massimo lugaresi
domenica 27 luglio 2025
Ci vediamo a settembre
La Schlein rinvia la resa dei conti, ma la frattura con i riformisti (rearmatori) è insanabile. La sentenza del venerdì di Mario Lavia, giornalista e adulatore della corrente draghiana che alberga nel Pd. La Direzione del partito è stata rimandata a settembre per evitare il confronto sul flop di referendum e Gergiev, ancora caldo. La minoranza di Picierno e Gori rigetta la linea populista della segretaria poi Milano e Ucraina. La Direzione del Partito democratico si farà a settembre, a tre mesi da una delle sconfitte più dure della storia della sinistra, quella dei referendum contro il Jobs Act che non hanno raggiunto il quorum. La preventivata sconfitta, non la disfatta, ha consigliato ai piddini di sopire, troncare sul nascere ogni discussione, usando la complicità di giornaloni e reti televisive. La retata milanese ed il semplice avviso garante, hanno scombussolato un partito, affidato al ditino che dirige una orchestra vuota. La minoranza (?) riformista ha accettato il rinvio, anche se diversi esponenti hanno rafforzato la loro convinzione che ormai nel partito di Elly Schlein gli spazi siano sempre più ristretti. In Forza Italia stanno preparando le poltroncine necessarie. Linkiesta, sempre bene informata, racconta che Stefano Bonaccini non è più il capo di questa componente. Siamo passati alle vestali dell'antagonismo che circondano la segretaria già accerchiata da Conte. Anche il green non tira più. Gli enormi grattacieli milanesi, addobbati con fioriere per gli allocchi, sono diventati cult. Francamente il presunto reato di Matteo Ricci al confronto fa ridere. Una risposta giudiziaria al sempre presunto reato di Salvini? In sostanza, da una parte, anche riminese, c’è chi sostiene la necessità di non rompere con la segretaria, pur mantenendo un atteggiamento critico verso di lei. L’ultimo esempio è Milano, dove i riformisti sono per un pieno appoggio a Beppe Sala e alla linea di modernizzazione della città, mentre la sinistra di Pierfrancesco Majorino è molto più critica con la segretaria, che alla fine si è schierata con il sindaco.
Poi ci sono i riformisti duri (Pina Picierno, Giorgio Gori e altri) che vorrebbero sentire più netta la voce nel partito e criticano l’afasia di “Energia popolare” in questi due anni; afasia che ha lasciato spazio solo alla linea movimentista del Nazareno, troppo schiacciata su Giuseppe Conte, senza contare la profonda differenza sul riarmo e anche sull’Ucraina. Sul caso Gergiev, Schlein ha brillato ancora per la sua assenza. Però parla dei dazi, solleticando Trump. Lo avrebbe fatto se fosse ancora al governo? La sconfitta referendaria, una volta, avrebbe provocato d'urgenza, il congresso. Un cambio ed una scissione, erano sicuri.