giovedì 13 maggio 2010

Come la Grecia?

Quante assonanze abbiamo con la Grecia? Il Sistema Paese è la sommatoria degli interessi particolari più o meno organizzati, se i conti non tornano, la colpa è sempre di altri. Alcuni dicono che siamo destinati ad un destino ellenico, partendo dal caso emblematico vecchio di 150 anni non festeggiati: la questione meridionale. Crescono i defensor dello status imperante, ultimi arrivati in ordine di tempo, i vescovi italiani, con una tattica diversiva che non si capisce se ingenua o troppo astuta, gabellano il mantenimento dell'assistenzialismo di stato con la difesa dei deboli, in termini politici, un plateale invito all' immobilismo federale e fiscale. La prova provata è la Sicilia, nel silenzio generale e con autorevoli benedizioni, Pdl, Pd, Udc governano in barba agli elettori, al grido del non si tocca niente. Compiono l'ennesimo delitto politico e altro regalo alla Lega, non certo bisognosa d'incitamenti all'aumento dei consensi. Il Nord ogni giorno perde un pezzo della competività, quelli che s'incazzano non sono industriali pronti a delocalizzare, ma operai in cassa integrazione, con l'indotto che segue. Ascoltare da pulpiti non immacolati che il federalismo è un costo, che ci vuole la sussidiarietà, un sano moto di stizza ci smuove, pensano di proteggersi da Bossi, in realtà hanno capito che questa volta fanno sul serio, hanno messo anche Fini sulla strada, alla prima conta seria verrà spazzato. Due ragazzini riminesi dell'età di Gnassi, reduci dal Vinitaly di Verona ci hanno raccontato che una sera si sono rifugiati in un bar, spinti dalle ronde che puliscono la Città, erano accusati di essere comunisti e marocchini, la gente applaudiva, la politica quando funziona evita le guerre, quando si schiera diventa partigiana.