mercoledì 8 gennaio 2025

Famiglia Larga

Quando deve assestare un pugno alla Ducetta, la narrazione di Dagospia usa la condivisione (adorante) di Repubblica. La visita lampo della Meloni a Donaldone è una occasione irripetibile, come le birichinate familiari di Giambruno. Copio (quasi) esattamente quello che ha pubblicato il blog delle tette&culi per tutti, legato da antica devozione al Pd, in salsa romana. La visita lampo della Meloni a Donaldone, non poteva non essere dipinta come la sottomissione al presidente degli Stati Uniti, solo nelle fughe. Titolo: Donald fattè bacià sta pantofola. Visita lampo di Giorgia Meloni a Mar-A-Lago per incontrare Trump ed il suo braccio (destro, ketaminico, svalvolato, survoltato) Elon Musk. Il Tycoon ha abbracciato la Ducetta, affermando, con un complimento, che ha preso d'assalto l'Europa. Avrebbe aggiunto (dico io) che non conosce la Elly, per un terzo sua connazionale. Il blog, poi, infila il veleno quotidiano: La Premier, accompagnata dall'ambasciatrice italiana a Washington, è andata a "pietire" al Presidente eletto, una linea morbida sull'estradizione di Abedini, in cambio della liberazione di Cecilia Sala. Mentre quel Musk-Alzone di Elon, suo amicone, dovrà convincere Trump ad essere docile. Qui finisce la propaganda di Dagostino ed inizia la Repubblica di Elkann.
 Dopo poco più di 5 ore, la premier è salita di nuovo sull’aereo per tornare in Italia. A riceverla, tra gli altri, il futuro ministro degli Esteri Marco Rubio e il futuro segretario al Tesoro Scott Bessent. Ad accompagnare Meloni, l’ambasciatrice d’Italia a Washington Mariangela Zappia. Con lei il futuro ambasciatore Usa a Roma Tilman Fertitta, La presidente del Consiglio, poco distante, vestita di scuro, osservava sorridente. Poi la delegazione italiana è stata accompagnata da Trump al primo piano tra gli applausi degli ospiti del resort e poi nel salone principale del Grand Ballroom, con le sue decorazioni, dove il gruppo ha cenato. Rubio ha definito Meloni “un’ottima alleata e un leader forte”. L’incontro a Mar-a-Lago, secondo il New York Times, “rafforza le speranze dei sostenitori di Meloni che la premier conservatrice italiana diventi l’alleata di riferimento di Trump in Europa”. Secondo il quotidiano (progressista) americano, consisterebbe nel mediare le tensioni tra altri leader europei e Trump, che ha minacciato di avviare una guerra commerciale con il continente, oltre a ridurre il sostegno americano ad alcuni Paesi della Nato e all’Ucraina, nella guerra contro la Russia. Termina qui l'ennesima sconfitta dei nostri democratici, divisi su tutto e concordi solo sull'occupazione delle poche poltrone che rimangono. La Meloni ha vinto ancora, nel caso risolvesse anche il caso della giornalista, credo che alla Schlein non rimanga che il RSC della boxe. Il Pd chiederà a Prodi chi mettere al suo posto.
massimo lugaresi