martedì 6 agosto 2019

Risultato=Zero

DEPURATORE E PSBO : +10 -10 = 0. OPERAZIONE “MARE PULITO”, RISULTATO : ZERO. Un Mercoledì sera qualunque girando per canali tv si trova Rimini in prima serata RAI nel programma “Superquark”, con Piero Angela che decanta lodi alla città della Riviera Romagnola per l'avveniristico nuovo depuratore delle acqua reflue, un modello per l'intera Europa. Era il 31 Luglio c.a. Peccato che proprio in quei giorni a Rimini fosse scoppiato lo “scandalo” (con relativa vergogna e omertoso negazionismo) del divieto di balneazione per presenza di batteri Escherichia Coli in mare. Con ironia si potrebbe esclamare: mai tempismo fu più inappropriato. Già. Ma tant'è. Nel 2019, mentre metà del pianeta si appresta a combattere contro quella che sarà la piaga del futuro, ovvero la siccità dovuta alla desertificazione del pianeta, tema ambientale ed istituzionale fondamentale è il trattamento delle acque. Ancor più, il tema della buona qualità delle acque è importante per l'Italia perchè è Paese con territorio naturalmente vocato ad una economia turistica. L'Italia è un Paese quasi completamente circondato da mari, vanta quasi 7.400 km di coste ed è il Paese europeo col maggior numero di spiagge. Litorali, arenili e mari sono un patrimonio naturale inestimabile, che però in Italia non è, e non mai stato, adeguatamente tutelato e protetto. L'eutrofizzazione delle acque è diretta conseguenza dell'inquinamento, e viene identificata verso la metà del 1900 quale fenomeno connesso all'eccessiva presenza nelle acque di nitrati e fosfati, sostanze che nutrono gli organismi vegetali; gli elementi maggiormente imputati sono azoto, fosforo e zolfo, derivanti da detersivi, fertilizzanti agricoli e acque reflue. Per la UE gli scarichi di acque reflue non trattate sono la principale fonte d'inquinamento delle acque, oltre che un pericolo per la salute delle persone e degli animali; per questo ha imposto ai Paesi membri il rispetto della Direttiva 91/271/CEE che disciplina il trattamento delle acque reflue urbane. Fognature e depurazione sono temi prioritari persino rispetto al problema delle fatiscenti condutture “colabrodo” degli acquedotti italiani. Ovvio che in uno scenario nazionale di dissesto infrastrutturale eccelle il nuovo depuratore riminese, il più grande d'Europa, baluardo di tecnica ed efficienza: a pieno regime depurerà 148.000 metri cubi al giorno di acque reflue, corrispondenti a 4.500.000 metri cubi al mese di “acqua pura” prodotta con tecnologia di ultrafiltrazione a membrane e con impianto di disinfezione finale per eliminare batteri e virus; inoltre il ciclo di depurazione produce fanghi fertilizzanti utilissimi per l'agricoltura. Tutto bene. Anzi benissimo. Ma una cosa è il mega depuratore, ed altra cosa è il piano PSBO (Piano di Salvaguardia della Balneazione Ottimizzato), ovvero il progetto del nuovo impianto fognario nelle sua interezza. La domanda è: dove va a finire l'enorme volume d'acqua prodotta dal fantastico depuratore? Il 13.3.2012 l'Ing. Massimo Totti, in un'assemblea organizzata da Rotary Rimini e dall'Associazione culturale “La cosa giusta”, dichiarò pubblicamente ed ufficialmente che il Comune aveva l'obiettivo di utilizzare le acque reflue depurate a scopi irrigui a partire dal 2016, ovvero dalla ultimazione del depuratore di S. Giustina. Annuncio confermato il 23.4.2013 in analoga circostanza dall'allora Assessora all'Ambiente Sara Visintin. Ma del progetto di utilizzare i reflui depurati a scopi irrigui, e che avrebbe dovuto essere realizzato entro il 2016, non se ne è saputo più nulla. Eppure era la cosa giusta da fare. Eppure era l'unica cosa sensata da fare. Perchè non è stata fatta? Le istituzioni dovrebbero rispondere ai cittadini in merito. Le acque reflue dopo essere state depurate a S.Giustina tornano a Rimini e vengono sversate in mare. Per questo il PSBO ha fallito la sua mission di tutela dell'ambiente marino. Dopo la spesa di una montagna di denaro pubblico per un impianto che si propone e si vanta di essere un esempio, nemmeno una goccia d'acqua reflua, anche se depurata, deve finire in mare: il luogo di accoglimento ideale delle acque reflue depurate e dei fanghi residuali della lavorazione è la terra. E nulla vale che gli scarichi siano al largo, dove il mare è profondo e maggiore è la quantità d'acqua per la diluizione e diffusione dei reflui, anche perchè per il buon esito dell'intento, il fattore correnti marine ed il fattore distanza dalla riva dello scarico sono determinanti, e la distanza minima secondo gli esperti dovrebbe essere non inferiore ad 1 miglio dalla costa. Depurare i reflui per lo scopo di continuare a riversarli in mare è dannoso per l'ambiente e vanifica qualunque investimento. Per ragioni chimico-fisiche l'acqua dolce dei reflui depurati non si miscela all'acqua salata del mare, e ciò costituisce un disastro per l'ambiente marino. L'enorme quantità di acqua dolce depurata e disinfettata che verrà sversata, si stratificherà sopra l'acqua salata, impedirà il passaggio dell'ossigeno agli strati sottostanti e causerà il proliferare di microalghe, che si depositeranno sul fondo marino provocando anossia, e che toglieranno trasparenza e colore alle acque marine. Inoltre l'ultimo trattamento dei reflui nell'impianto di depurazione prevede l'utilizzo di disinfettanti, sostanze chimiche sintetiche che si dubita siano compatibili con la biologia di un ambiente naturale quale il mare è, e che quindi causeranno ulteriore inquinamento. Per essere un vero modello di vera salvaguardia ambientale il PSBO doveva realizzare i propositi iniziali di riuso dell'acqua reflua depurata a scopo irriguo. L'impianto di S. Giustina è localizzato ad un'altezza superiore rispetto ai campi che si potrebbero irrorare, pertanto il trasporto e la diffusione del depurato sarebbe stato agevole. Soprattutto nel periodo estivo, in cui si verificano siccità e scarsità idrica importanti per effetto delle mutazioni climatiche in atto, i reflui depurati impiegati a scopo irriguo sarebbero stati una preziosa risorsa per le colture agricole del nostro territorio. Anche ARPA (Agenzia Regionale di Protezione Ambientale) e ISPRA (Istituto Superiore di Protezione e Ricerca Ambientale) sostengono che le acque reflue depurate sono una risorsa idrica, da utilizzare per l'irrigazione, per il lavaggio delle strade, per l'alimentazione dei sistemi di riscaldamento e raffreddamento, per l'alimentazione delle reti duali di adduzione, per azioni antincendio e per i lavaggi dei cicli termici. La PA dovrebbe meditare sulla definizione “mare pulito”. Il mare è pulito se non è inquinato da contaminazioni antropiche. Il mare sarebbe stato non inquinato se si fosse realizzato il riuso dei reflui depurati anziché il versamento in mare degli stessi. La tutela ambientale è tema fortemente ed altamente etico e deve essere immune da qualunque marketing, business e speculazione, libera da qualunque interesse personale e/o di casta, e deve essere perseguita con buon senso e morale pervicacia. La salute ambientale è la vitale eredità che si consegna alle generazioni future; Rimini è coscientemente convinta di avere fatto la sua parte? 
 Milena Montebelli