martedì 30 luglio 2019

Una Riflessione

Debbo fare una riflessione. Sono scosso dall'immagine di un presunto fermato di omicidio tenuto bendato. Lo sono perché al garantismo ho rassegnato la mia esistenza e in uno stato democratico, attendendo l'attacco di qualche anima candida... , ho sempre creduto che chi viene affidato alle forze dell'ordine debba aspettarsi il trattamento che la democrazia deve saper concedere prima che giunga una sentenza incontrovertibile con il suo passaggio in giudicato. Attendo da anni i numeri identificativi sulle uniformi del resto che forse vedrò allo spirare del mio tempo esistenziale. Detto questo non vorrei finire io a dover difendere le istituzioni di uno Stato nazionale come fece Craxi a Sigonella. Questa vicenda tragica assume tutti i contorni già di una disputa feroce, seppure solo agli albori, di condotte che possono influire sulla legittimità di una confessione e riverbare effetti sulla sovranità di un Paese. Non abbiamo a che fare solo con famigliari... Non ci troviamo di fronte Uva, Aldrovandi, Cucchi, bensì il rampollo/i di famiglie USA e occorre a maggior ragione usare gli strumenti del diritto che abbiamo insegnato al mondo. Per quanto sia ripugnante e inaccettabile quella foto, alla pari mi sento di dire di non accettare lezioni da chi ha usato la tortura di Stato a Guantanamo. Da chi ha rapito un imam a Milano. Da chi non ha saputo far giustizia per il Cermis. E non vorrei che le ragioni di stato facciano una Perugia anche di questa vicenda. Troppi sono i temi che affiorano. Dalla custodia cautelare, dai metodi usati in ristrettezza e dal confronto a distanza fra sistemi. Vedremo chi saprà usare la spada e la bilancia in una vicenda che ci consegna una sfida feroce. Non vorrei finisse come l'8 settembre 1943. 
R.Urbinati