martedì 9 luglio 2019

Ce ne scampino

Ho atteso qualche giorno prima di commentare l'articolo di Renzi pubblicato su Repubblica. Debbo dire che interpretarne il contenuto, armonizzandolo con l'azione del governo Renzi e le intenzioni attuali del rignanese è stata operazione foriera di spunti interessanti. Il non velato attacco dell'esecutivo Gentiloni reo di avere succeduto il suo, in uno con quello portato, con una clamorosa veemenza acidiosa, al ministro dell'interno da tutti dipinto come uno dei migliori della seconda repubblica apre degli interrogativi. Perché Renzi che è tutto fuorché stupido e privo di scaltrezza ha deciso un affondo del genere, rispolverando addirittura contenuti di sinistra radicale, e, attaccando la parte più moderata del PD che sarebbe proprio quella più vicina al suo percorso politico e valoriale? Va alla conta delle truppe prima dell'attacco finale? Vuole fare del PD macerie indebolendone il segretario attuale? Vuole incunearsi con una blitzkrieg alla Patton più che alla Goderian fra le correnti degli uni e quelle degli altri per testarne i valori in campo e le dinamiche qualora dovessero essere costrette a schierarsi e scegliere? Sono tutte domande legittime a cui non ho risposte certe, perché forse prima di adesso non è mai avvenuta una cosa simile. Oserei dire patologica. Un'azione dirompente, una scissione nucleare controllata che si vuole indurre step by step é ciò che forse questo paese non ha bisogno. Da anni dico che quando si riduce a simulacri forse sarebbe meglio ricominciare da capo. Languire in scontro fratricidi sembra la condanna del Paese e delle forze politiche tanto di maggioranza che di opposizione. E mentre Roma ciarla Sagunto viene espugnata verrebbe da ricordare a quei tanti troppi politici che si atteggiano di serie a, e, invece, meriterebbero la mia sorte. Se qualcuno più bravo di me riesce a rispondere alle domande di cui infra gliene sarei grato, altrimenti debbo pensare che o si rimuovono chirurgicamente le metastasi o siamo destinati all'oblio per sempre. Occorre forgiare pensiero prima delle spade, occorre avere amore poi strategie. Occorre credere forse per sperare. Questo spettacolo invece è indecorosamente avvilente. Pare non più sintomo ma conclamazione di una responsabilità certa, non più indizi ma prove oggettive di una incapacità immanente delle forze politiche attuali di saper gestire il potere. Non statisti, né politici. Solo quiscquillia.
R.Urbinati 
 P. S. Ci è rimasto ormai solo di rivolgerci al cielo. Ce ne scampino.