Solo il voto di un traditore, un Giuda di area politica ha consentito a Riziero Santi di essere eletto ultimo presidente dell'inutile provincia di Rimini. Non sarebbe cambiato nulla visto il grado di inciucio che imperversa in questa provincia, soprattutto nel comune capoluogo. La signora Spinelli nulla avrebbe potuto in una realtà così povera di principi, di altruismo e di volontà servizio verso la comunità. Un traditore, dicevamo, difficile non pensare a un consigliere o a più consiglieri che nel segreto dell'urna provinciale ha o hanno pensato di esprimere la preferenza al passato, al vecchio, al già visto. A quell'usato sicuro che negli ultimi decenni ha permesso alla Sinistra di governare i livelli amministrativi locali, e agli apparenti oppositori di piazzare uomini e donne in ruoli di potere per garantire ben circoscritti interessi.
Su questi aspetti così meschini della vita politica ci sarebbe da riflettere e davvero da piangere. Le lacrime sindacali, di coccodrillo, in occasione dell'inaugurazione del teatro Galli sono da riservare alla fase della prossima gestione degli eventi in quel rinnovato contenitore. Quando l'enfasi delle roboanti parole si trasformerà in necessita' di nascondere le traballanti relazioni di bilancio. Quando gli sfavillanti luccichii degli accessori teatrali saranno coperti di polvere a causa delle carenti e inappropriate manutenzioni. Quando l'ipocrisia di maniera ammantata di parole, frasi e dichiarazioni farneticanti e roboanti, dovrà necessariamente lasciare il campo (teatro) alla cruda realtà di una gestione in rosso e di programmi di stagioni teatrali sovrastati da quelli dei tanti teatri italiani ben più blasonati e caratterizzati. Ecco, in quel momento, tra qualche tempo, tornerà in azione la stucchevole collaborazione tra forze politiche, solo in pubblico contrapposte, nel nome dei superiori interessi dell'economia locale, delle attività turistiche e, magari, come al solito, scenderà in campo anche la curia riminese per dire che serve unità d'intenti, che occorre collaborare, che bisogna alzare lo sguardo oltre le pur legittime aspirazioni di bottega. Insomma, tutto l'armamentario dialettico e intriso di ipocrisia che serve per un altro pasticcio alla riminese (riminizzazione docet). Allora, tra qualche tempo, forse tra non molto se solo le inchieste facessero celermente il loro corso, potrebbe accadere che un'amministrazione di nuovo conio, incardinata su sani principi di comune interesse e composta da non improvvisati amministratori, potrebbe anche cambiare il corso della storia di questo puntino dell'Adriatico, che merita ben altri rappresentanti, ben altre figure istituzionali rispetto a quelli passati e agli attuali. Che rivendica per la sua stessa sopravvivenza e futuro ben altri attori rispetto ai comici che si sono susseguiti sui nostri palcoscenici. Chissà che l'eterna farsa teatrale riminese non finisca in tragedia per un'intera classe politica che è arrivata ormai al capolinea, al "chiudete il sipario".
Don Camillo
Don Camillo