lunedì 14 giugno 2010

Pubblico Demanio

IL DEMANIO PUBBLICO MARITTIMO è un esigenza primaria della Nazione come confine di Stato ed apertura verso il mare. Tenendo conto della sua instabilità naturale, funziona con regole proprie, quando il mare invade un territorio, quel pezzo non può diventare privato perchè il fondale appartiene ad un signor Rossi. Piegare l'impostazione originaria al solo aspetto concessorio come elemento dell'uso pubblico, diventa paradossale, nel Codice della Navigazione è scritto chiaramente. Non a caso il sistema lobbistico italiano e riminese tende a cancellarlo, la disputa tra destra e sinistra, è tra chi regala di più ai Signori della Sabbia. L'attacco al Codice è iniziato dieci anni or sono, con l'invenzione del Diritto d'Insistenza, che garantiva le concessioni sempre agli stessi, annullato da una sentenza della Cassazione con il realtivo obbligo ad indire gare ed appalti pubblici. Per evitare questa elementare e corretta espletazione, alcune regioni si sono inventate Leggi ad Bagninum, l'E.R è stata al solito la più brava. Nella Legge Regionale si prevedeva l'allungamento delle attuali concessioni per 20 anni, la Comunità Europea su sollecitazione del Governo ha annullato questa indegna proposta, aggirante il dogma della Libera Concorrenza. Va pure sottolineato che le innovazioni richieste per l'allungamento del contratto erano autentiche bufale, un bar quotato mediamente sul mercato da uno a due milioni, nei previsti vent'anni doveva investire, conti alla mano, una cifra pari a 4/5000 euro, un' imbiancata ogni cinque anni, il Governo per evitare le gare d'appalto ha emanato attraverso MilleProroghe, Quella  fino all'anno 2015.
Le cose si complicano con il federalismo fiscale, è facile che i singoli Comuni, come già avvenuto con il passaggio delle competenze gestionali, vengano addomesticati dalle potenti lobby della spiaggia, sarà impossibile rincorrere per tutto il Paese le prevedibili  invenzioni che seguiranno, sperando che non si venda niente, il rischio sarà che s'inventino soluzioni di comodo. La più gettonata è quella che afferma che senza concessioni più lunghe non si possono fare investimenti, la Darsena di Rimini smentisce la bugia, regolamentata da una concessione prevista dal Codice della Navigazione, in base agli investimenti effettuati ed attraverso un computo metrico estimativo si è individuata la durata. Mentre agli operai si chiedono grandi sacrifici, questi vogliono continuare a godere dei loro privilegi demaniali e fiscali, un ambulante deve avere il registratore di cassa, i bagnini sono esentati per la paura che s'inumidisca, non stupiamoci se il reddito medio dichiarato varia tra i 5/10 mila euro. Questa impostazione crea un immobilismo imprenditoriale, dettato da una rendita di posizione elevatissima, cosa serve redigere i Piani Spiaggia, se alla fine sono i Signori che dettano regole e varianti? Con il testo originale passati cinque anni, chi non si uniformava, investiva, innovava aveva la revoca della concessione, consegnata ad altro che perseguiva meglio l'interesse pubblico, come recita il Codice. Prima di partire per Bologna, Melucci ha annullato questa previsione con la 71esima variante, non esiste operatore che si lamenti se questo Piano non viene approvato, tutto deve rimanere immobile. Per evitare che finisca nel solito casino urbanistico, chiediamo che il demanio venga gestito dalle Regioni attraverso lo strumento del Codice della Navigazione, la realizzazione del richiedente sia il primo titolo dell'assegnazione, il canone sia solo il secondo titolo di merito
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