venerdì 18 giugno 2010

Una Riflessione

La classe dirigente di questa città, mettiamo dentro tutti, politici di maggioranza e  opposizione, rappresentanti di categoria, uomini di cultura e fede, s'accorge che la strategia del campare alla giornata sta distruggendo Rimini? Siamo stati umanamente toccati da un giovane imprenditore condannato penalmente per aver installato una tenda di plastica, la rabbia esposta con parole dure partiva dalla richiesta di conoscere perché il suo paravento fosse un crimine e migliaia di altre situazione abusive fossero tollerate. Ipotizziamo che nel caso citato, ci sia stata la classica denuncia particolare, che ha messo gli uffici giudiziari, di fronte ad un fatto accertato, non agire significava omissione d'atti per chi svolge questo delicato compito. Il perdurare, l’aggravarsi di questa situazione, sta creando l’idea che le regole per qualcuno s'applicano, per altri s'interpretano, il caso più macroscopico è quello che avviene sulla Spiaggia, sembra che le Leggi della Repubblica si fermino sul muro del lungomare. Non ci sono due strade, a Rimini una rarità, si devono mettere paletti precisi per tutti, una comunità si regge su regole condivise, quelle più importanti nella nostra Città hanno un sapore urbanistico, terminare la legislatura al suono dell'ottantesima variante non appare un premio confortante, perfino i professionisti dell'impresa e del lavoro si sono ribellati a questo andazzo, nessuno giornale o sito amorevole denuncia questo sistema d'amministrare, gettare al termine di undici anni disastrosi la promessa di un Piano Strutturale quando si è fatto finta di lavorare per uno Strategico in altre Città avrebbe la parvenza di un crimine come quello dell'uso improprio di carte di credito. La soglia della nostra sopportazione sembra molto alta, il partito di minoranza relativa sta pensando che dopo Ravaioli la ricetta giusta sia Gnassi, ci prendono per tibetani con pazienza infinita e non violenza al voto.