lunedì 16 novembre 2020

Sergio Gambini

Mi era sfuggita. Parlo dell'intervista del Carlino a Sergio Gambini. Il solito amico l'ha postata. Pochi compagni si ricordano del bel ragazzo, con il compito di arredare le riunioni nei comitati federali, ma le quote rosa ancora vibrano. Ha goduto anche di incarichi parlamentari, utili alla previdenza. Il suoi interventi, sentito il primo, erano inutili. Bella presenza, ciuffo ribelle ed il pedigree movimentista della Piazzetta, indispensabile allora per una facile carriera. Non è mai stato indicato per governare la città. Il partito conosceva limiti e pericoli. Poi nominarono Piccari, vice sindaco. Fu  una tragedia, finita in una risata. Sergio è stato una meteora che ha attraversato il partito, la classica figura che "doveva" esserci. Il padre è stato il mio (indimenticabile) professore di filosofia. Un grande nell'arduo compito dell'insegnare. L'intervista è l'ulteriore segnale della lotta, per il momento arbitrata da Barnabè, tra le fazioni piddine. Gambini è ascrivibile alla corrente gnassiana. E' stato il costumista del giovane Andrea. L'ideologo era Chicchi. 
L'intervista è un coacervo di luoghi comuni e ricette dell'aspirina per tutti i mali. Con il solito furbesco richiamo alla conservazione del territorio come esigeva a S.Giovanni in M. la nuova terra conquistata dal ricco esule. Il suo campo da golf era riempibile di condhotel per ogni buca. Un messaggio a Melucci, antico nemico nel partito: la candidatura della Petitti secondo il "dimagrito" onorevole rappresenta un ritorno al passato, manca il progetto. Gnassi ha governato con un decalogo. Lo scenario che premiava personaggi come il Bel Sergio. La commedia inizia a diventare una sagra. A chi tocca?