mercoledì 3 luglio 2019

Kamikaze

KAMIKAZE… il vento divino ovvero il cuore a sinistra, ma il portafoglio a destra.
Dopo il disastro nella centrale giapponese di Fukushima, si paventò l’ipotesi che il pesce e, in particolare, il prelibato tonno rosso poteva accumulare un livello di radioattività dannoso alla salute dell’uomo. Tale notizia avrebbe minato seriamente la fiorente industria della pesca e del commercio del tonno giapponese. Le attività ed i politici del Sol Levante allora, per rassicurare la gente e soprattutto i mercati, dichiararono che avrebbero fatto un uso personale molto elevato di tonno coinvolgendo persino i loro familiari. Cari fedeli, a questo punto vi chiederete cosa c’entra questa storiella con i fatti di casa nostra. Col tonno non c’entra niente, ma sarebbe bello che anche i nostri politici ed amministratori nazionali e locali si ispirassero al modello giapponese. I nostri “migliori” hanno speso e spendono i nostri soldi per costruire opere che danno lustro e fulgore al loro passaggio terreno e per costruire come direbbe Ettore Petrolini “Una Rimini più bella e più superba che pria”. Il principe, i suoi predecessori e l’inossidabile faraone Tutankagnon hanno celebrato i loro trionfi costruendo imponenti opere ben apprezzate dal popolo che ormai si accontenta di due sardoni, qualche alberello sponsorizzato, un po’ di asfalto rosso, una pacca sulla spalla e se scappa magari una bella bestemmia colorita (che fa molto bar sport): un palacongressi dai costi esorbitanti e dai debiti evidenti, un bel teatro farlocco che non si sa come sosterrà le spese, una rocca divenuta castello e poi museo stile Disneyword, un metrò di costa che non viene inaugurato perché aprirà una voragine debitoria inimmaginabile, un tubone tritatutto che vedremo nei fatti se farà basta della merda in mare, pagato da Hera e aggiunto in bolletta. Non parliamo poi della macchina comunale al servizio del “signore” (che costa un mare di soldi), le consulenze e i contributi che vengono elargiti ad amici, conoscenti ed associazioni in maniera curiosa… A questo punto una domanda sorge spontanea: “Chi paga?” a Rimini risponderebbero: “Paga Palloni!” Una soluzione ci sarebbe per responsabilizzare ed efficientare tutto sul modello del paese con gli occhi a mandorla e cioè pagare gli alti appannaggi di questi signori (si vocifera che il presidente della fiera di Rimini al quale sembra succederà NIASSI lo splendente, conducator nostro, re nudo e crudo del Borgo fortunato con passerella e annessi e connessi, porti a casa, spicciolo più spicciolo meno, 160000 euro all’anno più premi vari) con le AZIONI DELLE SOCIETA’ PARTECIPATE (scommettiamo che non ne posseggono nemmeno mezza?). Come sarebbe stato bello se alla fine della fiera gli amministratori della ex Cassa di Risparmio di Rimini (ora in mano ai cugini francesi targati Macron e Brigitte) fossero stati pagati con le azioni della banca che emesse a lire 10.000 del vecchio conio sono state rimborsate a lire 600: in questo modo non sarebbero stati solo i risparmiatori a rimetterci tutto il “cucuzzaro”, ma anche gli abili amministratori. Sarebbe una bella prova di coerenza ma, soprattutto, varrebbe il detto “Chi sbaglia paga” e le scelte sbagliate ricadrebbero sugli artefici delle operazioni, altrimenti siamo sempre lì a fare i fenomeni con il c… anzi con il tonno degli altri.
Don Abbondio del Tonno