mercoledì 5 luglio 2023

Rivolta nelle Banlieus

Ho letto su Dagospia, stanco (forse) delle solite cazz..sui generi piddini, un'interessante articolo del Messaggero sulla rivolta nelle banlieus parigine. Dalla nostra informazione abbiamo solo brevi notizie e visioni occidentali della guerra su procura, sempre tra il comico e la presa per il c.. La morte del giovane sembra uno dei motivi scatenanti. Bolliva la pentola da tempo, hanno trovato il Macron più debole, in preda a paure elettorali e tentennamenti. Arrestano centinaia di giovani ed il giorno dopo vengono rilasciati, il fuoco divampa e la gendarmeria è bloccata per paura di altre vittime. Intanto si consumano razzie e vandalismi. Quarant'anni di politiche ed immigrazione permissiva hanno importato in Francia un'altra cultura e civiltà? Domanda che si pongono in tanti, specie quelli che hanno partecipato alla colletta per difendere il gendarme che ha ucciso il ragazzo. Divisione netta e malaugurante. Una parte importante, per ragioni varie, etniche, religiose e culturali si sente d'appartenere al paese solo giuridicamente. Monito per qualche vagheggiante nostrano? Le reazioni sono in atto, il maschione francese che aveva affrontato i gilet gialli a 5 stelle ed altri sporadici episodi violenti, è al test decisivo. Lo scontro con la Meloni è un piccolo diverbio familiare. Ci sono stati in passato altri momenti di violenza con gli stessi attori, questa volta secondo la giornalista Marina Valensize, sembra che ci siano ragioni profonde destinate a scoppiare. Cinque giorni di sommosse in Francia testimoniano che l'autorità costituita è in affanno. La polizia prova a limitare i danni, arresta centinaia di adolescenti, salvo poi rilasciarli l'indomani. La sommossa in Francia è un effetto della crisi di autorità? Il presidente Macron scommette sullo sfinimento dei rivoltosi, che intanto hanno fatto shopping nei negozi saccheggiati, facendo incetta di computer, telefonini, abiti firmati. Ma la polizia non interviene, temendo il secondo morto. Il governo è talmente paralizzato dal timore di un incendio generale che preferisce adottare una strategia di contenimento. Non è una rivoluzione, né una guerra civile, ma lo scontro tra una parte della popolazione, non giuridicamente straniera, ma che si sente culturalmente tale nel paese in cui è nata o è venuta a vivere. Per la prima volta, nella patria dell'universalismo ci sono scontri con la polizia nelle banlieues. Quarant'anni di politiche di immigrazione permissive hanno importato in Francia, nel cuore dell'Europa, un'altra cultura e un'altra civiltà. Succede anche in altri paesi, ma in Francia più che altrove il fenomeno comporta un attacco interno, con la diffusione della moda woke, e un attacco esterno con l'immigrazione arabo musulmana. In più la Francia, in balia del pentimento permanente per le sue colpe storiche, incoraggia coloro che la detestano e vogliono distruggerla. Quadro allarmante, non ripetibile nella nostra penisola con i porti sicuri. Siamo ancora lontani, alle volte acceleriamo il passo.
massimo lugaresi