lunedì 5 agosto 2019

Ho fatto un sogno

Ho sognato un sindaco di Rimini che con la fascia tricolore riceve il Presidente della Repubblica. E lo fa in modo composto e naturale perché democraticamente eletto dal popolo della sua Città. Non come rappresentante di un'antica organizzazione di (pseudo)sinistra che da decenni si ingegna a trovare escamotage elettorali per sconfiggere gli avversari (pur sempre allocchi, intontiti e forse imboniti con qualche contentino di vario tipo). Sogno un primo cittadino democraticamente eletto per riconosciuti meriti personali, perché degno rappresentante di un popolo al di fuori degli schemi partitici e politici che tutto imbrigliano e sottomettono, perché reputato in grado di incarnare l'intera unità cittadina e non solo gli interessi particolari di coloro che lo hanno candidato e votato per ragioni che nulla hanno a che fare con l'interesse generale. Sogno un teatro Galli che in occasione della visita del più alto rappresentante di questa malandata Repubblica sia culturalmente presidiato da uomini e donne davvero interessati all'evento canoro o musicale in calendario. E non, invece, occupato (manu militari) dai delegati politici, partitici e dal più insignificante parterre di rappresentanti del nulla istituzionale in cerca di visibilità, pur non avendo mai capito un accordo musicale o non avendo cognizione alcuna dell'opera rappresentata, né del suo significato. Delegati del nulla istituzionale che alle pacate ma ferme parole del Maestro Riccardo Muti: sogno un'Italia colta e non volgare contro l'imbarbarimento culturale, si sarebbero dovuti silenziosamente accomiatare dalla scena in un atto di doverosa commiserazione personale. Ho sognato un gruppo di generosi e di volenterosi che oltre gli schemi ideologici e di partito o di appartenenza, si mettono insieme per il bene e il futuro della Città di Rimini che merita di più dell'accozzaglia di "nani e ballerine" incernierata da un gruppo di potere che partito democratico più non è, ma solo un'organizzazione strutturata per il mantenimento del controllo di tutto ciò che si amministra. Generosi e volenterosi che si cimentano in un'impresa sì (certo) ciclopica, ma degna di questo nome. E non in un'impresa industriale (industriali!), commerciale (commercianti!), artigianale (artigiani!) o di simil tipo, tendente esclusivamente a supportare lo status quo per convenienze, comodità o per interessi neppure cristallini. Ho sognato una Rimini nuova, giovane, diversa dall'attuale, dove le cronache quotidiane, i giornali e le tv locali raccontano ciò che davvero accade, rendicontano la realtà, la verità. E non si piegano a raccontare e descrivere ciò che sta comodo ai potenti di turno, a ricopiare le veline dei palazzi che contano ancora qualcosa. E che non pubblicherebbero mai una notizia e un articolo tendente a falsare la descrizione di ciò che è accaduto. Ho sognato un'associazione degli albergatori che sia davvero rappresentata da imprenditori dotati di mentalità innovative, veri ambasciatori del turismo riminese nel mondo, degni eredi di quell'arte dell'ospitalità che ci ha resi famosi e ammirati. Piuttosto che un'associazione ridotta a essere il braccio armato degli amministratori di turno asserragliati nel palazzo, ovvero l'associazione succube e perciò sempre meno autorevole, delle politiche turistiche dettate da altri. Ho sognato tante altre situazioni dopo aver udito le sublimi note musicali dirette dal Maestro Muti e fuori dalle Nozze ... osservato con occhi disincantati siparietti teatrali dettati da irrefrenabili istinti di personale ambizione suffragata dal vuoto cosmico, degni di una comica, sfrenata e incontenibile leggerezza di materia grigia. Ma questo è ciò che oggi passa il convento di Rimini, nei fatti nonostante i proclami e i servisciocchi, un vero "puntino" di un Paese allo sfascio e presto alle urne. Prego il buon Dio che il mio sogno si trasformi in realtà. Pace e Bene! 
Don Camillo