mercoledì 11 maggio 2011

Lagomaggio

Alessandro Ravaglioli, ( se votate Pdl, tenetelo a mente), ha sollevato il caso della via Lagomaggio chiusa. I residenti per andare a casa devono compiere un tragitto di quasi un chilometro in più, andando ad intasare stradine dove non passano due macchine affiancate. Il problema vero è quello raccontato dal Presidente del Quartiere Raffaelli, ossia quella strada è sbagliata e pericolosa. La scusa ufficiale dell'assessore Magrini, voluto da Melucci, è che esiste un contenzioso, a noi sembra che l'unica querelle sia tra lui e l'amministrare, due cose antitetiche. La cosa che vogliamo far notare è che l'intera zona Lagomaggio è raggiungibile solo attraverso pertugi pericolosi che manifestano l'assenza di una pianificazione della mobilità. All'atto della stesura del Piano d'Indirizzo, l'elemento importante, cancellato da un potente residente di zona, era quello di sostituire l'attuale sottopasso di via Roma con una mega rotatoria, risolvendo d'incanto innumerevoli problemi, con il sottopasso trasformato pedonale. Il primo vantaggio era di avere il doppio senso sulla via Roma, evitando l'attuale pericolosa deviazione su via Lagomaggio, scaricando la rotatoria di via Fada, sempre intasata, inoltre si costituiva un accesso all'Ospedale e alla stessa zona in direzione di marcia Riccione-Rimini. L'altra questione riguarda la via Gravina, dove pochi residenti, con la scusa della scuola, impediscono la costruzione della rotatoria in via Firenze, che risolverebbe tanti disagi. Dare uno sfogo naturale alla via Praga, chiudere le curve a sinistra sulla via Firenze, in dieci anni sei incidenti mortali, rallentare le velocità, eliminare i due semafori facendo lavorare insieme le due rotatorie Ospedale/ Gravina, togliere il traffico di trasferimento su stradine secondarie, sono le priorità per una sana programmazione. Ovviamente la via Gravina va riprogettata con un allargamento e relativi marciapiedi ed un piazzale antistante la scuola nel lotto scoperto. All'amico Dodo Ravaglioli proponiamo che, invitati, veniamo sul posto a spiegarlo meglio, con l'unica vincolante premessa di guardare all'interesse pubblico e non alla bottega di qualche negoziante o residente.