giovedì 24 giugno 2010

La Casta

Ho letto come tanti la quadrimestrale lettera di Gambini, commenta il bilancio di undici anni disastrosi per la Città ed il Suo Partito, interamente condivisibile, lucida, intelligente, una testimonianza da un interno condiviso, partecipato fino a quando è scaduto il tempo parlamentare. La storiella che il Partito si cambia è una favola per sciocchi od ingenui, Sergio non appartiene a queste categorie. Esiste un limite nella divisione che viene esposta, sembra che la società riminese sia composta da cattolici più o meno impegnati ed imprenditori delusi che per ragioni diverse hanno abbandonato l'idea di farsi governare dai Gnassi o roba simile. Ha dimenticato il resto del popolo, non è amnesia da poco, rappresenta la stragrande maggioranza che molto probabilmente diserterà, non trovando nella deludente opposizione una sponda felice, sono decine di migliaia di persone che scelgono al momento, lo zoccolo duro dell'antipolitica, non hanno nessuna rappresentanza, lontanissimi dai giochi Curiali e Confindustriali. Aureli in un momento di pausa tra un insulto a Pasquinelli e l'altro per Chicchi ha avuto l'infelice idea di scrivere alla Marchioni, esercizio epistolare a scuola vietato, si dovevano informare i genitori, l'Eletta con la politica ha la stessa dimestichezza di Vitali con l'amministrare. L'unica persona che poteva rappresentare per il Pd una speranza di discontinuità con il passato salvando il presente, era Focchi, capita l'aria che tira nella Città e sulle vetrate si tira fuori, rimangono pochi altri, stessa provenienza, stessa Casta, non hanno mai lavorato, li puoi licenziare solo elettoralmente.