lunedì 22 luglio 2019

Una Decisione del Cappero

Di solito i social media sono demonizzati dai più perchè considerati inutile e pericoloso sfogatoio di aggressività e frustrazioni represse. Vero. Se si considerasse solo questo aspetto, ogni giorno noi sceglieremmo di fare ben altro anziché gestire per pura passione un gruppo social. Tuttavia esiste un altro aspetto che i social media hanno, è quello meno considerato e meno evidenziato, è quello per il quale ogni giorno noi scegliamo di fare ciò che facciamo e per il quale ci battiamo, è quello che il nostro gruppo social “la Rimini Che Vorremmo” nei suoi anni di vita ha testimoniato in svariate occasioni: è l'insospettabile, nobile e preziosa funzione sociale. Tra le migliaia di utenti, tra quelli che di solito leggono tutto e non postano nulla, tra quelli che noi chiamiamo i “presenti silenti”, c'è sempre quello/quella che prima o poi ci scrive privatamente segnalando l'ingiustizia, la nota stonata, l'abuso. Gli argomenti? I più svariati, è tutta una questione di sensibilità, di formazione, di prossimità. Questa volta abbiamo deciso di dare la massima visibilità al tema segnalato, facendo uscire la notizia dal social per farla entrare anche nei network dell'informazione. Pare che la Soprintendenza abbia deciso di sradicare le piante di capperi dalla Rocca Malatestiana, e pare che gli interventi di sradicamento siano già iniziati. I più domanderanno meravigliati: tutto qui??? Risposta: pare una banalità, ma non lo è. E ci piacerebbe che l'Amministrazione Comunale prendesse in considerazione la nostra segnalazione, e si attivasse. I capperi (capparis spinosa) che crescono nelle e sulle pareti della nostra Rocca sono piante tipiche del nostro territorio di Romagna, con foglie e frutti carnosi, dai fiori bianchi e rosati a quattro petali che la sera sono già appassiti; tuttavia, se sono stati visitati da un insetto impollinatore, dai fiori, che sbocciano da Maggio a Luglio, nascono in fretta i frutti che hanno un sapore considerato prelibato dai buongustai, un gusto vivacemente squisito. Gli esperti considerano raro l'attecchimento spontaneo di queste piante nella nostra zona climatica, eppure, come spesso accade, il “disordine” naturale delle cose, che irrompe nel rigoroso “ordine” scientifico rompendo gli schemi, ha reso possibile il secolare radicamento spontaneo di questa pianta nelle fessure delle muraglie dei nostri bastioni e della nostra Rocca; esse attecchiscono dove il clima è mite, dove abbonda il sole e dove ci sono gechi e lucertole che ne mangiano i frutti e ne disperdono i semi. In effetti gli antichi castelli sono fra le loro dimore preferite. Non si comprende la decisione della Soprintendenza di sradicare le piante di capperi dalle antiche mura malatestiane. Si presume la volontà di fare ordine e pulizia. Ma le piante di capperi non causano alcun danno ai muri che popolano, sono solo testimonianza di una tipicità che appartiene da secoli alla storia del nostro territorio. Perchè proprio la Soprintendenza, che dovrebbe invece tutelare la storia, il paesaggio, le tipicità, ha intrapreso una azione così insensata? Vero che siamo nel terzo millennio, vero che siamo nell'era di internet, degli smartphone, della conquista dello spazio, della robotica, dell'alta velocità, della clonazione umana e della manipolazione genetica, ma siamo anche, ancora e soprattutto esseri umani, e la nostra umanità ha bisogno dei ricordi, dei simboli, dei profumi, dei sapori, dei colori, ha bisogno anche della patina che il tempo stratifica sulle cose, ha bisogno talvolta di rifuggire la eccessiva modernità per ritrovare i suoi antichi paesaggi, quelli che per qualcuno sono, erroneamente, solo antiquati. A proposito di tradizione... è proprio ai capperi di Romagna che si sono ispirate le antiche ricette “Salsa di capperi e acciughe” n. 121 e “ Crostini di capperi” n. 108, tratte da “La scienza in cucina e l'arte di mangiar bene” di Pellegrino Artusi, che, seppur dell' '800, è pur sempre colui la cui maestria e il cui sapere hanno fatto scuola ai vari Bruno Barbieri, Carlo Cracco e Massimo Bottura. Alle volte “vecchio” non è obsolescenza, è risorsa. 
 Milena Montebelli e Roberto Gabellini
PS Perchè Chiamami Melucci ha stravolto l'articolo?