lunedì 22 luglio 2019

Il Giornale

Ieri ho letto un articolo notevole sul Giornale. Oggetto: un momento storico straordinario, nel significato effettivo del termine, quello ristretto nel gergo giornalistico di "mani pulite". Già mi vengono i brividi. Sovente ho concordato con un caro amico ciellino sulla catastrofe di quel protagonismo manettaro. Scuserete se affermo che il tintinnio delle manette rappresenta sempre la sconfitta della civiltà. E così è stato! Mani pulite ha prevalso sulla civiltà. Quella barbarie ha vinto la cultura delle idee. Lì sta l'origine della fine del collettivismo che i sistemi partito della prima Repubblica, nel bene e nel male, hanno rappresentato, consentito e reso facilmente fruibile, per atrofizzare quella azione invasiva sulla cultura dozzinale del leader. Sull'individualismo asfittico e autocelebrativo di cui Berlusconi e' stato il Vate, capace di leggere quelle carte, date a spanne da croupier che dovevano piuttosto accuparsi di giustizia, seguito a ruota dal pactum scelleris...da quel veltronismo sgangherato da loft newyorkesi, dalle notti bianche, i cui conti sono ancora da saldarsi, dal concetto abominevole di "voto utile" e del sì ma anche. Quelle rottamate scuole di partito sono state chiuse ex abrupto da un azione politica e da un protagonismo esasperato e sono state sostituite dal leaderismo dei piccoli capi come quelli citati, oltre a quelli derivati alla Di Pietro, prince's di partitini servili che hanno condotto alla corruzione non solo dei metodi, ma perfino delle idee. È il Dott. Di Pietro ad avere portato in parlamento i Scillipoti e i Razzi mi pare. Egli è colui che, mancando perfino di congiuntivi alla Di Maio, ha condotto il nichilismo all'azzardo del "all in". Che pena! E che pena dovrei chiedere se fossi indotto a rappresentare le ragioni dell'accusa in un processo politico virtuale verso costui??! Non sarò pari, né mi abbassero' alla subculura che lo ha reso famoso, proprio perché la corruzione credo sia più grave oggi di allora e non chiederò dunque alcuna sanzione, perché non credo all'educazione dei tintinnii dei ferri, ma solo a quella che viene dal dibattito e dal confronto, essendo cresciuto orgogliosamente in più di un partito politico della prima Repubblica. Quelli che adesso non ci sono più anche per pigrizia mia! La storia si dice non lasci nulla in sospeso, come il tempo è galantuomo, e quindi rassegno le mie conclusioni consigliando ai lettori un romanzo molto bello di Camus dal titolo: "lo straniero". Leggetelo se ancora non lo avete fatto. 
 P.S. Sono stato ripetutamente tentato di regalarlo ad un P.M. prima della requisitoria. 
R.Urbinati