Nelle afose serate di questa attuale vita mi trastullo, più per deformazione che per intelletto, a leggere un mix di carte che ormai nulla hanno da invidiare ai romanzi. E pervaso dall'impazraggionevoleienza dell'insegnante, mestiere che davvero avrei voluto praticare, spiegando ancora la coda piena di colori e sfumature come un pavone, me ne diletto. Del resto è proprio scrivendo e astando che la mia collera si placa e la presunzione anela un futuro fra le onde proprio a chi come me dalla terra viene e alla polvere tornerà. E allora dei grandi processi della storia voglio trattare, con sforzo di estrema sintesi, qui, come fosse una metafora gioiosa da cogliere nei suoi spunti, quello che vide protagonista nell'immediatezza della Grande Guerra il Signor Landru. Nell'aprile del 1919 la stampa francese non era ancora uscita dalla tempesta. Difatti giornalisti non si nasce, ma ci si diventa, e ahimè molti erano stati sacrificati sui campi di battaglia della Marna, Verdun... , altri scomparsi in quella grande bufera che cambio' la geopolica europea con la definitiva scomparsa delle monarchie centrali ancora di stampo tardissimo medioevale. Tuttavia ogni grande quotidiano parigino ha il suo inviato in Questura. Ha qualcuno che bussa alle porte degli accusatori di Stato. Il "Petit Journal" riuscirà tramite la coscienza professionale del suo "Brosio" a realizzare uno dei più belli scoop dell'epoca. L'arresto di un individuo elegante, calvo ma con barba folta e nera. Quest'uomo si suppone abbia messo la scienza dell'ipnotismo a servizio dei suoi istinti malvagi. Era il 12.04.1919. L'iniziale accusa di truffa e appropriazione indebita con l'articolarsi delle indagini muto' in quella di omicidio di circa 10 donne e un ragazzino, quale "danno collaterale" si direbbe oggi al Pentagono. Landru pare vezzo ad utilizzare diverse identità, alias..., e capace di linguaggio forbito e magnetiche abilita locutive, e, quindi giudicato in grado "oltre ogni raggionevole dubbio" , di circuire e raggirare le sue vittime, tutte scelte fra donne vedove o comunque single, ricche, da cui si faceva rilasciare pieni poteri, col fine di appropriarsi dei loro beni, prima di sopprimerle e occultarne i cadaveri. Di questo personaggio che si proclamera' innocente fino alla sua esecuzione, per mezzo della ghigliottina, mi ha sempre incuriosito il senso dell'humor. Dirà ai Giudici della Corte d'Appello di Versailles:"Voi mi ricordate che sto giocandomi la testa. Mi spiace di potervene offrire una sola". Un finale ad effetto che anche se non ha cambiato la sua sorte personale conferma come la civiltà giuridica non possa annoverare fra le proprie sanzioni la pena di morte. È sempre meglio permettere il coraggio di una speranza per quanto arrogante, nei recinti di una prigione, che spegnerne l'umanità, anche si trattasse della più cinica e bieca.
Il 25.02.1922 si abbassava la lama sul collo del condannato.
R.Urbinati
R.Urbinati