domenica 4 giugno 2023

Stessa Parte



Il cambio politico-culturale e l'affanno piddino, indicato, svogliatamente, come riformista, sono le novità che la Meloni ha imposto. De Benedetti, uomo di cultura fiscale, invece continua con volgari insulti alla Meloni. Il covo de La 7 riesce a fare peggio. Il premier eletto e confermato in tutte le disfide elettorali, continua la sua missione di pace inviando anche fucili garibaldini. L'atlantismo sfacciato del Pd, messo sotto accusa da una forte componente (silenziosa), si trova sullo stesso versante destrorso. Contraddizione evidente per i collaudati schemi della Stampa e naturalmente Repubblica. I vecchi narratori radiotelevisivi di cosa succedeva in Russia, sono accantonati. Le loro verità, non dalle finestre dei lussuosi alberghi, sono censurate. La guerra su procura è scoppiata il 24 febbraio 2022. In Crimea prima, regnava la pace. La scelta, credo imposta, di un segretario e stilista incorporata, ha segnato la fine dell'ultima edizione democratica. La sinistra è destinata a dividersi. La presenza grillina è un fastidio. Doveva essere la grand reunion. Non puoi flirtare con democristiani ed eredi di Grillo. Astuzia, pragmatismo della Meloni fanno a fette l'opposizione. Il pronto riposizionamente delle retei pubbliche sposta la propaganda che sta offrendo un discreto aiuto. Rimane Mattarella. Non c'è un comune interesse a venire alle mani istituzionali. L'ultima espressione del Pd, votata da tutti, eccetto la Meloni. Altra flebile contraddizione. L'opposizione riminese, affidata ad un vivace no-vax, si è dedicata a Vasco e Tecnogym. Fanno bene, non si può essere sempre duri. 
massimo lugaresi