lunedì 24 luglio 2023

C'era una volta Rimini

Continua inesorabile l’opera di cancellazione dei simboli che hanno caratterizzato la “nostra” Rimini. Lo sguardo “visionario” del principe ha voluto una Rimining a sua immagine e somiglianza. Ha proseguito l’opera di distruzione iniziata dai nonni e dai padri ispiratori. Urlando gli slogans della “lotta di classe”, avevano distrutto il Kursall risparmiato dai bombardamenti alleati. La vision si è concentrata nella demolizione del lungomare, ispirata al gusto “imperiale” del ventennio, per sostituirlo con un nuovo imperialismo personalistico e capriccioso, fatto di assi di legno brasiliano, palmeti sinuosi, percorsi con cespugli e boschetti e una illuminazione adatta ai discorsi soffusi dell’altro sognatore onirico, Tonino Guerra. Mancano i parcheggi, il viale delle regine è diventato un inferno dei dannati, vagabondi e disperati che occupano stazione e panchine… ma l’ordine rimane irremovibile: occorre difendere sempre il punto… VA TUTTO BENE, MADAMA LA MARCHESA. Solo “l’avamposto”, la costruzione a forma di nave posta sul piazzale Boscovic è stata risparmiata dalla furia iconoclasta del “Master plan”. Per contestare i criteri dell’architettura che ispirò il Futurismo si è risposto con modelli “campagnoli” ispirati ai film di Fellini. Il “razionalismo architettonico”, che aveva modellato lo sviluppo e i piani regolatori delle città italiane, si è visto solo nel borgo S. Giuliano, dove parcheggi, mezzi pubblici, illuminazione e servizi non mancano. Persino la pedonalizzazione del ponte di Tiberio è stata pensata per attrarre gente dal Centro storico e per far giungere gli ospiti della Fiera del potente Tutankagnon nei locali del Borgo fortunato, con buona pace dei residenti del Rione Clodio e del Borgo, rassegnati a sorbirsi il clima festaiolo imposto dal Principe su quelle “terre”. Sono rimasti i ruderi delle colonie marine, ci penseranno le intemperie e la gramigna che cresce rigogliosa. La statua di Giulio Cesare, che in altri tempi sarebbe già stata fusa in rubli sovietici, viene contrapposta alla bronzea “rinoceronta” collocata in piazza S Martino. Non per niente anche il “barbuto Nando”, el revolucionario rosso picadores da non confondersi con Nando “il bello” da Bellaria, si è scatenato prendendo al solito pei i fondelli coloro che non si rassegnano alla “sua” verità di parte. Impegnati nella costruzione delle “non correnti all’interno del PD”, roba da far rabbrividire i più incalliti dorotei, il barbuto si esibisce nell’equilibrismo solito e trinariciuto tanto caro alla sinistra e all’Anpi, un’associazione che fa quasi tenerezza, dove sono intruppati giovinette e giovinetti di belle speranze, tutti provenienti dai centri sociali, più avvezzi a banchettare a “sardine” piuttosto che cimentarsi con le dure letture dei libri di storia. Non si sono accorti che il vento è cambiato e che piano piano comincerà a soffiare anche sulle terre del Principe… non basteranno urli e sceneggiate, la messa in scena di festini ed eventi di improbabili pienoni, per dimostrare che il tempo e lo stile “principesco” volge al tramonto, travolto dalla dura realtà. Opposizione, inciuci e Fratelli d’Italia permettendo
 Don Camillo