mercoledì 25 novembre 2020

Confindustria Romagna

Preferisco il Maggioli Paolo nelle vesti confindustriali romagnole che in quelle (affollate) del fan gnassiano. La "spalla" a Chiamami Melucci, non è mossa politica tra le migliori. Piccolo cabotaggio di provincia. Prima il dovere poi l'obbligo dicevano i francesi. Fa piacere che le imprese romagnole si sono fatte trovare pronte ad affrontare le nuove restrizioni previste dalla zona arancione. E’ quanto emerge nell’indagine flash realizzata da Confindustria Romagna sulle associate proprio alla vigilia del provvedimento. Sette aziende su dieci hanno mostrato grande reattività anche se la seconda ondata dell’epidemia ha avuto effetti negativi per oltre la metà delle imprese. A tinte fosche le previsioni sul fatturato 2020 sul quale si prevedono cali consistenti mentre per il 2021 si intravede un recupero strettamente legato però all’andamento della curva epidemiologica e ai tempi di arrivo del vaccino. Se posso contestare: ho letto percentuali che reputo ottimistiche rispetto alle stime nazionali, però come tifoso cittadino, voglio credere ai miracoli mai avvenuti. Il fatturato legato all'export è stabile per il 35,1% mentre il 16% stima perdite fino al 20% dei propri ricavi, l'altro 49% è sparito? Largamente diffuso il lavoro agile (?) specie nel terziario, turismo, informatica e studi di consulenza. Cosa diventa il lavoro troppo agile? Le principali difficoltà che le aziende temono di incontrare sono quelle legate alle vendite sul mercato nazionale e sul mercato estero. Criticità attese anche sul fronte degli incassi. Per quanto riguarda l’occupazione, oltre la metà delle imprese prevede di non fare ricorso nei prossimi mesi alla cassa integrazione. Negativo infine il giudizio sul decreto Ristori emanato dal Governo: sei aziende su dieci non lo ritengono d’aiuto. “Occorrono politiche e decisioni chiare e con tempi rapidi, commenta il presidente Paolo Maggioli che garantiscano alle aziende supporto ed investimenti. Siamo, presidente, più vicini, contigui a Bonomi. Non esiste un'altra via, perfino la tinta dei capelli di Giuseppi sembra quella di Giuliani, sciolta alla luce delle telecamere. Una scena pietosa come quella del paese in mano ai saltellanti del lockdown. Nemmeno la docile, appecorata Lilly è riuscita a frenare la "sciolta" del premier. Il ghiacciolo giallo finisce per terra. Lo riceverà il Papa per consolarlo. E' un profugo della politica anche lui.