domenica 10 giugno 2018

La Società dei Rifiuti

Come ho già scritto altrove mi pare (#rifiuti) quando ero bambino, esempio autobiografico, i rifiuti di due giorni di una famiglia, con diversi bambini, due genitori e una nonna, erano costituiti da una busta bianca di plastica che mettevi fuori la sera e poi la mattina presto passava un grosso camion con un uomo attaccato dietro, tipo tram del passato che scendeva lo prendeva e lo tirava all'interno del camion. Questo molti lo rammenteranno. E chi faceva questo servizio diffondendo invero tipico cattivo odore nelle primissime ore del mattino, erano dipendenti del Comune nel numero direi ad occhio e croce di una cinquantina. Questo il passato; venendo a oggi, sorvolando sul nodo dei costi di Hera di cui si è interessato l'ultimo consiglio comunale e su cui sembra essersi incaponito il consigliere di Patto Civico Erbetta probabilmente imbeccato dalla lobby dei ristoratori-albergatori che producono tanti rifiuti e più volte si sono lamentati di servizio scadente e costi alti, m'interesso di un'altra cosa. Proprio questi giorni Hera sta installando dei bidoni pubblici di ultima generazione diciamo: in pratica sono dotati di compattatore di plastica o lattine e alimentati a energia solare. Un'iniziativa più che altro simbolica o di marketing aziendale in quanto non credo che per compattare bottigliette di plastica occorra poi così tanta energia da rendere conveniente ricorrere a pannelli fotovoltaici, che poi a loro volta saranno da smaltire, quindi!? Quindi Hera, schiacciata fra la necessità di fare utili per i propri azionisti privati circa il 50%, la produzione imponente ormai di rifiuti che la nostra società comporta, sembrerebbe (anche con questa iniziativa) essere sempre a caccia di soluzioni per spendere meno. Per esempio questi bidoni 3.0 avranno necessità di essere svuotati con minor frequenza, ma come controindicazione "sposti" parte del processo di raccolta e smaltimento direttamente sulla strada. e questa sembra essere tra le altre la via intrapresa. Allargando la prospettiva, oggi si potrebbe dire che dalla Società dei consumi, espressione sapientemente caduta in disuso, si sia passati alla Società dei rifiuti. Ogni-cittadino-deve-essere-edotto-su-questioni-inerenti-i-rifiuti, perché altrimenti Hera non guadagna se non differenzi, se non la sai la lezione etc.; in breve: una parte del lavoro lo fai tu, una parte lo faccio io altrimenti il servizio raccolta rifiuti con tutto quello che si produce non-rende-più! E anche sub-affidando a cooperative (che poi parrebbe per come si sono lamentate, non lo dico io, sono "strozzate" da Hera che poi strozzano i dipendenti etc.), con una Società dei rifiuti non ci sono più margini per guadagnare: se ne producono troppi, più che troppi un'esagerazione non più gestibile. E per esempio, se voi rammentate il dottore Grillo ci ha marciato nei suoi spettacoli prima di entrare nell'agone politico e uscirne vincitore, con il celeberrimo esempio della Svizzera ove dello spazzolino non si cambiava tutto ma solo la parte soggetta a usura. Comunque sia per me così non si va avanti non sarebbe neppure questione di Hera perché pressapoco è così ovunque, società miste pubblico privato è la esagerata produzione di rifiuti che è non più sostenibile, sia economicamente, sia dal punto di vista ambientale ma attenzione anche come logistica, perché dove ti giri vedi uno che porta spazzatura a tutte le ore, ormai la spazzatura è entrata nella nostra vita,o cassonetti pieni, insomma i rifiuti hanno assunto una posizione centrale quasi. Hera organizza corsi per rendere edotti i cittadini, siamo ormai a livelli... da non  credersi! E non ci sono segnali che si voglia affrontare come si diceva una volta il problema "a monte" ossia che la società dei consumi ha trovato un suo limite e un suo capolinea nella eccessiva produzione di rifiuti. E non si affronta la questione perché significherebbe mettere in discussione il Consumismo, altro termine caduto in disuso, che è connaturato ai rifiuti, legato al dogma della Crescita etc. etc. etc. Acqua per bambini imbottigliata in confezioni da 25 cl., vino per alcolisti in tetrapack da 33 ml... la Grande Distribuzione è la responsabile della svolta rifiutista, ossia il consumismo dopo il consumismo, ma non si interessa poi di quello che immette nell'ambiente. E non solo ovviamente la grande distribuzione, ma tutto il nostro sistema: in passato la quantità di merci che entrava in una casa era irrisoria paragonata ad oggi, al supermercato si andava quei pochi che c'erano giammai tutti i giorni come ora i pensionati che si caricano di merci e che ivi lasciano la loro pensione quasi per intero. Cose note la bottiglia col "vuoto", il vino che si comprava "alla spina", il pesce che oggi ti incartano tipo matrioska in 10 incarti uno dentro l'altro, si metteva nella carta di giornale etc. Insomma per chiudere questa riflessione siamo al capolinea non è questione di Hera che pure personalmente, limite mio, aborro, perché comunque se torni alla municipalizzata poi s'indebita o diventa un carrozzone di dipendenti, la morale è che non dobbiamo (come vorrebbe Hera) diventare tutti competenti in materia di rifiuti, ma produrne meno e queste sono politiche a livello nazionale e sovranazionale, giusto per dire due parole in questione molto complessa come si sa.
In foto la famigerata collina dei rifiuti creatasi alle porte di Bologna e che tipicamente avvisa chi ivi arriva in treno che sei a destinazione. 
 Finto Pesce