domenica 11 agosto 2019

Mi Arrendo

Si è dovuta arrendere all'evidenza. Non hanno più l'addetto fuori dal casello di Riccione a contare le auto in entrata e uscita. Gli errori strategici compiuti sono ormai inemendabili. Rimini si è sovraindebitata per scelte scriteriate. Una gestione clamorosamente superficiale. Dai palas plurimi, invece di uno alla Novarese. L'astronave non solo è sovradimensionato ma localizzato ove deciso non ha permesso né di mettere in rete due località turistiche come Rimini e Riccione, né di recuperare una struttura notevole come la Novarese, con riqualificazione della zona sud abbandonata a se stessa. Solo egoismo è follia, ha permesso una operazione come quella dell'astronave che ha provocato, come danno collaterale, pure la vendita a Conad del terreno circostante e la costruzione di altre palazzine in una zona di Rimini già congestionata. Piuttosto la piscina di acquarena dove è finita!?!? Se la semo perduta per strada. Il MetroMare con questi numeri turistici avrà costi di gestione insopportabili. Significherà dover concentrare tutta la mobilità sul quel mezzo con sopressione di linee importanti. Non credo solo il filobus 11. Dovrà essere ristrutturato tutto il sistema dei trasporti locali. Sul teatro non dico nulla perché pur non essendo una priorità andava ad emendare una ferita storica. E sulla cultura non ci è permesso discutere, perché credo che non solo si mangi con essa, ma sia indispensabile per non perdere concetti fondamentali la civiltà e il progresso. Gli interventi volti ad una destagionalizzazione dovevano essere meglio integrati in una visione del turismo proiettata in uno scenario mutato sia a livello nazionale che internazionale. La leva su cui si doveva operare erano le prime due linee. Spiaggia, lungomare e vie finitime con investimenti seri. Altroché la ritinteggiata a inizio stagione. E in questo una lettura corretta e tempestiva della Direttiva Bolkestein sarebbe stata di aiuto, pungolo e sicuramente foriera, quanto meno, di una rinnovazione di mentalità e stile. Come al solito si arriva a fare i conti a liquidatore fallimentare quasi nominato. I gravi errori nella scelta degli investimenti a cui dare priorità in uno con le reiterate protezioni di sacche di privilegio, quasi di tipo latifondista, per salvaguardare interessi singoli e di consenso politico, hanno ingessato il sistema, diventato simile a quello medioevale. "Tira a campe" potrebbe essere l'esatto incipit di un libro che ha visto al comando soggetti che hanno vissuto gran parte della loro esistenza politica in uno scenario pigramente diviso in due blocchi contrapposti. Gli assertori di quella globalizzazione, che li vedeva sboffonchiare seduti nei ristoranti a gozzovigliare trionfi, mentre taluno cercava di metterli in guardia sulla necessità di comprendere che stavano loro stessi segando il ramo sul quale sedevano opulentemente, e, che, nessuna rendita di posizione avrebbe potuto resistere a lungo all'offensiva e al dinamismo delle plurime domande che avrebbero aperto i mercati come una scatoletta di sardine, sono stati balmente liquidati come fossero residui di quel passato di cui loro stessi erano stati padroni. Non solo siamo in ritardo, ma per scelte scriteriate senza un soldo per tentare di invertire una tendenza preoccupante. Come le cicale abbiamo preferito cantare e ballare, mentre le formiche intanto costruivano il loro futuro.
Roberto Urbinati