesse profittarne per correggere od inviare un contributo gradito. Scriviamo come testimoni informati dei fatti, parlando di una Rimini sempre meno dipendente dalle fortune turistiche, ricordare il passato può essere utile ai non prezzolati per analizzare il presente e sperare nel futuro che non verrà. Melucci ha già messo le mani avanti come i bambini prudenti: la più brutta stagione in attesa della prossima, per consolarsi conta i russi al Fellini. Fiuta l'aria come pochi, stiamo parlando di percentuali negative a doppie cifre che si sommano alle altre degli ultimi 15 anni dello stesso segno infausto. Una diminuzione nascosta con la mancanza di rilevatori attendibili, minimizzata dai Bonini e gabellata come necessario pedaggio a favore di una migliore qualità dell'offerta. Alibi supportato dai primi entusiasmanti successi fieristici e congressuali, che hanno portato all'infelice teoria chicchiana della destagionalizzazione. Si poteva fare a meno del balneare, in sintonia con l'atteggiamento snobbistico nei confronti del turismo di massa. Trasferita la Fiera in un posto infelice e collocato nel posto sbagliato un Palas inutile, dispendioso, misterioso, per la conclamata teoria democrat che un errore ne chiama altri, si è concluso tragicamente il percorso iniziato nei primi anni 90. Non ritenere il turismo dei nostri successi un protagonista, ha avuto conseguenze letali per l'assetto della Città, la merda in mare non è forse una conseguenza ambientale tra le più pericolose? Gli attori di questo assurdo furono tanti, non solo l'ideologo pduppino. Se, per obbligo partitico o dovere istituzionale ti recavi ad una riunione al di sopra della statale, fonte inesauribile di voti, la richiesta ricorrente era cessare di spendere nella fascia turistica. In verità, dopo Ceccaroni in quelle zone non ci sono mai stati grandi investimenti, è passata l'ideologia tipica del comunismo balneare, albergatori e ..bagnini erano visti come beneficiari di un'attenzione privilegiata, il partito non seppe affermare il concetto di un interesse generale superiore a quello particolare, usuale doppiogiochismo. Questo era l’approccio che trapelava tra le classi meno abbienti, chi viveva una condizione agiata manifestava già allora insofferenza per i fastidi che la calata di milioni di persone arrecava alla Città. Le correnti di pensiero mescolate all'idea tragica che i turisti fossero obbligati a venire a Rimini, perchè bravi come noi non c’era nessuno, furono  declinate ed utilizzate da parte della politica e delle categorie economiche per chiudere attività marginali, senza mai codificare in termini urbanistici un masochismo di portata enorme, meno offerta, meno concorrenza. La politica si gettò a capofitto sul crinale, chiunque parlasse di alternative come turismo culturale o cento turismi, diventava Genio, Assessore, perfino Sindaco. Un aspetto va sottolineato, al di là dei riposizionamenti avvenuti in seguito, non si trattava di allargare il nostro sistema basato sul balneare, ma di una proposta che prevedeva la sua marginalizzazione, si perdeva l’idea di lavorare per il Prodotto Rimini, favorendo impostazioni settoriali rivelate effimere se non false. Si è creata una paralisi programmatica, chiacchiere sommate ad invenzioni estemporanee, culminate nelle Cartoline, Forum, Piani Strategici. Si è spostata l'attenzione sulla promozione e l'intrattenimento, finendo per pagare tre milioni un Capodanno televisivo e chiudendo trecento imprese turistiche. Siamo diventati invendibili, brutti, ma ripresi in diretta, nell'ambito politico è accaduta la cosa peggiore causata dalla inadeguatezza dei praticanti, sono prevalsi gli interessi personali. Chi cercava una soluzione ai problemi veniva osteggiato o blandito, capivi che quella salsa poteva ospitare nullapensanti disoccupati, se arrivavi allo scontro eri indicato come un nemico, sabotatore del sistema imperante. Il salto di qualità di questa impostazione si è avverato negli ultimi dieci anni, quello che viene definito consociativismo è stato inventato dalle debolezze congiunte della maggioranza/opposizione. si vive e prospera meglio con un 70 a 30 e con alcune gestioni sociali interamente appaltate, il pactum scelleris per la democrazia dell'alternanza ha visto l'ingresso in campo delle rappresentanze economiche, il silenzio di quelle sindacali e la vittoria di enormi interessi. Casino ed immobilismo hanno raggiunto l'apice con la teoria delle eccellenze che facevano crescere la Città e non viceversa, la speculazione ha sguazzato, incitata ad affogarsi nei mattoni. Ci fermiamo, per la prima volta senza commenti, auspichiamo che  queste poche righe sulla parte strategica del nostro passato, dove ci siamo giocati il futuro, possano aprire un dibattito, come si recitava una volta, sapendo che non sarebbe mai successo. Tornando al presente, rimanendo sul pezzo, ci piacerebbe conoscere l'opinione della plurincaricata  responsabile culturale della pianificazione, consigliere comunale, presidente di commissione, segretaria del partito di ex maggioranza, dipendente comunale in aspettativa e tanto altro nella quota rosa del cielo democrat e per concludere.. felice morosa di Tonino. 

lugaresi-baschetti