domenica 14 febbraio 2021

Melucci Atto Terzo

E' stato (anche) un mio compagno. Per cinque anni, ho frequentato più Maurizio Melucci della famiglia. Io capogruppo dei Ds, lui vice sindaco, facente (sempre) le funzioni del Dott. Ravaioli. Il primo vero civico, rimasto fedele al suo straordinario lavoro. Non lo biasimo. Ci fece vincere agevolmente. Lo avrebbe fatto meglio nel centrodestra. Allora, come oggi, un medico (pubblico) deve giurare fedeltà ad Ippocrate e Bonaccini. Ho letto, su Chiamami ..Città, il terzo saggio di Melucci sulla Rimini degli ultimi anni. Una parte piena di sassolini e pietre che volano sulla testa di Chicchi. Nel libro delle memorie ed accuse di Melucci, la parte dei primi anni 2000 è quella che conosco e ricordo..benissimo. Avevamo costruito l'asse portante della prima legislatura di Ravaioli. I ricordi di Maurizio sono veri, ma, oggi, troppo concilianti, legati al ruolo di procuratore della Petitti. La sue analisi, allora, erano molto più pesanti di quelle taroccate che rilascia al suo Blog. E' il volto politico di Melucci. Una diabolica capacità di interpretare diversi ruoli, sempre confacenti al disegno. Fummo costretti ad amministrare con il nuovo strumento urbanistico, senza colpe nella elaborazione. Il Piano Regolatore approvato, dopo trenta anni, era un guazzabuglio di velleità. Si era invecchiato strada facendo, violentato dalle migliaia di osservazioni, molte accolte in un clima inciuciante. Composto da 256 comparti, normati con strana fantasia, uno diverso dall'altro. Solo un centinaio videro la ..luce. Tutte le grandi novità, cito Fiera, Darsena e Palas, furono oggetto di varianti, spesso approvate con l'aiuto dell'opposizione, sempre sensibile all'argomento. Non cito Murri e Novarese, furono la spinta per le mie dimissioni. Nemmeno sotto tortura. Passato troppo tempo, inutile rivangare, per me sono prescritte. Melucci, nella nuova interpretazione del politico di servizio, cerca disperatamente di trovare un appiglio per non definire quel Piano Regolatore una autentica... Non può rompere con il "suo" mondo ed allora concede interviste e pezzi d'archivio a Chicchi ed al simpatico Piccari, con le mutandine da calcio. E' arrivato ad affermare che le varianti, una cinquantina, quasi tutte al termine delle legislature, erano necessarie. A chi? I beneficiari dei mattoni sono scomparsi, ci sono rimasti i laterizi. Sarebbe una lezione per i neofiti, così si distrugge una città. Mancavano i lungomari, a quelli, ci ha pensato il Principe, stranamente mai citato. Il suo antico avversario. Potrebbe chiuderla qui, affermando, senza avvocato, che lui non aveva mai firmato quel piano regolatore. Mi sono stancato di seguire una ricostruzione che ha interessi e ragioni che non mi appartengono. Una lunga guerra sotterranea destinata a emergere nel caso (probabile) che donzelle e tappeti non siano salvifici. Un mondo da abbattere, quello nuovo, non potrà essere peggiore.